la Repubblica, 21 febbraio 2018
Perché il Sultano vuole infiammare l’intero Rojava
• Perché le truppe turche sono entrate dentro i confini siriani e attaccano Afrin?
Ankara ha lanciato l’operazione “Ramoscello d’olivo” con il pretesto di combattere il terrorismo e l’intenzione reale di bloccare ogni progetto di stato curdo. Nel mirino c’è il Rojava, la regione siriana, de facto autonoma, fondata nel 2012 dai miliziani curdi delle Ypg.
• Perché Ankara attacca le Ypg?
Le unità di protezione popolare curde Ypg hanno stretti rapporti con il Pkk, il partito dei lavoratori del Kurdistan, fuorilegge in Turchia.
• Damasco ha effettivamente inviato le sue truppe nella zona curda?
Per ora non c’è conferma che i rinforzi arrivati ad Afrin siano militari governativi e non, come dicono i turchi, soltanto miliziani sciiti. Ma Bashar Assad difficilmente potrà tollerare l’intervento armato dei turchi sul territorio nazionale.
• Che ruolo hanno gli Usa?
In cerca di un nuovo radicamento nella regione, il Pentagono ha aperto dieci basi militari nel Rojava, con un sostegno di fatto, anche senza passi ufficiali. Il presidente turco Erdogan ha chiesto ai soldati Usa di lasciare la zona per evitare incidenti, ma difficilmente il suo monito avrà successo.
• Chi può evitare una escalation fra Turchia e Siria?
Al momento la possibilità di una mediazione è nelle mani di Vladimir Putin, alleato di Assad e in buoni rapporti con Erdogan. La Russia sta consolidando il suo ruolo nella zona e ha tutto l’interesse a evitare uno scontro.
• Perché Erdogan adotta una linea così aggressiva?
Uno Stato curdo sarebbe un esempio per i curdi di Turchia, minacciando l’integrità nazionale. Ma per Erdogan il “nemico esterno” serve a evitare di affrontare i problemi interni, con il Paese diviso e la repressione senza fine. La sua aggressività dipende anche dalla posizione ricattatoria verso l’Europa, che conta sulla Turchia per fermare i migranti.
• Che cosa succede invece a Ghouta?
Assad approfitta dell’attenzione su Afrin per chiudere i conti con l’enclave ribelle alla periferia di Damasco, attraverso pesanti bombardamenti aerei. I ribelli tengono duro e a Ginevra si dicono disposti a liberarsi della componente qaedista se questo potrà far finire gli scontri.