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 2018  febbraio 18 Domenica calendario

Frida contro Frida

Frida torna in Italia ed è subito successo. La mostra, curata da Diego Sileo, al Mudec di Milano è già diventata meta di un affollato pellegrinaggio: è tra le esposizioni più visitate in Italia in queste settimane. Si intitola Frida Kahlo oltre il mito, ma evidentemente la leggenda dell’artista messicana, così sofferente e fiera, è difficile da oltrepassare: il suo nome è persino finito in una canzone dell’ultimo Sanremo. Il titolo è però giustificato dal fatto che in mostra, oltre a cinquanta dipinti, disegni e fotografie provenienti dal Museo Dolores Olmedo di Città del Messico e dalla Gelman collection, ci sono molti documenti inediti trovati nel 2007 nell’archivio di Casa Azul (la dimora di Frida e Diego Rivera a Città del Messico) e altri importanti materiali che offrono nuove chiavi di lettura: il curatore pone l’accento, ad esempio, sul suo impegno politico tout court (più che sul suo ruolo di grande anticipatrice del femminismo ) e sulla sua “messicanità”. La mostra racconta comunque il percorso esistenziale e creativo dell’artista (1907 – 1954), che ha voluto ritrarsi infinite volte, senza tabù o sensi di colpa, mediante un esercizio di assorbimento cannibalesco che tutto mastica e felicemente riporta in uno stile personale. Dal quotidiano alla storia dell’arte: barocco o surrealismo, espressionismo o figurazione primitiva, Frida si è impadronita di ogni linguaggio pittorico, creando una cifra inconfondibile.
Scarpe, cuori, pizzi, vene, corone di spine: la Kahlo nei suoi autoritratti mette stili e oggetti quotidiani al proprio servizio in un processo di velenosa familiarizzazione che appare come uno spietato racconto di sé, una continua confessione, un infinito racconto di autocoscienza. Le apparenze ingannano recita il titolo di una magnifico piccolo disegno: la ritrae mentre indossa un vestito che non riesce a coprirne le nudità.
L’abito c’è, ma è trasparente. E svela corpo e sofferenza di chi l’indossa. Così è l’arte di Frida che nulla nasconde, anzi tutto esibisce nella vetrina di un’opera che nulla può celare. Si garantisce, così, lo sguardo continuo di un corpo sociale che chiede continuamente altro e nuovamente altro per soddisfare la propria condizione voyeuristica. Scimmie e altri animali, foglie e frutti, ferri chirurgici, letti di ospedale, feti, sangue, bagni pieni di piccoli incubi, oggetti ortopedici: l’opera è un catalogo della memoria e dell’esperienza, un’immagine di dichiarata, coraggiosa, soggettività. Ma l’opera ha una qualità aggiuntiva rispetto al reale: il pathos della distanza. La sua strategia artistica sembra una via che garantisce, insieme, adesione e distacco dalla realtà: proprio per risolvere “la realtà mancata”, cioè quella quotidiana attraversata da episodi dolorosi che tutti conoscono – la malattia, il tempestoso rapporto con Rivera, il figlio negato – crea una costruita dall’immaginazione. La Kahlo concentra tutto il suo universo intorno alla propria icona. Però è un’icona scontornata, sola davanti allo specchio del suo sguardo. In fondo è come se fosse una Bella di nessuno, nervosa e creatrice. Fonda una cosmogonia figurativa eliocentrica in cui la sua immagine è l’astro motore. Un’armonia di dolori mette in scena questo universo riproducendolo con l’inganno seducente della bellezza. Questo è stato il destino di Frida Kahlo che ha sopportato il lutto della vita con i lenimenti dell’arte e ha esaltato l’orgoglio del dolore congelandolo nelle figure di un’immagine a futura memoria: il suo corpo esibito e martoriato come ne La colonna spezzata (1944). Dove la spina dorsale viene dipinta come una colonna in frantumi di un tempio greco, e la carne ferita da un’infinità di chiodi: San Sebastiano al femminile dei nostri giorni. Frida ha vissuto tempi ricchi e intensi, ne è stata protagonista consapevole, ha sposato il libertino Diego Rivera, ha conosciuto Trotskij, artisti come Orozco, Siquieros, Picasso. Eppure, in definitiva per lei la pittura è stato un genere che cerca compagnia, un sismografo del cuore spinato. Ma mai strumento di rilevamento ha saputo risarcire e restituire tanta vita.