la Repubblica, 17 febbraio 2018
L’amaca
Una bambina del Casertano, con problemi di comportamento, viene sottratta ai medici e affidata a un prete esorcista dai genitori bigotti.
Vive segregata, sottoposta a privazioni di ogni genere e nutrita solo con latte e biscotti “su suggerimento diretto di San Michele”, dice il prete. La coraggiosa sorella maggiore, ribelle alla famiglia, denuncia il caso alle Iene, che lo rendono pubblico con un lungo servizio, terribile spaccato delle condizioni di ignoranza e superstizione nelle quali vivono alcuni (molti? pochi?) italiani. Ne esce il ruolo di vera e propria Autorità Sostitutiva che, in alcune zone diciamo così meno progredite del nostro Paese, la Chiesa svolge tutt’ora, più forte delle leggi dello Stato, impermeabile a carabinieri e polizia, tetragona alla scienza e forte di una soggezione popolare che sembrerebbe, nel 2018, ancora irredimibile.
Fonte primaria di questa soggezione è la paura.
La paura di un dio punitivo che trova in qualche suo degno ministro la maniera di manifestarsi, come diceva Giordano Bruno, “con la forza e non con l’amore”. Essendo oggi l’anniversario della messa al rogo di quel grande e incauto eretico (17 febbraio del 1600), viene da dire che le braci di quel supplizio ancora infliggono ferite. “Purificare” la carne (anche quella di una bambina) mortificandola: è uno scandalo ed è un crimine.