La Stampa, 20 febbraio 2018
Manifesto marziano
«Cari elettori, è difficile vi venga voglia di votarci, poiché i nostri avversari sono puri e onesti, di una purezza e di un’onestà personalissima, opposta a quella degli altri, ma noi purtroppo siamo umani, impuri, e talvolta sbaglieremo, e forse qualcuno commetterà reati e in tal caso non sarà linciato ma giudicato secondo le regole garantiste della Costituzione. Non espelleremo tutti i migranti, giacché è impossibile, né li faremo entrare tutti, giacché è disumano farli entrare e abbandonarli per strada: serve organizzazione e umanità. Non abbasseremo le tasse, non ne leveremo alcuna, ora è impossibile. Vorremmo recuperare un po’ d’evasione e avere più risorse per gli ultimi. Proveremo a ridurre assenteismo e sprechi, e chi si assenta e spreca ci pensi. Non creeremo posti di lavoro perché non è la politica a crearli, ma la società se è dinamica, e la politica deve assecondarla. Se necessario faremo accordi e saranno al ribasso: accordi al rialzo non esistono in natura. Se i nostri ragazzi vorranno andare all’estero li incoraggeremo perché il mondo deve essere loro, e altri con lo stesso spirito verranno da noi. Affronteremo e non subiremo i cambiamenti imposti dall’economia digitale. Non abbiamo niente da regalarvi se non un po’ di senso di responsabilità e però sia anche vostro, perché le società prosperano se tutti sentono di farne parte, le amano e sanno che il dovere viene prima dei diritti. Non ci taglieremo lo stipendio, cercheremo di meritarcelo». Che discorso fantastico, vero? Sapete chi l’ha fatto? Nessuno.