La Stampa, 20 febbraio 2018
Ecco i numeri degli sbarchi fantasma. Più di 5 mila sulle spiagge siciliane
Il fenomeno era esploso in piena estate e il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, disse che quella dalla Tunisia era «una immigrazione pericolosa», nulla a che vedere con le partenze di disperati dalla Libia. Gli «sbarchi fantasma» dell’Agrigentino, e sulle isole Pelagie, sono ancora sotto la lente di magistratura investigatori: migliaia di tunisini, con barche o piccoli pescherecci, sono arrivati sulle spiagge di Siculiana, Torre Salsa, Ribera, Realmonte, Licata, come a Lampedusa e Linosa, ma la maggior parte di loro ha fatto perdere le tracce prima ancora che le forze dell’ordine potessero intervenire.
Numeri precisi finora non ce n’erano, perchè sommati nella statistica generale del Viminale e con la questura di Agrigento che non li rendeva disponibili. Ora, grazie a una procedura di «accesso civico», La Stampa è venuta in possesso di questi dati che, ovviamente, riguardano solo gli sbarchi di cui le forze dell’ordine sono venuti a conoscenza e solo i migranti, in gran parte tunisini «migranti economici», bloccati e identificati. Ma danno un’idea dell’ampiezza del fenomeno: dall’1 giugno al 6 dicembre 2017 le forze dell’ordine hanno contato 27 sbarchi nell’Agrigentino e 152 nelle Pelagie, per un totale di 5621 persone rintracciate, delle quali la maggior parte (4217) tra Lampedusa e Linosa. Uomini, tanti, e donne, poche, arrivati direttamente sulle spiagge, e non salvati in mare come accade per chi parte dalla Libia. Di questi 5621, la maggior parte sono proprio tunisini: 3688; solo 67 sono donne, 366 i minori. Dunque niente famiglie in fuga dalla guerra o da governi oppressori, come accade per i flussi dalla Libia, ma giovani in cerca di fortuna dopo che in Tunisia la situazione economica-sociale si è fatta difficile. Nelle inchieste che la procura di Agrigento sta conducendo, quella definizione di «immigrazione pericolosa» è legata al timore che tra questi migranti si nascondano terroristi in fuga.
Tuttavia, al momento, stando ai dati forniti dal ministero dell’Interno ed elaborati dalla questura di Agrigento, non ci sono stati nè arresti nè denunce «per i reati inerenti il terrorismo» tra i migranti rintracciati; gli unici 10 arresti sono stati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina mentre altri 5 migranti sono stati solo denunciati per lo stesso reato.
Ma che fine fanno gli uomini degli «sbarchi fantasma» rintracciati? Trattandosi di migranti economici dovrebbero essere rimpatriati, grazie a un accordo con la Tunisia. Tuttavia, al momento ne risultano rimandati indietro solo 187. Gli altri sono stati trasferiti nei Cpr, i Centri per il rimpatrio, oppure è stato loro consegnato un provvedimento di espulsione che però quasi nessuno rispetta. Infine, i pochi che hanno richiesto la protezione internazionale sono stati trasferiti in un Cas, Centro di accoglienza straordinario, dell’Agrigentino.
Nelle ultime settimane gli «sbarchi fantasma» sembrano diminuiti e le ragioni potrebbero essere diverse: il mare grosso che ha rallentato anche le partenze dalla Libia (e riprese da appena tre giorni dopo un fermo di quasi tre settimane), ma anche l’attività delle autorità tunisine che hanno bloccato decine di imbarcazioni, e centinaia di persone, appena fuori i porti o ancora sulla terraferma. Proprio ieri il ministero dell’Interno di Tunisi ha fatto sapere che nello scorso fine settimana 37 tunisini che volevano imbarcarsi clandestinamente su un traghetto per l’Europa sono stati fermati nel porto di La Goulette e altri 25 sono stati bloccati a Mahdia. Secondo media locali tra loro ci sarebbero stati due presunti terroristi ma da Tunisi non c’è conferma.