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 2018  febbraio 17 Sabato calendario

Rifiuti e mazzette. Nei video i pizzini con le quote ai politici

Napoli Una perquisizione nella notte. E tre video che lo chiamano in causa, irrompendo sulla campagna elettorale di famiglia. Roberto De Luca, assessore al Bilancio a Salerno, secondogenito del governatore Pd della Campania, Vincenzo, e fratello di Piero, candidato alla Camera per i dem, apre la porta intorno alle 2 agli agenti dello Sco e della Mobile con i magistrati della Procura di Napoli.
Un’iniziativa che cova sotto la cenere da ore, Roberto è accusato di corruzione, deve consegnare agli inquirenti computer e cellulare. Ma ieri, a tarda sera, scriverà: «Piena fiducia nel lavoro della magistratura, ma io sono sotto attacco strumentale e incivile».
Ci sono 900 ore di filmati realizzati da Fanpage all’esame dei magistrati. Tre di questi video – annunciati on line sulla testata ieri, ma non più pubblicati – riguardano la posizione di De Luca jr. Nel primo e nell’ultimo, un fantomatico imprenditore dei rifiuti (ma in realtà si tratta dell’ex boss ed ex pentito Nunzio Perrella che ha indossato i panni di “agente provocatore non autorizzato”) incontra Francesco Colletta, un consulente del lavoro di Angri, in provincia di Salerno, per discutere dello smaltimento delle ecoballe accumulate nei siti della Campania. Nel secondo filmato, l’imprenditore- Perrella parla direttamente con De Luca junior. Il figlio del governatore lo ascolta restando quasi sempre in silenzio. Nel terzo video, Perrella ragiona con Colletta di una percentuale del 15 per cento. A un certo punto il consulente dice: «Ora parlerete con me». Quella presunta cifra corruttiva era comprensiva di tutte le spese, per tutti?, chiede l’imprenditore. E Colletta risponderebbe sì, anche quelle riguardanti «Roberto».
Queste immagini, adesso, sono alla base dell’inchiesta partenopea aperta per corruzione. Ma l’indagine si snoda in due distinti filoni: il secondo dei quali tocca la società regionale Sma, il cuore degli appalti per la gestione dei depuratori, che produce «dieci camionate di fanghi al giorno», a 145 euro a tonnellate. In uno dei filmati, si vedono i pizzini con le cifre delle tangenti che, nella ricostruzione di Fanpage, sarebbero state promesse a politici e dirigenti Sma. Ma questi ultimi video, che si riferiscono ai presunti «accordi corruttivi» per la Sma, si incrociano nelle carte dell’accusa – con i numerosi elementi già acquisiti autonomamente dai pm Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Ivana Fulco, che stavano già indagando sugli appalti della Sma. Al consigliere regionale Luciano Passariello, candidato alla Camera con Fratelli d’Italia, i magistrati contestano anche un’ipotesi di corruzione con l’aggravante mafiosa e un presunto finanziamento illecito. Ciò nonostante, Passariello afferma: «Non c’entro, e sono pronto a fare la campagna elettorale a testa alta». Sotto inchiesta (ma senza l’aggravante mafiosa) anche il consigliere delegato della Sma Lorenzo Di Domenico, che oggi sarà rimosso dalla Regione, e che si difende dicendo: «Immagini montate ad arte. Quel finto imprenditore mi propose anche di partecipare a serate hard ed io rifiutai, ma questo nel video è scomparso».
La svolta ha determinato un terremoto politico alla vigilia del voto, rendendo ancora più aspro lo scontro fra gli schieramenti. Va all’attacco il Movimento 5 Stelle, con Roberto Fico che parla di «famiglia De Luca patriarcale» e allude a un presunto coinvolgimento del governatore (di cui, però, non vi è traccia). Ma anche il presidente del Senato e leader di Leu Piero Grasso ci va giù duro: «A Napoli si dice “tengo famiglia” ed evidentemente si pensa che la politica, fatta secondo una discendenza dinastica, sia un modo per risolvere i problemi personali». Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, parla di «fatti gravissimi». Tocca al leader del Pd Matteo Renzi difendere Piero De Luca, fratello di Roberto e candidato di punta in Campania: «Questa storia qui, con il nostro candidato, non c’entra niente».
De Luca junior sarà quasi certamente sentito nei prossimi giorni dai pm Sergio Amato e Ilaria Sasso del Verme, che con l’aggiunto Giuseppe Borrelli e il procuratore Giovanni Melillo coordinano questo filone. E il papà governatore De Luca non rinuncia alla stoccata polemica: «Abbiamo assistito a sceneggiature impensabili, con camorristi assoldati per fare grandi operazioni di intelligence. Mi ricorda il clima di due anni e mezzo fa quando, alla vigilia della campagna per le regionali, venne fuori la lista degli impresentabili, nella quale io avevo un ruolo d’onore tra malfattori e delinquenti». Il figlio Roberto si affida alla nota diffusa dal suo, legale Andrea Castaldo: «Non voglio essere confuso con altre persone coinvolte. Sono certo che tutto sarà chiarito rispetto a questioni con le quali non c’entro nulla e che sono tra l’altro sotto il controllo dell’Autorità anticorruzione a tutela delle esigenze di trasparenza e correttezza». Spera in una rapida archiviazione, De Luca jr. Possibile. Sempre a patto che non vengano fuori, da un cellulare o un pc, altri elementi.