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 2018  febbraio 17 Sabato calendario

«Sono tornato». E l’ex boss trova porte spalancate

NAPOLI Boss di camorra negli anni Ottanta, collaboratore di giustizia nel decennio successivo. Ma anche autore del libro “Oltre Gomorra, i rifiuti d’Italia”, scritto nel 2017 a quattro mani con Paolo Coltro per la casa editrice Centoautori. E oggi “infiltrato” non autorizzato per Fanpage. Le quattro vite di Nunzio Perrella ruotano tutte intorno alla sua frase più celebre. “Dotto’, la monnezza è oro”, disse il pentito ai magistrati che indagavano sulla camorra dell’area occidentale di Napoli. Era il giugno del 1992 e quelle parole spiazzarono gli inquirenti, convinti che l’asset principale della criminalità organizzata fosse il traffico di droga. C’era anche quello, naturalmente. Ma le rivelazioni di Perrella, fratello dell’allora boss del rione Traiano Mario, soprannominato “’a puttana” – protagonista di una faida che provocò l’omicidio per errore di Fabio De Pandi, un innocente di 11 anni delinearono per la prima volta la trama di un clamoroso affare. Il business su cui i clan più lungimiranti avevano trovato l’accordo: lo smaltimento globale dei rifiuti. Anche quel verbale, poi confluito nel blitz con oltre 70 arresti battezzato “Adelphi”, avrebbe contribuito al crollo della Prima Repubblica, avvenuta sull’onda del terremoto giudiziario iniziato con Mani pulite a Milano e arrivato fino a Sud. Ad interrogare Perrella, nel carcere di Vicenza, c’era l’allora pm di Napoli Franco Roberti, che molti anni dopo sarebbe diventato procuratore nazionale antimafia, affiancato dal maggiore dei carabinieri Vittorio Tomasone, oggi comandante interregionale in Campania.
«Perrella era stato arrestato per traffico di cocaina – racconta Roberti – Dopo un po’ di tempo, ci fece sapere di essere disposto a collaborare. Nei primi interrogatori, ci confermò di essere stato un trafficante di cocaina. Poi, a un tratto, ci disse: “Ma della munnezza non volete sapere niente? Io ormai faccio munnezza, non la droga. Si guadagnano gli stessi soldi e si rischia di meno”». In quegli anni, spiega Roberti, «non esisteva la legislazione ambientale, lo sversamento non autorizzato in discarica era punito come una semplice contravvenzione. Ma lui fu il primo a svelarci le trame che si erano intrecciate intorno a questo affare, indicando gli stessi nomi che sarebbero stati riferiti anni dopo da altri collaboratori, da Carmine Schiavone nel 1993 fino a Gaetano Vassallo nel 2008».
Fa un certo effetto, dunque, rivedere Nunzio Perrella oggi settantenne (li compirà a settembre) con il volto coperto da un passamontagna, vestire i panni dell’agente provocatore di Fanpage che ha messo nei guai Roberto De Luca e il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Luciano Passariello. Ecco con quali parole, ora, si ripresenta sulla scena, in apertura del video. «Sono un ex boss della camorra, ho gestito per anni il traffico dei rifiuti in tutta Italia, dopo 21 anni passati agli arresti sono tornato un libero cittadino e ho proposto allo Stato di infiltrarmi di nuovo nell’ambiente. Nessuno mi ha mai voluto aiutare. Oggi ho deciso di provarci con Fanpage, mettendo a rischio la mia vita e quella dei miei familiari. L’ho fatto perché tutti sanno e nessuno fa niente». La realtà è un po’ diversa. Perrella si era proposto direttamente alla Procura di Napoli ma, dopo attenta valutazione, i vertici dell’ufficio inquirente gli hanno risposto picche: no grazie. Il motivo: non solo si trattava di un ex mafioso e non di un operatore della polizia giudiziaria, ma gli inquirenti si sono resi conto che non vi erano «richieste concussive da mettere a fuoco», nell’ambito politico-istituzionale, ma «iniziative corruttive» che venivano via via proposte a destra o a sinistra, mentre già da tempo la Procura indagava sugli appalti Sma e l’interesse del clan Cimmino. Quindi, resta la domanda: per chi lavora, oggi Perrella? Perché lo fa? Anche Roberti ammette di essere rimasto «sorpreso nel vedere una persona che è stata un buon collaboratore di giustizia mettersi a fare l’agente sotto copertura». La legge vieta persino a un investigatore, oggi, di offrire danaro per tendere la trappola ai corrotti. Perrella aveva avuto lo sguardo lungo, 26 anni fa. Ora, nella sua quarta vita, ci riprova. Tanto, la munnezza è sempre oro.