Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  febbraio 17 Sabato calendario

Nel cantiere Technopole un cervello scozzese

MILANO Un biochimico scozzese – esperto di proteine cellulari e di come si governano grandi istituzioni scientifiche – sarà alla guida dello Human Technopole. È Iain Mattaj il nome selezionato per guidare il centro di ricerche sulle scienze della vita che sta nascendo a Milano, nell’area Expo, laddove nel 2015 c’era l’esposizione universale.
Attuale direttore dello European Molecular Biology Laboratory (Embl), uno dei più importanti centri di ricerca del mondo con sede principale a Heidelberg in Germania, Mattaj era nella cinquina finale: una selezione su 46 candidature iniziali fatta da una commissione indipendente di sette esperti internazionali e presieduta dal premio Nobel per la chimica Martin Chalfie. La decisione è stata presa dal Comitato di coordinamento del Technopole. Nel curriculum di Mattaj ci sono studi sui meccanismi cellulari, oltre a una rapida e brillante carriera accademica. Prima della conferma definitiva ci sarà però da discutere il compenso, anche se la partita sembra ormai chiusa. La scelta del direttore era uno dei passi necessari per dare gambe a quella oramai lontana promessa fatta da Renzi a inizio 2016.
I battenti del Technopole sono ufficialmente aperti da gennaio di quest’anno, quando sono arrivati i primi trenta ricercatori: le loro scrivanie si trovano al quarto piano di Palazzo Italia e a guidarli c’è Piercesare Secchi, docente di statistica del Politecnico di Milano. Questa piccola squadra è l’avamposto di quello che sarà poi uno dei sette centri di ricerca che costituiranno il Technopole. Ma la strada per andare a regime è ancora lunga. E anche il percorso per arrivare alla nomina di ieri è stato complesso. Prima l’annuncio del governo di un progetto affidato all’Iit (Istituto italiano di tecnologia con sede a Genova) e la conseguente rivolta del mondo accademico guidata dalla senatrice a vita Elena Cattaneo. La critica mossa al governo era di aver messo nelle mani di una fondazione di diritto privato (Iit) 1,5 miliardi di euro per la ricerca, mentre alle università continuavano a essere destinate le briciole. Quindi il compromesso: la nascita di un Comitato composto da dodici persone – espressione degli atenei, dei ministeri, della comunità scientifica internazionale e degli enti di ricerca del paese – che avrebbe tracciato il percorso. Cioè scritto lo statuto della fondazione scientifica a guida ministeriale, avviato i primi lavori per gli spazi e scelto il direttore. La guida del Comitato è stata affidata a Stefano Paleari, ingegnere gestionale ed ex direttore della Crui, nel frattempo nominato pure commissario straordinario per la gestione della crisi Alitalia.
«Abbiamo anche avuto il via libera del Consiglio di Stato – dice Paleari – ora si attendono i due decreti della Presidenza del Consiglio che regoleranno e approveranno lo statuto».
Dopo i decreti ci sarà da attendere il parere della Corte dei conti. «Nel giro di due mesi pensiamo di chiudere questo iter. In anticipo rispetto ai due anni di tempo che ci avevano dato» conclude Paleari.
Di ostacoli da superare però ce ne sono ancora diversi. Oltre agli ultimi passaggi formali (ma sostanziali, visto che ci sono le elezioni di mezzo), si dovrà affrontare il capitolo delle nomine dei direttori dei sette istituti: materia delicata quando ci sono tante anime diverse da mettere d’accordo.
Il centro, assicurano dal Comitato, sarà operativo nel 2024, «occuperà 30mila metri quadri suddivisi in cinque diversi edifici e darà lavoro a 1500 persone». Ma tutto intorno, ovvero nell’altro milione di metri quadri dell’area Expo? La cordata di imprese guidata dagli australiani di Lend Lease si è aggiudicata la gara per il masterplan e lo sviluppo dell’area con un progetto dello studio di architettura e design di Carlo Ratti, promettendo meraviglie.
Rimane però un passaggio chiave, ovvero il previsto trasferimento delle facoltà scientifiche dell’Università Statale di Milano dal quartiere Città Studi agli spazi di Rho-Fiera. Un progetto ambizioso, in cui molti vedono un’immediata sinergia con il Technopole. Ma anche discusso e sofferto da quei milanesi che non vorrebbero veder sparire i dipartimenti universitari dalla città per ritrovarseli a Rho. Sul trasferimento il Senato accademico dell’ateneo darà il suo parere definitivo entro il 10 di marzo. Una decisione da cui dipende il destino dell’area Expo.