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 2018  febbraio 18 Domenica calendario

Il dilemma del giudice Avichai che decide su Bibi l’invincibile

TEL AVIV C’è un giudice a Tel Aviv, la sua casa è a pochi chilometri dal centro, dal lungomare di alberghi e dai grattacieli di Tel Aviv. Lì la città cambia nome, diventa Petah Tikva, ma ormai è un continuo di autostrade, grattacieli, centri commerciali. Ieri sera, come ogni sabato, i manifestanti che da mesi chiedono al giudice di incriminare il primo ministro Bibi Netanyahu, hanno provato a sfilare sotto casa sua. Ma questa volta non è stata la polizia a fermarli: Tel Aviv ieri sera era rinchiusa nelle case, c’era qualcosa più vicino alla bufera che al semplice acquazzone, una vera tormenta. In centro, lungo Rothschild Boulevard, la manifestazione più grossa ha provato a partire dalla casa in cui Ben Gurion fondò lo Stato di Israele. Il meteo ieri sera era schierato con Bibi, ma la tempesta passerà, e molti torneranno in piazza per chiedere conto delle inchieste che adesso sono nelle mani di quel giudice. Martedì scorso il capo della polizia Roni Alsheich ha chiesto che il premier venga ufficialmente incriminato per due casi in cui è accusato di corruzione, frode e abuso di potere. E la polizia continua a indagare su altri due casi, entrambi molto seri.
Adesso tocca a lui: Avichai Mandelblit, il procuratore generale che fino a pochi anni fa era un oscuro magistrato militare e che Netanyahu, l’uomo di cui deciderà il futuro, ha portato a Tel Aviv. Prima Mandelblit è stato promosso segretario del governo, poi “attorney general”, procuratore generale. È a quel giudice che adesso tocca decidere se Bibi deve essere processato.
Mandelblit ha sul tavolo per ora due dossier: nel “caso 1000” ci sono le prove dei circa 230 mila euro di champagne, vini, gioielli e sigari che il produttore cinematografico Arnon Milchan gli ha consegnato in 10 anni.
Milchan è un personaggio incredibile: ex agente segreto per conto di Shimon Peres, a Los Angeles è diventato il produttore cinematografico milionario di film come “Pretty woman” o “C’era una volta in America”. Un mostro di ricchezza e capacità: quando gli americani scoprirono questo suo passato di operazioni segrete per Israele, gli annullarono il visto permanente e a fatica iniziarono a concedergli un visto annuale.
Milchan si rivolse all’amico Bibi, e Bibi intervenne per 3 volte addirittura su John Kerry. Nel caso 2000 non sono girati soldi o casse di champagne, ma Netanyahu è accusato di aver concordato con l’editore del giornale Yedioth Ahronoth una linea più favorevole a lui in cambio di leggi contro il giornale rivale Israel Hayom. Ma la polizia continua a indagare. “Caso 3000” è quello in cui Netanyahu ha fatto acquistare sommergibili e motovedette dalla ThyssenKrupp tedesca per 1,8 miliardi di dollari.
Lì i poliziotti sono a caccia di mazzette, hanno arrestato suo cugino che era anche il suo avvocato e un ex capo della Marina. L’ultimo caso, il numero “4000”, riguarda traffici con la società di telecomunicazioni Bezaq, ancora se ne sa molto poco. Potrebbero passare anche 6-7 mesi prima della decisione di Mandelblit: David Horovitz, il direttore di Times of Israel, dice che «il giudice non si prenderà tutto questo tempo, ha seguito ogni passo dell’inchiesta, la decisione sarà più rapida». E per l’uomo sarà una decisione drammatica. Mandelblit è diventato un religioso ortodosso per scelta, quando aveva 20 anni. È molto grato a Netanyahu che lo ha tirato fuori dalla terza fila di una carriera di magistrato militare. Ma tutti i segnali che ha dato fino ad oggi sono di indipendenza.
Allo stesso tempo Bibi non è il premier normale di un paese normale: fra due anni diventerà il più longevo di Israele, un paese perennemente in guerra.
Netanyahu governa da un ventennio, è stato ribattezzato “Mr Teflon” (come Reagan) o anche “Mr Sicurezza”: il paese con lui ha avuto un progresso economico ampio. «Noi oggi lo consideriamo il nostro Nicolae Ceausescu, con sua moglie Sarah nel ruolo di Elena», scrive Gideon Levy, un giornalista di Haaretz assolutamente critico dell’establishment: «Ma siamo sicuri di cosa ci sarebbe dopo Netanyahu, non c’è un solo leader capace di generare un vero cambiamento». Il futuro dopo Bibi fa paura. Inevitabilmente, anche questo ci sarà nella scelta di Mandelblit.