Il Sole 24 Ore, 19 febbraio 2018
Figli contesi, un dramma che muove gli Stati
Che le crisi di coppia più aspre finiscano per pesare sui figli con contese e strascichi giudiziari è, purtroppo, una triste realtà. Ma la situazione diventa ancora più complicata quando il contrasto supera i confini nazionali: se un genitore “scappa” all’estero con i figli, gli strumenti tradizionali possono non bastare per farli rientrare.
Si tratta di un fenomeno in crescita. Secondo i dati del ministero della Giustizia, sono state circa 3.300 le «sottrazioni internazionali di minori» dal 2000 al 2017, ma sono quasi mille – circa il 30% – i casi concentrati negli ultimi quattro anni. Nella maggioranza delle situazioni, circa il 60% nel 2017, si tratta di bambini portati fuori dall’Italia, mentre il restante 40% è rappresentato da minori in Italia reclamati dall’estero.
I numeri si riferiscono alle richieste – presentate al ministero della Giustizia – di applicare la Convenzione dell’Aja del 25 ottobre 1980, che è lo strumento più rapido ed efficace da azionare per tentare di far rientrare il figlio trattenuto all’estero da un genitore senza il consenso dell’altro. La Convenzione è infatti stata ratificata da un alto numero di Paesi (98), stabilisce una procedura che si deve concludere entro sei settimane e si basa sull’assistenza (gratuita) delle «autorità centrali» dei Paesi coinvolti (in Italia il ministero).
Ma la Convenzione dell’Aja non è l’unico strumento messo in campo dagli Stati per arginare il dramma dei figli contesi. E nuovi tasselli potrebbero aggiungersi a breve. È infatti in corso la revisione del regolamento Ue del 2003 che ha stabilito norme comuni sulla competenza, il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale. Già da tempo, poi, presso l’Europarlamento è attivo un mediatore ad hoc per la sottrazione internazionale
dei minori.