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 2018  febbraio 17 Sabato calendario

I diamanti, la grappa, i presepi in legno alle radici degli azzurri del curling

Pyeongchang Nella nostra Olimpiade ci sono pure loro, che non filano su pattini e snowboard ma scivolano inginocchiati sul ghiaccio gridando “la linea è buona”, gli occhi fissi sulla stone di granito. È anche l’Olimpiade dei ragazzi del curling: del barbone di Joël Thierry Retornaz, skipper di passaporto elvetico, appassionato di auto americane, passato al club di Pinerolo perché è più vicino a Lugano dove i suoi lavorano nel campo dei diamanti industriali; di Andrea Pilzer, della famiglia dell’omonima grappa, tagliatore di viti, studente di informatica e giocatore; di “Momo” Gonin, che lavora col padre nella gestione delle tre piste del curling a Pinerolo; di Daniele Ferrazza che fa il falegname e del ct Marco Mariani, che stava per andare ai Giochi come hockeysta prima di spintonare un arbitro, poi s’è innamorato del curling e ora ha lasciato la madre a occuparsi dei negozi di artigianato e presepi in legno a Cortina.
Dodici anni dopo Torino 2006 – quando tutti erano pazzi per il curling in tv – l’Italia è tornata in questo mondo ovattato, e non se la cava nemmeno male. Due vittorie con Svizzera e Stati Uniti, due sconfitte con i maestri del Canada ( di poco) e con la Danimarca (nella notte c’è stato il Giappone). Con la squadra a metà classifica, si potrebbe sognare un ingresso tra le quattro semifinaliste che si giocheranno le medaglie, ma mette subito le mani avanti il ct Mariani: «Non abbiamo mai puntato a entrare tra le prime quattro. Siamo qui per fare esperienza, ci sono avversari che giocano 50- 60 partite in più, si allenano tutti i giorni, sono professionisti». Se in Canada ci sono un milione di giocatori, se a Toronto ci sono 18 impianti e si va a fare curling come fosse il bowling, se in Svizzera ci sono sponsor e contratti, forse abbiamo aperto la porta della festa sbagliata. Ma l’alchimia del curling azzurro è un altro dei nostri ibridi tutto da studiare. Dilettanti veri, spesso benestanti, in un progetto di tipico stampo italico con le forze armate, il Coni, i contributi Cio. Amos Mosaner, membro del team azzurro, è inquadrato nell’Aeronautica, così come nei corpi militari ci sono un paio di giovani interessanti. Si gioca a PyeongChang, e si guarda a Pechino 2022. «Siamo lo sport che prende meno soldi qui alle Olimpiadi, l’anno scorso sono arrivati 60mila euro dalla solidarietà olimpica. Ma stiamo crescendo, lavoriamo nella prospettiva dei prossimi quattro anni, queste partite ci servono per imparare dagli altri. Se ci aiutano alle prossime Olimpiadi non dico che vinciamo la medaglia ma ci arriviamo molto vicini» promette Mariani. «Ci aspettiamo per esempio che a Cortina sorga un palazzetto nuovo dove c’è già un vivaio con ottanta juniores». Ambiziosi, questi del curling. Sanno già dove tirare la stone.