20 febbraio 2018
APPUNTI PER GAZZETTA - IL CASO EMBRACOREPUBBLICA.ITMILANO - I cinquecento licenziamenti alla Embraco di Riva di Chieri, in Piemonte, continuano ad agitare lo scenario politico ed economico di queste giornate pre-elettorali e il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, è volato a Bruxelles per cercare di bloccare il progetto dell’azienda di spostare le linee produttive in Slovacchia
APPUNTI PER GAZZETTA - IL CASO EMBRACO
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MILANO - I cinquecento licenziamenti alla Embraco di Riva di Chieri, in Piemonte, continuano ad agitare lo scenario politico ed economico di queste giornate pre-elettorali e il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, è volato a Bruxelles per cercare di bloccare il progetto dell’azienda di spostare le linee produttive in Slovacchia. Un faccia a faccia con il ministro Vestager giudicato positivo dal ministro. L’incontro "è andato bene", domani "la commissaria farà una conferenza stampa", ha "molto ben chiaro il problema", ha detto Calenda. "Mi ha assicurato che la Commissione è molto intransigente nel verificare i casi segnalati in cui c’è un problema o di uso sbagliato o non consentito degli aiuti o, peggio, di aiuto di Stato per attrarre da Paesi che sono parte dell’Ue".
Ieri la società del gruppo Whirlpool - che si occupa di compressori per frigoriferi - ha confermato i tagli al personale, generando l’ira dello stesso Calenda. Intanto prosegue la battaglia degli operai: Daniele Simoni, da 25 anni operaio a Riva di Chieri, si è incatenato ai cancelli della fabbrica: "Non voglio mollare, è la mia fabbrica che mi ha dato da mangiare per 25 anni, finché c’è uno spiraglio non mollerò". Ai lavoratori, Calenda ha lanciato un messaggio di incoraggiamento: "Non molliamo, stiamo lavorando a tutti i livelli, lavoriamo qua, lavoriamo con Invitalia che è partita a fare una mappatura di progetti alternativi per l’industrializzazione, non si molla come è successo in casi di altre crisi prima di questa".
In Slovacchia, è il ragionamento dell’azienda, si troverebbero costi di produzione ben inferiori mantenendo comunque l’accesso al mercato unico europeo. Niente cassa integrazione per consentire di esaminare proposte di reindustrializzazione, hanno spiegato i legali della Embraco presenti all’incontro, chiudendo la porta alle proposte del Ministero. "Noi siamo pronti con gli ammortizzatori sociali", ha detto sul punto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, "e giudichiamo inaccettabile il comportamento dell’impresa". Intervenendo a Radio Anch’io su Radio 1,proprio in collegamento da Bruxelles prima dell’incontro con Vestager, Calenda ha parlato di una "competizione non leale" da parte della Slovacchia, accusata di attirare le multinazionali offrendo condizioni di gran vantaggio anche grazie ai Fondi strutturali europei, che teoricamente non potrebbero esser usati per blandire le società. "Hanno cinque milioni di abitanti e si sono da poco affacciati al mercato: è come amministrare una grande città con l’aiuto dei Fondi europei. Così è facile", ha attaccato Calenda.
"Io non potrei - ha detto il ministro alla radio - fare una norma che dice che per Embraco il costo del lavoro è un pò più basso, perché sarebbe un aiuto di Stato. Ma penso si possano interpretare i trattati nel senso di dire che in questo specifico caso, cioè di un’azienda che si muove verso la Slovacchia, verso la Polonia, questa normativa può essere derogata. Vedremo quale sarà la risposta della Vestager". "La situazione sleale dell’Est - aveva precedentemente spiegato il ministro in un’intervista - però è intollerabile. Se un lavoratore è pagato la metà di quello italiano, noi non possiamo competere ad armi pari visto che questi Stati hanno pari accesso al mercato europeo. Questo - è il nodo su cui si deve intervenire"
Il pensiero del ministero è che, se anche le condizioni poste dalla Slovacchia all’azienda fossero in linea con i requisiti Ue, l’Italia dovrebbe essere in grado di proporre altrettanto. Ecco perché ha rilanciato l’idea di un Fondo per ’l’aggiustamento della globalizzazione’, per evitare le fughe all’estero. Ovvero che il Paese possa proporre a una multinazionale le stesse condizioni che altre giurisdizioni le offrono, tentandola a spostare gli stabilimenti, senza incorrere negli aiuti di Stato. "Nel caso dell’Embraco - ha detto Calenda - immagino uno strumento che permetta a chi subentrerà alla proprietà di rilanciare gli stabilimenti, fare gli investimenti e intanto non licenziare i lavoratori. Immagino il percorso virtuoso fatto con Ideal Standard: ci vuole una finanza che accompagni le transizioni industriali. Saremo un’economia in transizione perenne, e queste transizioni vanno gestite". Sulla visita della Guardia di Finanza in Embraco, avvenuta giovedì scorso per controllare la linea di produzione acquistata con il contributo della Regione, ha rimarcato che si sta controllando "se si rispetta la norma per cui chi riceve finanziamenti pubblici si impegna a non toccare l’occupazione per cinque anni".
Del caso hanno parlato ovviamente anche i sindacati. "Sarebbe utile che in questa fase il Governo contattasse la Whirlpool perchè finora non è stata coinvolta in questa discussione", ha rimarcato Maurizio Landini, segretario confederale Cgil, intervenendo questa mattina ad Agorà, su Rai Tre.