la Repubblica, 17 febbraio 2018
Creval, l’aumento di capitale costerà caro ai vecchi soci. In 7 mesi azioni giù dell’ 80%
Milano La giornata risolutiva – dal punto di vista formale – sarà oggi, quando dovrebbe arrivare l’ok della Consob al prospetto per l’aumento di capitale del Credito Valtellinese. Ma per i risparmiatori il vero banco di prova ci sarà a partire da lunedì, in Borsa. Chi ha un giardinetto di mille titoli, ai prezzi di chiusura di ieri (-12,78%, con una capitalizzazione della banca scesa sotto i 100 milioni) aveva in mano un controvalore di 7.800 euro. E se vorrà mantenere la stessa quota post aumento – se non si vorrà diluire – dovrà tirar fuori 63.100 euro. L’aumento di capitale da 700 milioni di euro, che porterà ad emettere 7 miliardi di nuove azioni, prevede infatti che per ogni vecchia azione se ne possano comprare 631.
E che fine faranno i suoi 7.800 euro di partenza? Qui il discorso si fa teorico, ma tutto sommato poco rassicurante vista la pressione delle vendite che ragionevolmente si scaricherà in Borsa. Da lunedì in Borsa verranno scambiate separatamente le vecchie azioni ( ex diritto) e i diritti medesimi – con due prezzi diversi. Il valore di chiusura di venerdì, 7,8 euro, corrisponde ad una quotazione di 0,1122 euro per le azioni ex diritto, mentre il diritto avrà un valore di riferimento, all’apertura della Borsa, di 7,6878 euro. Dunque il gruzzoletto in mano al vecchio azionista è quasi esclusivamente affidato al diritto ( 7.687 euro, sempre nel caso dell’esempio di mille azioni). Ma è proprio su questo valore che si potrebbero scatenare forti ondate di vendite, da parte di chi non vuol seguire l’aumento, portando a dimezzare o peggio la quotazione del diritto nel giro di poche sedute. Nel caso dell’aumento Carige, ad esempio, i diritti persero il 41% il primo giorno e il 40% il secondo. Dunque, almeno sulla carta, non è detto che il tesoretto iniziale sia blindato, anzi.
Se per esempio il prezzo delle azioni scendesse a 0,10 euro (lo stesso di sottoscrizione delle nuove azioni) il valore del diritto andrebbe a zero. A rendere più trasparente il rapporto tra prezzo delle vecchie azioni e prezzo del diritto ci penserà il meccanismo dell’aumento “rolling”: chi vuole esercitare il diritto e comprare le nuove azioni potrà farlo in qualsiasi momento, senza aspettare la conclusione dell’aumento. La soluzione tecnica ha il vantaggio di rendere pressoché perfetto il lavoro degli arbitraggisti tra i vari prezzi ( diritto e azioni) senza effetti distorsivi sulle quotazioni.
Come andranno realmente i prezzi lo dirà il mercato, dove si vedrà se prevarranno gli investitori pronti a comprare i diritti – sostenendone il prezzo – per sottoscrivere le nuove azioni o se invece prevarranno le vendite dei vecchi soci disillusi, che cercheranno di portare a casa almeno il prezzo del diritto. Negli ultimi mesi di delusioni ce ne sono state tante: solo dal 29 gennaio a ieri il calo complessivo è del 36,5%. Rispetto a sette mesi fa, il titolo ha perso l’82%: chi aveva mille azioni il 14 luglio aveva un tesoretto di 43.160 euro, oggi ne ha 7.800.