la Repubblica, 15 febbraio 2018
Calenda e il dumping made in Ue
Si chiama “Unione europea” ma è divisa, almeno per quanto riguarda le condizioni che ogni Stato offre alle multinazionali. Il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, lo sa bene, ma due recenti crisi industriali l’hanno spinto a scrivere alla commissaria Ue alla Concorrenza Vestager per chiedere attenzione sul «fenomeno ripetuto di delocalizzazione di impianti produttivi dall’Italia verso la Slovacchia». Il riferimento è alle vicende Embraco e Honeywell: la prima produce compressori nel Torinese e vuole licenziare 497 dipendenti su 537, la seconda chiuderà l’impianto che realizza turbosoffianti ad Atessa, in Abruzzo, lasciando a casa 400 addetti. In entrambi i casi c’è una fabbrica gemella in Slovacchia che lavora a pieno ritmo, anzi la Honeywell intende pure investirvi 32 milioni. Calenda chiede all’Ue se le politiche fiscali e gli incentivi della Slovacchia siano compatibili con le regole Ue. Difficile che la mossa possa scongiurare i 900 licenziamenti, però potrebbe aprire una riflessione su quanto le condizioni per fare impresa siano differenti in ogni area dell’Europa. Un mosaico che spinge le multinazionali a fare scelte in grado di bruciare centinaia di posti di lavoro.