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 2018  febbraio 20 Martedì calendario

Al Csm le accuse a Woodcock. «Minacciò testimone di Consip»

ROMA Il racconto del testimone che doveva essere sentito come indagato, con un avvocato accanto che invece non c’era, si trasforma in una nuova accusa per il pubblico ministero napoletano Henry John Woodcock e la sua collega Celeste Carrano. Davanti alla Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, i due pm incolpati dalla Procura generale della cassazione per violazione di legge e dei «doveri di imparzialità e correttezza» devono dunque difendersi non solo per aver ascoltato l’ex consigliere economico di Palazzo Chigi Filippo Vannoni senza difensore, ma anche «con modalità tali da essere lamentate come non rispettose della sua dignità dallo stesso Vannoni».
In particolare, quando l’hanno convocato al palazzo di giustizia di Napoli il 21 dicembre 2016 per conoscere la sua versione sulla fuga di notizie che ha sabotato l’inchiesta sugli appalti Consip, Woodcock e Carrano «hanno consentito agli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria presenti di svolgere, in maniera confusa e contemporaneamente, una molteplicità di domande, invitando il Vannoni a “confessare”». Inoltre Woodcock, «all’inizio dell’audizione del Vannoni, lo ha invitato a guardare dalla finestra il carcere di Poggioreale, chiedendogli se vi volesse fare una vacanza; e ha mostrato al Vannoni dei fili che gli disse essere microspie, facendogli percepire – senza che ciò corrispondesse al vero – di essere stato intercettato». La conseguenza fu che «la persona informata sui fatti di è sentita “sconvolta”, “frastornata” e “scioccata”».
Questo ha detto lo stesso Vannoni ai pm di Roma (divenuti titolari dell’inchiesta) sei mesi più tardi, il 5 luglio 2017, e questo ora viene contestato ai due magistrati finiti sotto processo disciplinare. L’implicita deduzione è che le dichiarazioni fatte da Vannoni a Napoli – e cioè che era stato l’allora sottosegretario Luca Lotti ad avvisarlo di «stare attento» perché c’era un’inchiesta su Consip – furono condizionate, se non estorte. Tanto più che a Roma Vannoni – sentito da indagato, senza più l’obbligo di dire la verità – ha in parte ritrattato quelle dichiarazioni.
L’integrazione dell’accusa a Woodcock e Carrano (titolari pure dell’indagine sulla gestione dei rifiuti in cui s’è inserita l’inchiesta di Fanpage.it che ha provocato le dimissioni dell’assessore salernitano Roberto De Luca) è arrivata durante la prima udienza del processo preliminare, dopo che i difensori dei due magistrati (l’ex procuratore di Torino Marcello Maddalena, oggi in pensione, e il procuratore di La Spezia Antonio Patrono) avevano eccepito l’indeterminatezza della contestazione. «Così non ci possiamo difendere», avevano detto dopo la precisazione del sostituto procuratore generale Mario Fresa che le «modalità non rispettose dei diritti di Vannoni» non erano né la stanza piena di fumo di sigarette né che l’avevano fatto attendere al freddo di dicembre fuori dalla Procura, di cui pure il testimone si era lamentato.
«Vannoni mente perché Woodcock ha smesso di fumare da tanto tempo» aveva detto Maddalena all’inizio dell’udienza e l’ha ribadito dopo le nuove accuse: «Non è affidabile né attendibile». Per dimostrarlo, i difensori hanno chiesto al Csm di sentire una serie di testimoni che dovrebbero contraddire la ricostruzione dell’interrogatorio incriminato. Il Csm ha ammesso i carabinieri e i finanzieri che vi parteciparono, mentre non ha ammesso (riservandosi di decidere in seguito) l’audizione dei pm di Roma Paolo Ielo e Mario Palazzi. Per adesso nessuno l’ha sollecitato, ma è possibile che venga convocato pure Vannoni, visto che questa incolpazione deriva dalle sue dichiarazioni e dalla sua credibilità, tutta da valutare.
A parte la non immediata iscrizione di Vannoni sul registro degli indagati (come invece avvenne per Lotti e per i generali dei carabinieri Tullio Del Sette e Emanuele Saltalamacchia, chiamati in causa dall’ex amministratore delegato di Consip Luigi Marroni) a Woodcock viene anche contestato il colloquio con una giornalista de La Repubblica che poi lo pubblicò sul suo giornale, violando le diposizioni di riservatezza dell’allora procuratore di Napoli e interferendo sull’attività della Procura di Roma. Woodcock era stato pure inquisito dai pm della capitale per la fuga di notizie sull’indagine Consip comparse sul Il Fatto quotidiano il 23 dicembre 2016, ma poi il giudice ha disposto l’archiviazione su richiesta degli stessi pm. I quali ora accusano per quell’episodio l’ex capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, già indagato per altri reati e adesso anche per violazione di segreto.