il Giornale, 18 febbraio 2018
Italiani spariti nel Messico dei narcos
San Paolo «Loro conoscevano il posto ed il posto conosceva loro». Per capirci qualcosa della scomparsa di tre napoletani appartenenti ad un unico nucleo famigliare Raffaele Russo, 60 anni, suo figlio 25enne Antonio, ed il nipote Vincenzo Cimmino, 29 partiamo da questa dichiarazione raccolta telefonicamente da Il Giornale da una fonte d’intelligence italiana che opera in Messico da anni e conosce bene la regione di Jalisco, dove i nostri connazionali sono svaniti nel nulla a fine gennaio. Almeno stando a quanto detto dalla famiglia Russo che – l’altroieri e per bocca dell’altro figlio di Raffaele, il 20enne Daniele intervistato da Il Mattino – ha deciso di rendere nota dopo oltre due settimane di silenzio la triplice scomparsa, denunciando il proverbiale lassismo delle autorità messicane quando si tratta di ritrovare desaparecidos. Soprattutto di quelle di Jalisco dove – dopo il vuoto di potere lasciato dal cartello di Sinaloa in seguito alla cattura di «El Chapo» Guzmán d’inizio 2016 con successiva sua estradizione negli Usa – si sta espandendo con una ferocia senza precedenti il Cjng, acronimo che sta per Cartello Jalisco Nuova Generazione.
Che oltre a contendere al Cartello di Sinaloa la regione di Jalisco è ormai dominante a Veracruz, dove sta schiacciando Los Zetas ed è presente in 22 dei 31 stati che compongono il Messico, oltre alla capitale Mexico City e con contatti sempre maggiori in Colombia, Perù, Bolivia, Centroamerica e Stati Uniti. «Sono scomparse ufficialmente 3mila persone in un anno solo a Jalisco ma contando quelli non denunciati quanti saranno in realtà i desaparecidos?» si chiede Miguel De La Cruz su Twitter, il cui fratello è svanito nel nulla nel 1991. «Dove finiscono? Chi se li porta via?». Domande alle quali si ha paura a rispondere viste le centinaia di fosse comuni che ogni anno si scoprono in Messico e la dilagante violenza dei narcos, di cui il CJNG è solo l’ultima, più efferata organizzazione. Secondo quanto detto dai famigliari, i tre nostri concittadini scomparsi non avevano però nulla a che fare con la criminalità locale ed erano semplici «magliari», venditori ambulanti, che avevano scelto il Messico un Paese dove come del resto in tutta l’America latina i black-out sono frequenti per distribuire generatori elettrici made in China.
Nulla di strano anche se non erano né iscritti all’Aire, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, né avevano società di import export registrate a loro nome in Messico. Sconvolgente se invece si guarda alla fine fatta dagli ultimi due napoletani emigrati per vendere generatori elettrici in Messico. Il 21enne Ciro Poli, a cui apparentemente gli affari andavano «a gonfie vele» trovato carbonizzato nella sua auto a Monterrey, il 5 novembre 2013, ed il 36enne Roberto Molinaro, desaparecido da Veracruz dal 2 ottobre 2014 e del quale da allora nessuno sa più nulla. Ma ancora più inquietante è la dinamica di quest’ultima, triplice, scomparsa stando al racconto di Gino Bergamè, un altro parente intervistato da NapoliToday.it. Il primo a sparire è infatti Raffaele il cui «telefono smette di dare segni di vita alle 3 del pomeriggio del 31 gennaio scorso». Preoccupati Antonio e Vincenzo «sono andati sul luogo della scomparsa seguendo il segnale del Gps, si sono fermati per fare rifornimento ad un distributore e sono stati circondati dalla polizia locale». A quel punto Antonio manda un messaggio WhatsApp al fratello Daniele dove afferma: «Non abbiamo trovato papà ma nel frattempo siamo stati prelevati dalla polizia, che ci ha chiesto di seguirli». Da allora più nulla.