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 2018  febbraio 20 Martedì calendario

Siria, Erdogan e Assad sull’orlo della guerra

Gli sviluppi ad Afrin complicano ancora una volta i piani di Putin in Siria ed Israele è pronta ad approfittarne per mettere in difficoltà Damasco. Ieri un convoglio di milizie alleate del governo di Bashar al-Assad è arrivato nel capoluogo del cantone curdo, assediato da tre lati dall’esercito turco e dai ribelli arabi schierati con Ankara. La situazione per i guerriglieri dello Ypg sta diventando insostenibile. Afrin è isolata dal resto dei territori curdi e può essere rifornita solo attraverso le zone sotto controllo governativo. I curdi hanno perso mille uomini e hanno chiesto aiuto ai governativi, che pure sono loro avversari in altre zone. Ma nell’area vicina ad Aleppo è diverso. Gli appelli dei curdi sono stati raccolti da milizie sciite locali, come quelle di Nabal e Zahraa, che hanno combattuto accanto allo Ypg contro i ribelli islamisti appoggiati dalla Turchia durante la battaglia di Aleppo. Teheran, su loro richiesta, ha fatto pressione su Damasco. Assad ha risposto che preferiva far intervenire l’esercito regolare, a patto che i combattenti dello Ypg deponessero le armi. Ma poi ha ceduto e ha lasciato affluire le milizie sciite. Quest’ultimo sviluppo ha mandato su tutte le furie la Turchia. Erdogan ha discusso con Putin e ha ribadito che l’esercito turco «continuerà la sua avanzata verso Afrin». Se i miliziani filo-Assad sosterranno i guerriglieri curdi dell’Ypg, ha minacciato, «ci saranno conseguenze». Cioè il rischio di uno scontro diretto fra forze turche e governative, come mai è successo in sette anni di guerra.
Putin è così costretto a scegliere fra Turchia e Iran. Può ostacolare l’offensiva turca se nega l’accesso allo spazio aereo siriano all’aviazione di Ankara. Ma rischia di spingere Erdogan a ricucire l’alleanza con gli Stati Uniti, incrinata proprio dall’appoggio a curdi da parte di Washington. Del passo falso approfitta Israele. Dal 2013, quando è cominciato l’intervento di Hezbollah e dei Pasdaran, ha compiuto un centinaio di raid contro depositi e convogli di armi iraniane. Ma ora il suo intervento è più diretto: nell’area del Golan, è emerso, appoggia con armi e finanziamenti sette gruppi ribelli anti-Assad. Netanyahu aveva chiesto ai russi una zona “senza iraniani” profonda 60 km. Ne ha ottenuta una di soli 5 km. E ora passa alle contromisure.