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 2018  febbraio 17 Sabato calendario

Non soltanto Winchester. Case stregate in tutta Italia

La colpa è sempre dell’architetto. Ma anche i più temerari dell’aldiqua non reggono il confronto con i «colleghi» dell’aldilà. I progetti dettati dagli spiriti per la casa di San Josè di California non hanno rivali in fatto di eccessi e stravaganze. Vedere per credere «La vedova Winchester», protagonisti Helen Mirren e quello che è considerato l’edificio più infestato al mondo. Giusto così, gli spettri sono stati i committenti e i destinatari di quella dimora surreale che impegnò la vedova del re delle armi per 38 anni di lavori e un budget di folle entità. Poca cosa per le anime in pena, i troppi morti ammazzati dai fucili di famiglia. Ricca quanto piena di sensi di colpa, devastata dalla morte di figlia e marito, Sarah Winchester decise che per esorcizzare la maledizione doveva edificare un palazzo per radunare quelle ombre inquiete. Che erano tante e non sempre d’accordo su come realizzare la casa dei loro incubi. 
Perché, passi per le 160 stanze foderate di scura boiserie, per il 13 che ricorre ovunque e le ragnatele di vetro commissionate a Tiffany dagli spettri esigenti, a mandare in tilt gli occhi e il senno sono le scale. Salgono e scendono senza ragione, conducono a porte senza uscita come in un labirinto di Escher. A restare imprigionata per prima fu proprio l’eccentrica milionaria, che li morì il 5 settembre 1923, a 83 anni. 
Ma se le case stregate americane devono fare i conti con la cattiva coscienza dei mercanti d’armi e i loro esagitati clienti, gli spiriti che ammorbano le nostre ville e manieri sembrano più attratti da drammi della gelosia, amori infelici, morti crudeli. Gli spettri yankee trovano eco in una villa romana sulla Cassia, tra tombe etrusche e romane. Sfidando ogni poltergeist, nel 1925 il conte Gaetano Manzoni ne affidò i lavori all’architetto Armando Brasini, appassionato di occulto. Risultato: pareti asimmetriche, torrioni inclinati, scritte inneggianti a Lucifero sui muri, simboli demoniaci sul pavimento. Gli antichi sepolti là sotto non tardarono a farsi sentire, urla agghiaccianti e apparizioni spaventose misero in fuga ogni inquilino da là a venire. Ad accrescere la sua fama sinistra il suicidio di un frate e la morte tragica di Fred Buscaglione, che lì era venuto a girare un film con Totò. 
Nella razionale Milano, Palazzo Carmagnola, ora sede del Piccolo Teatro, pare ospiti due fantasmi illustri, quello del Conte di Carmagnola, morto decapitato, e quello di Cecilia Gallerani, l’amante di Ludovico il Moro. Immortalata da Leonardo come La Dama con l’ermellino, Cecilia comparirebbe ogni 2 novembre a una finestra del palazzo. Poco lontano, tra i resti del monastero di Santa Radegonda, l’ombra di un’altra nobile fanciulla, Bernardina Visconti, rea d’adulterio, rinchiusa nel chiostro e scannata da suo padre Bernabò. Più recenti i misteri di Casa Tognella, al parco Sempione. Dietro l’aria borghese impressale nel 1946 dall’architetto Ignazio Gardella, nasconderebbe un’ospite allarmante, una donna con velo che cela un teschio.
Struggente la storia di Azzurrina del castello di Montebello. Nata albina, per evitarle i pregiudizi, la madre le tinse i capelli con riflessi celesti. Caduta nella ghiacciaia, il corpo non fu più ritrovato ma il suo spirito continua ad aggirarsi nel castello. Di vita propria pare invece animata Villa Caboto, a Mondello. Dentro le luci si accendono e i mobili si spostano da soli. E chi è entrato assicura che la percezione del tempo risulta modificata. 
Ma parlando di fantasmi non si può dimenticare Venezia. Dove sorge la bellissima e micidiale Ca’ Dario. La casa che uccide, visto l’elenco di morti misteriose che le vengono imputate. A cominciare da Giovanni Dario, che a fine ‘400 la fece costruire per le nozze della figlia Marietta e subito dopo fu pugnalato a morte e lei morì di crepacuore. Tra le ultime vittime il conte Filippo Giordano, nel 1970 massacrato a colpi di vassoio d’argento dal suo amante. E poi Kit Lambert, manager degli Who, che per il terrore finì a dormire nel chiosco dei gondolieri e tornato a Londra morì cadendo dalle scale. E se il tenore Mario Del Monaco rischiò la vita in auto mentre andava a firmare il rogito d’acquisto, Raul Gardini che quel contratto aveva siglato, si suicidò poco dopo. Forse ignaro di tanta fama, nel 1994 aveva tentato di comprarla Woody Allen. A scoraggiarlo pare sia stata la cifra richiesta, nove milioni di dollari. Ne uscì vivo, pur se travolto dalla scandalo Soon Yi. Le cui conseguenze Woody paga ancora oggi.