La Stampa, 18 febbraio 2018
Intervista a Luigi Di Maio: Io premier o niente governo. Prima del voto i miei ministri
Luigi Di Maio, continua la polemica sulle mancate restituzioni e i massoni in lista: si sente responsabile di questi errori?
«Sul tema massoneria il vero gap è non poter accedere a un elenco pubblico di nomi. Ma stiamo parlando di tre casi subito messi fuori, a cui farò causa per danno d’immagine».
E per chi non ha restituito?
«Sono uscenti che hanno fatto le Parlamentarie: certo, se queste notizie fossero uscite prima, probabilmente non avrebbero scalato le liste. Ma io sono orgoglioso di una forza politica in cui quando qualcuno sbaglia viene messo fuori».
Cosa succederà se queste persone verranno elette?
«Abbiamo molta fiducia che il presidente della corte d’appello possa non convalidare la proclamazione. Noi vorremmo procedere per danno d’immagine anche verso di loro, ma se rinunciano alla proclamazione la chiudiamo qui».
Come si passa dal Movimento a un partito di governo?
«Oggi la nostra ambizione è incidere con più efficacia sulle politiche pubbliche, cosa che dall’opposizione non abbiamo potuto fare al 100 per cento. Andare al governo significa anche che se avremo la maggioranza assoluta governeremo soli; se no, consapevoli di essere la prima forza politica, non lasceremo l’Italia nel caos creato da questa legge elettorale».
Cioè cercherà convergenze sul programma? Se le trovasse ma a patto di un suo passo indietro, accetterebbe?
«Significherebbe entrare nella solita dinamica dello scambio di poltrone».
Quindi il premier deve essere lei.
«Ma sono importanti le convergenze: non pretendiamo dal presidente della Repubblica il mandato solo perché siamo la prima forza politica, ma vogliamo creare le condizioni affinché il presidente possa constatare l’esistenza di una maggioranza intorno a un programma di lavori».
Non le pare lo stesso percorso di Bersani nel 2013? Perché a voi dovrebbe andare meglio?
«Perché è cambiata la configurazione del Parlamento. Allora c’era il premio maggioranza, per cui al Pd serviva solo qualche voto al Senato per far partire il governo, poi ci avrebbe abbandonato. Con questa legge proporzionale, invece, le decisioni si rimettono al centro del Parlamento».
Chi può accettare una squadra di governo tutta vostra?
«Fatemela prima presentare. Vogliamo mettere persone giuste al posto giusto, con competenza e sensibilità per affrontare quel tema. A Palazzo Chigi istituirò anche un ministero senza portafoglio per diritti dei bambini e delle bambine».
Gli altri perché dovrebbero accettare?
«Voi pensate a un’alternativa, io un altro incastro non lo vedo. Queste persone o dialogano con noi per un governo, o è complicato trovare il 51 per cento».
Potrebbe esserci un governo Pd-Fi e una parte di Lega…
«Auguri».
Qual è per lei l’asticella da raggiungere? Potrebbe dimettersi da capo politico?
«Non mi sbilancio su una percentuale. Ma sono stato eletto a settembre e resto capo politico».
Esiste l’ipotesi di tornare al voto senza maggioranza chiara?
«Questa è la volontà di Berlusconi e Renzi: noi proviamo con un appello pubblico».
La prima coalizione potrebbe essere il centrodestra: se Mattarella desse a loro l’incarico sarebbe un errore?
«Il presidente Mattarella che dà l’incarico a uno schieramento che non ha la maggioranza non ce lo vedo. La coalizione di centrodestra si sfalderà la sera delle elezioni, quando realizzerà di non avere il 51 per cento».
A quale leader internazionale si sente più vicino?
«Io non ho modelli ma tante buone pratiche che vorrei importare. Ma una domanda che ho fatto spesso agli ambasciatori europei è: com’è possibile che nei Paesi europei ci sia più paura per il M5S anziché per un centrodestra che ha in pancia il partito alleato di Afd e Le Pen che è la Lega?».
L’Europa dovrebbe temere il centrodestra?
«Io dico solo che Berlusconi ha in pancia gli alleati degli estremisti di destra europei».
Sapevate che ci sono account filorussi che fanno propaganda a favore del M5S?
«Io non ne ero a conoscenza, ma stiamo parlando di pochissimi follower intorno a questi account».
Si parla però da tempo di questi temi: c’è un’inchiesta americana secondo cui alcuni troll russi sono collegati ai Cinque stelle.
«Smentiamo quest’accusa: abbiamo fatto un’audizione dei servizi al Copasir che ci hanno detto che non c’è stata influenza russa in passato. Qui c’è un ex presidente del Consiglio che fa affari con Putin, un intero centrodestra che ha relazioni continue con Putin, mentre noi non abbiamo mai preso un euro né avuto rapporti che ci permettessero di avvantaggiarci da questa relazione».
Se sarà premier confermerà la presenza delle basi Nato in Italia e le missioni all’estero?
«Noi vogliamo restare nella Nato. Non siamo d’accordo con la missione in Afghanistan, dove vorremmo ritirare delle truppe. Siamo critici su idea di aumentare la spesa militare come chiede Trump. Non c’è in discussione un disimpegno delle basi in Italia, ma la volontà di far contare di più il Parlamento».
Un vostro governo sforerebbe la regola europea del 3 per cento?
«La nostra volontà è fare deficit ma non per forza sforando il 3 per cento».
Perché abbiamo visto poco Raggi e Appendino in campagna elettorale?
«Chiara è sul palco con me stasera (ieri, ndr), e Virginia è in tv una settimana sì e l’altra pure».
Si consulta con Grillo prima di prendere posizione?
«La mia elezione ha sancito che dovessi gestire io questi passaggi, ma con Grillo e Davide ci sentiamo spesso. Beppe è una persona che anticipa i tempi, un patrimonio di conoscenze per noi».
Un vostro governo bloccherebbe il cantiere della Tav?
«La Tav Torino-Lione è un progetto superato, preferiamo spendere quei soldi in infrastrutture strategiche».
Siete pronti a sostenere l’ipotesi di Olimpiadi a Torino?
«Il M5S si rimetterà alle decisioni della sindaca Appendino».
Ci propone una scala dei diritti?
«Diritto alla salute, all’istruzione e a un reddito».
I diritti delle minoranze?
«Discutiamone».
L’Italia è pronta a un premier single?
(ride) «Credo che agli italiani non freghi niente».