Il Messaggero, 17 febbraio 2018
Sulle bollette a 28 giorni nuove diffide dell’Agcom
ROMA Continua il pugno di ferro dell’autorità garante delle comunicazioni contro le compagnie telefoniche che non rispettano l’obbligo di riportare la fatturazione delle bollette a scadenza mensile, ripristinato a fine anno dal decreto fiscale. Nonostante il dettato della legge e delle delibera del marzo 2017, l’Agcom, ha verificato «la persistenza sul mercato di offerte di servizi di telefonia fissa o convergenti con cadenza di fatturazione 28 giorni».
Di conseguenza sono stati avviati nuovi procedimenti sanzionatori verso gli operatori responsabili della reiterata violazione. I provvedimenti saranno notificati a breve e solo allora saranno resi noti i nomi delle società. Le organizzazioni dei consumatori chiedono sanzioni esemplari. «Bene, ora servono sanzioni pesanti» afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Mentre il Codacons attacca: «le diffide non bastano servono multe milionarie che abbiano efficacia» e presenta ricorso al Tar contro l’aumento delle tariffe. L’autorità garante delle comunicazioni ha anche deciso, su proposta del relatore Francesco Posteraro, di diffidare Tim, Wind Tre, Vodafone, Fastweb e Sky per «non aver rispettato le prescrizioni in materia di chiarezza, trasparenza e completezza delle informative». Le società dovranno chiarire agli utenti che «eventuali» aumenti dei costi «sono conseguenza esclusivamente dovuta alla scelta degli operatori» e non del ritorno alla bolletta mensile. Sta costando caro, anche in reputazione, l’idea della tredicesima bolletta (quella che saltava fuori con le bollette a 28 giorni).
L’ALTRO FILONE
Due giorni fa l’Antitrust ha aperto un’istruttoria su Tim, Vodafone, Fastweb, Wind Tre e Assotelecomunicazioni-Asstel per vederci chiaro sugli aumenti tariffari che gli operatori hanno fatto scattare, tutti insieme e in contemporanea, per compensare la tariffazione mensile imposta per legge e, in sostanza, rientrare della tredicesima fattura dell’anno che non può più essere inviata. L’ipotesi è che fra le società ci sia stato un «concerto» fra le diverse società, in barba alla concorrenza.
L’Antitrust sospetta che la portata dell’intesa risalga all’introduzione della cadenza a 4 settimane (28 giorni) che tutte le compagnie hanno deciso, lo scorso anno, quasi all’unisono, costringendo poi, prima l’Agcom e poi il legislatore a intervenire quando si stava per estendere la bolletta a 28 giorni anche alle reti fisse.