Corriere della Sera, 19 febbraio 2018
Vice di Draghi, battaglia all’ultimo voto
Bruxelles L’Irlanda non ha ritirato il suo candidato alla vicepresidenza della Bce, il governatore della banca centrale Philip Lane, nonostante l’appoggio dell’asse franco-tedesco renda favorito il controverso ministro delle Finanze spagnolo Luis de Guindos. Nell’Eurogruppo dei 19 ministri finanziari oggi a Bruxelles diventa così difficile una decisione per «consenso». Si dovrà probabilmente votare e concentrare l’attenzione sul ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che potrebbe scegliere Lane per non avallare un de Guindos primo politico a passare – dal governo – direttamente alla banca centrale, organismo tecnico indipendente. L’Irlanda, oltre all’Italia, deve trovare quattro alleati per evitare che lo spagnolo ottenga i necessari 14 voti su 19.
Non è in ballo solo una poltrona. In Italia il principio di banca centrale indipendente scaturisce da esempi come quello del mitico governatore Paolo Baffi. In Germania e Francia, invece, si usa trasformare di colpo in banchieri centrali politici e consulenti fidati del governo. Lane, ex professore alla Columbia di New York e al Trinity di Dublino, da governatore opera già alla Bce. Sarebbe in linea con l’indipendenza del presidente Mario Draghi, che ha condotto la sua politica monetaria nonostante opposizioni di Berlino. De Guindos è sostenuto dalla Germania come fedelissimo del potente ex ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, oggi alla guida del Parlamento. Non ha competenza operativa di politica monetaria, materia di base per un banchiere centrale. Il suo passato alla banca Usa Lehman Brothers ha varie ombre. Francia e Olanda lo appoggiano dopo che il governo spagnolo ha concesso il suo voto decisivo per far trasferire a Parigi l’Autorità bancaria (battendo Dublino) e ad Amsterdam l’Agenzia delle medicine (superando Milano). L’Italia è ricorsa alla Corte europea di giustizia, sostenendo che nell’Ue dovrebbe sempre vincere la candidatura migliore. Ma sta capendo che a Bruxelles – a partire dal summit dei capi di Stato e di governo di venerdì prossimo – si stanno già definendo le alleanze e i rapporti di forza in vista del rinnovo delle principali europoltrone nel 2019.