Il Sole 24 Ore, 19 febbraio 2018
I «nuovi» panieri specchio dei consumi. In Italia debuttano avocado e mango, in Spagna pizza e frutti di mare, in Germania il gyros
Anno nuovo, paniere nuovo. Succede in Italia dove il carrello virtuale della spesa utilizzato per il calcolo dell’indice dei prezzi al consumo viene aggiornato ogni dodici mesi. Nel nostro Paese l’edizione 2018 ha portato con sé la rilevazione dei cosiddetti scanner data, cioè i prezzi registrati alle casse di ipermercati e supermercati mediante la scannerizzazione dei codici a barre in un campione di 1.781 punti vendita e 16 catene su tutto il territorio nazionale. Una strada sostenuta da Eurostat e segnata dagli uffici di statistica di Olanda, Svezia, Belgio, Danimarca, Finlandia oltre a Svizzera e Islanda che non fanno parte dell’Unione europea. «L’Italia – fa notare Federico Polidoro, responsabile delle statistiche sui prezzi al consumo dell’Istat – è il primo tra i big europei a utilizzare questi strumenti per intercettare le abitudini di spesa e accrescere ulteriormente l’accuratezza della raccolta dei dati».
Mentre sui mercati si riaffacciano i timori di inflazione, Il Sole 24 Ore ha passato in rassegna i panieri di Italia, Francia, Spagna, Germania e Stati Uniti per mettere a fuoco la loro composizione e il peso assegnato ai singoli capitoli di spesa. Proprio da questi carrelli virtuali parte il complesso lavoro di monitoraggio dei prezzi sul territorio che si riassume in un indice mensile. Un piccolo numero che condiziona la politica monetaria delle Banche centrali e quindi, a ruota, il costo del denaro preso in prestito da imprese e famiglie. Su consiglio degli esperti è stato preso come riferimento i Cpi (che in Italia si chiama Nic), ovvero l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività perché consente di evidenziare meglio le differenze, anche con gli Usa. Si tratta dell’indicatore che gli uffici di statistica diffondono una volta al mese.
Price basket (come viene definito negli Usa), panier (alla francese), Warenkorb (in Germania) o cesta de la compra, nomi diversi per definire la lista di beni e servizi, che come una matrioska, la bambolina russa, contengono altre sottocategorie, sempre più dettagliate e in continua evoluzione perché specchio della realtà che cambia e di un mondo che diventa ogni giorno più globale. Nella definizione del “basket” in tutti i Paesi è prevista la stessa griglia di partenza, che raggruppa in 12 divisioni di spesa tutti i prodotti che le famiglie acquistano per finalità di consumo. È la classificazione «Coicop», definita a livello Nazioni Unite e che poi si articola, nell’Unione Europea, a seguito di un Regolamento introdotto nel 2016, in più di 200 sottoclassi, cioè raggruppamenti più specifici di prodotti che permettono una comparazione più granulare dell’inflazione dei diversi Stati membri. «Ma il cantiere – spiega Polidoro – è ancora aperto: un gruppo di lavoro istituito all’Onu che coinvolge esperti di organismi internazionali e di alcuni uffici di statistica nazionali sta studiando un’ulteriore convergenza che potrebbe vedere la luce nel 2020».
Ciascun Paese ha però un ampio grado di autonomia sul peso attribuito a ciascuna voce e sull’inserimento di un determinato prodotto a seconda delle abitudini di spesa e sulla cadenza degli aggiornamenti. Quando un bene non è più tra i best sellers o un servizio diventa obsoleto viene sostituito. Così in Italia quest’anno sono usciti la telefonia pubblica, il canone Rai e il lettore Mp 4, mentre hanno debuttato avocado e mango, i vini liquorosi, lavasciuga e robot aspirapolvere portando a 1.489 i prodotti rilevati, il numero più elevato tra i Paesi presi in esame. La Spagna ha rivisto il paniere la settimana scorsa e tra i 479 beni e servizi sotto la lente sono camparsi la pizza, i frutti di mare freschi, l’asciugatrice e i test di gravidanza. In Germania nell’ultimo aggiornamento tra i 600 prodotti monitorati è spuntato anche quello del gyros, il tradizionale piatto di carne greco. In Francia, dove l’occhio dell’ufficio di statistica è attento sulle variazioni di prezzo di circa 1.100 prodotti, viene reso noto solo il peso dei vari capitoli e sottocapitoli, aggiornato una volta all’anno, ma non le novità sui singoli beni. Negli Usa la ponderazione viene effettuata ogni due anni, ma anche qui sulle entrate e uscite tra le oltre 200 categorie al Bureau of Labor statistics le bocche sono cucite. L’unica indiscrezione degli ultimi anni riguarda l’inserimento del viagra tra i prodotti monitorati.
In Italia, Francia e Spagna alimentari e bevande analcoliche sono la voce più rappresentativa. In Germania e negli Usa a trainare sono invece le spese legate alla casa e alle bollette (31,7% nella prima e ben il 41,7% oltre Oceano). In tutti e cinque big i trasporti rappresentano la seconda voce, mentre solo a Berlino e dintorni ricreazione, spettacoli e cultura occupano la terza posizione e valgono l’11% del paniere contro il 7,7% dell’Italia e il 5,7% degli Usa. In Italia spiccano invece i servizi ricettivi e la ristorazione (11 per cento). Con il passare degli anni si ampia la gamma dei punti vendita monitorati e fa capolino anche l’e-commerce che Oltre Oceano rappresenta l’8% delle quotazioni di prezzo sotto la lente. Così come in tutti e cinque i Paesi dal 2007 ad oggi aumenta il peso del capitolo “salute” e diventano sempre più dettagliate le voci legate al welfare e all’assistenza agli anziani, segno di una società che invecchia e che si specchia nel suo paniere. «È il miglior metodo possibile? Di sicuro – conclude Polidoro – è una rilevazione capillare che tenta di adeguarsi a comportamenti di spesa in continua evoluzione, ma per farlo deve stare costantemente al passo e non si può fermare».