Corriere della Sera, 20 febbraio 2018
Angela disegna il dopo Merkel. Il partito alla fedelissima AKK
BERLINO Segnatevi questo nome e questo acronimo: Annegret Kramp-Karrenbauer, conosciuta semplicemente anche come AKK. Sentirete parlare di lei a lungo nella politica tedesca. Fino a domenica era ministro-presidente della Saar, il Land più francofono e più piccolo della Germania. Da ieri è in pectore il nuovo segretario generale della Cdu, designata personalmente da Angela Merkel con una mossa da giocatrice di scacchi che ha colto di sorpresa la scena politica berlinese: come nel famoso annuncio mortuario di Mark Twain, le notizie sul tramonto della cancelliera erano premature.
La scelta di AKK per gestire il partito è infatti la risposta a quanti nella Cdu hanno posto il problema del rinnovamento interno, chiedendo facce nuove e perfino invocando una riflessione sul tema fin qui tabù della successione. 55 anni, laureata in scienze politiche e legge, sposata e madre di tre figli, Kramp-Karrenbauer è considerata la prediletta tra i fedelissimi di Angela Merkel, vicina a lei per indole, stile, pragmatismo e centrismo progressista.
«Darà nuovo slancio a questa carica, in una fase difficile e incerta», ha detto la cancelliera presentando la sua delfina, che succederà a Peter Tauber, dimissionario per ragioni di salute, ma contestato nel partito dopo il pessimo risultato elettorale. A eleggere formalmente AKK sarà il congresso straordinario della Cdu di lunedì prossimo, lo stesso che dovrà dare luce verde al patto per la Grosse Koalition.
L’obiettivo dell’operazione è chiaro: Merkel vuol pilotare il suo lungo addio e offre a Kramp-Karrenbauer una tribuna nazionale dove dimostrare di poterle succedere. La suggestione di uno scenario che si ripete è forte: fu da segretario generale, sotto la presidenza di Wolfgang Schäuble, che nel 1998 Angela Merkel iniziò l’assalto al cielo, che due anni dopo l’avrebbe portata alla guida della Cdu e nel 2005 alla cancelleria.
Naturalmente non potrà scegliere da sola, ma far da apripista alla sua favorita è per questa un vantaggio non da poco. «È una sua possibile erede?», è stato chiesto ieri alla cancelliera. «È un vostro privilegio essere sempre tre giri davanti a tutti – si è schermita Merkel —. Ma ora siamo completamente impegnate a gestire l’attualità».
Di AKK, Angela Merkel si fida totalmente: «Ci conosciamo da tanto tempo e possiamo contare l’una sull’altra, anche se abbiamo i nostri punti di vista». Kramp-Karrenbauer l’ha sostenuta nei momenti più difficili, contro le critiche dell’ala conservatrice del partito: è stata con lei nel 2015, quando Merkel aprì le frontiere tedesche a 1 milione di rifugiati, decisione contestata, che la Cdu ha pagato cara sul piano elettorale. Ma da cattolica praticante, la governatrice della Saar condivide anche molte posizioni dei conservatori: ha votato contro i matrimoni gay, sui quali Merkel ha lasciato libertà di coscienza e appoggia le espulsioni immediate per i rifugiati che truccano sull’età, spacciandosi per minorenni.
Soprattutto, Merkel ha imparato ad apprezzare l’intuito politico della signora. Nel 2012, da poco nominata premier del Land, contro il parere della cancelliera fece saltare la coalizione Giamaica con Verdi e liberali, convocò elezioni anticipate e le vinse, scegliendo di governare insieme alla Spd. Il colpo migliore però AKK lo ha portato a segno nel marzo 2017, quando ha di nuovo vinto a sorpresa nella Saar, portando la Cdu oltre il 40%. Con la Spd in piena euforia e in testa nei sondaggi per la candidatura di Martin Schulz alla cancelleria, fu la prima frenata da cui i socialdemocratici non si sarebbero più ripresi.
Per stile, carattere, toni pacati e a volte noiosi, Angela e Annegret si assomigliano al punto che quest’ultima è stata definita una «mini-Merkel» o anche una «klein-Merkel». E forse proprio questo potrebbe rivelarsi un problema, in un partito che sembra anelare a una leadership più carismatica, dopo il grande e confortevole sonno del merkelismo.