Corriere della Sera, 21 febbraio 2018
Le super scale mobili deserte. Svanisce il sogno di Potenza
Il sindaco di Potenza, Dario De Luca, non si nasconde. Il problema c’è. «Non su tutti i quattro impianti», precisa. «Però le infiltrazioni di acqua esistono, in altre parole ci piove, non posso negarlo. La gente rischia di scivolare. E nella scala più lunga, quella più recente, beh ogni tanto si blocca. Problemi di manutenzione. I pedoni scarseggiano».
Si tratta di uno di quei luoghi neutri che appartengono a tutti e a nessuno, dove la gente s’incontra quasi senza vedersi. Le scale mobili. La particolarità di Potenza è che ce ne sono così tante da non avere equivalenti in nessuna parte del mondo, fatta eccezione per Tokyo. Il record spetta alla quarta scala, l’ultima a essere inaugurata otto anni fa, lunga milletrecento metri, chiamata del Ponte attrezzato. In Europa di opere così non ce ne sono. Il problema però, ammesso dallo stesso sindaco, è che spesso non funzionano. Ma questo non è tutto.
Se si guarda all’opera come idea, promessa anni fa ai cittadini come moderna visione, allora è il sogno di una città verticale che appare svanire, quello di spostare migliaia di cittadini da una parte all’altra dei quartieri con scale mobili, metropolitana e navette ai parcheggi. Insomma un sistema integrato di trasporti pubblici che avrebbe dovuto eliminare le auto. A Potenza.
Il sogno può infrangersi a qualunque ora della giornata. Se una scala si ferma bisogna farsela a piedi, in salita. Se piove dentro non bastano i secchi messi in un qualunque punto per raccogliere l’acqua. Il rischio di cadere e farsi male è alto. Potenza è costruita su una montagna. Forse per questo i cittadini non si fidano e snobbano la «grande opera». Così sono in pochi a prendere la scala mobile e l’auto resta il mezzo più utilizzato.
La storia delle scale parte da lontano. Potenza anni Ottanta, post terremoto. Le giunte dell’epoca puntato a rivoluzionare la mobilità urbana. L’aiuto viene dai fondi europei. L’idea è semplice: collegare il centro con le periferie. I dati sfornati ai cittadini sembrano incoraggiare la bontà del progetto: quattro mega scale mobili avrebbero dovuto trasportare circa 12 mila passeggeri al giorno. Gli anni passano, i costi aumentano, nel 2014 arriva il nuovo sindaco, De Luca, che dichiara il «dissesto finanziario». Il Comune non ha i soldi per la manutenzione straordinaria, resta proprietario della struttura ma ne affida la gestione a un’azienda privata, Trotta. Che decide di far pagare il pedaggio 25 centesimi. La situazione non cambia. Forse peggiora.
Chi arriva a Potenza e dalla stazione centrale decide di prendere una delle scale mobili, sperimenta la sensazione di trovarsi in un luogo che un tempo doveva essere altro. La muffa alle pareti, come segni artistici impressi dall’umidità che penetra dall’alto, secchi sparsi qua e là, scale spesso immobili, luci al neon che illuminano i quadri dipinti dagli studenti che avrebbero dovuto abbellire il percorso, pochi passanti, silenzio.
«Quando sono arrivato in Comune nel 2014 ho scoperto che la manutenzione veniva pagata ma non era mai stata effettuata – accusa il sindaco —. Guido una maggioranza trasversale. In giunta l’equilibrio è fragile, il mio compito non è dei più facili».
Sedici minuti è il tempo che ci vuole per andare dal centro città al rione Cocuzza, case popolari, se si prende la scala mobile lunga milletrecento metri. Quando è in funzione. Il problema è la manutenzione. Il blocco di una sola rampa si ripercuote su tutta la linea, che infatti spesso è semideserta.
Manutenzione. Il sindaco promette miglioramenti. Ma ammette: «L’abbiamo affidata a una società, Schindler. Purtroppo stiamo avendo qualche problema, vanno troppo per le lunghe». Poi annuncia: «Chiederò alla Regione un nuovo piano della mobilità: che i circa 250 autobus extraurbani che arrivano a Potenza si fermino al parcheggio in prossimità delle scale. Perché non si fermano? Cosa ci vuole? Forse la Regione non ci ha preso in considerazione».