Corriere della Sera, 20 febbraio 2018
Sükür, il «re» cancellato da Erdogan
Un tempo per i turchi era una divinità, il «toro del Bosforo» lo avevano soprannominato, il «re», il calciatore che con la maglia del Galatasaray segnò più di 200 gol, l’uomo che vinse la coppa Uefa. Oggi il nome di Hakan Sükür non si può più pronunciare nel Paese della Mezzaluna. Gli stadi a lui dedicati sono stati ribattezzati e persino la squadra per la quale ha tanto segnato lo ha espulso e lo ha rimosso da tutti i documenti ufficiali sulla storia del club. «Meglio che il tuo nome sia conosciuto nel mondo piuttosto che scritto su un muro» aveva commentato lui, ironico, qualche anno fa quando ancora la sua parabola discendente non era compiuta.A leggerla bene la vicenda di Sükür è l’emblema di come in Turchia si possa toccare il cielo con un dito un giorno e trovarsi in mezzo alla strada o, peggio ancora in carcere, un altro.
Oggi l’ex calciatore, che ha giocato anche per alcune squadre italiane (Parma, Torino, Inter), vive a Palo Alto, in California dove gestisce il ristorante Tuts Bakery&Café. Al telefono, però, non risponde: «Qui ora non c’è – dice uno dei ristoratori —, io sto lavorando e non posso darle il suo cellulare per motivi di privacy». L’America è la sua nuova patria. È qui che si è rifugiato per sfuggire alla giustizia turca che l’ha accusato prima di aver insultato Erdogan e poi di essere stato parte del golpe mancato del 15 luglio 2016. Qualche mese fa il giornale filogovernativo Daily Sabah lo descriveva come uno dedito alla bella vita: auto di lusso, una casa affittata a una cifra stratosferica e un locale che è diventato un punto di ritrovo per i gulenisti scappati a San Francisco. In verità Hakan, 46 anni, è uno che ha perso tutto. La fama ma anche il potere. Nel 1995 il suo matrimonio con Esra Elbirlik fu officiato nientedimeno che dall’allora sindaco di Istanbul Recep Tayyip Erdogan con il suo attuale arcinemico Fethullah Gülen nelle vesti del testimone dello sposo. L’idillio per la coppia finirà pochi mesi dopo tra accuse reciproche di secondi fini e false promesse di amore. Esra poi morirà tragicamente insieme ai suoi genitori il 17 Agosto del 1999 quando un sisma devasterà l’area nordoccidentale dell’Anatolia, intorno a İzmit.
Nel 2011, dopo il ritiro calcistico, Sükür viene eletto deputato in Parlamento nelle file del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, proprio l’Akp che è ancora oggi ben saldo al comando nel Paese, ma la sua carriera politica finisce quando scoppia la tangentopoli turca nel 2013 e alcuni esponenti del governo Erdogan vengono travolti. È l’inizio delle ostilità con Gülen che viene accusato di essere dietro all’azione della magistratura.
Nel dicembre 2015 per l’ex mito turco arriva il momento della fuga in California con la sua famiglia, la seconda moglie e i tre figli, dopo che la magistratura lo accusa di aver insultato il presidente Erdogan su Twitter. Hakan ha l’intelligenza di capire che l’aria in Turchia per lui non è più salubre e che è meglio andarsene. Non può, però, seguirlo il suo anziano padre, Selmet, che nemmeno un anno dopo, nel novembre 2016, viene prelevato mentre era in moschea ad Adapazari per presunta complicità con i rivoltosi nel tentato colpo di Stato del 15 luglio. È un modo, neanche troppo nascosto, per colpire l’ex goleador sulla cui testa da agosto pende un mandato di cattura, con l’accusa di far parte di «una organizzazione terroristica». Sükür potrebbe, forse, scegliere un’altra strada: quella di rinnegare Fethullah Gülen. Ma non lo farà come non l’ha fatto nel 2013 quando si dimise da deputato. Lui ha sempre difeso l’operato del predicatore islamico rifugiatosi in Pennsylvania nel 1999, negando un suo ruolo nel tentativo di golpe. Il padre però non ce la farà: morirà di cancro 8 mesi dopo l’arresto senza aver riconquistato la sua libertà. E ora per Hakan Sükür la Turchia è veramente perduta.