Gazzetta dello Sport, 19 febbraio 2018
Il figlio di De Luca costretto a dimettersi da assessore per uno scoop di Fanpage
Una videoinchiesta di Fanpage.it sullo smaltimento dei rifiuti in Campania si è trasformata in un caso che domina a questo punto la campagna elettorale, con violento scambio di accuse tra Renzi e Di Maio. Ieri Roberto De Luca, assessore al Bilancio al comune di Salerno in quota Pd e soprattutto figlio del presidente della regione Campania Vincenzo De Luca, si è dimesso dal suo incarico perché indagato per corruzione.
• Sentiamo prima di tutto la storia dei rifiuti.
Tutto parte da un ex camorrista con esperienza nel traffico dei rifiuti e collaboratore di giustizia di nome Nunzio Perrella. Da poco tornato libero, questo Perrella dice di aver proposto allo Stato di infiltrarsi di nuovo nell’ambiente camorristico per smascherare il sistema delle mazzette ai politici negli appalti, senza però ottenere alcuna risposta. Per questo avrebbe contattato Fanpage.it con cui ha realizzato ore e ore di riprese, molte con telecamera nascosta, che in effetti documentano il malaffare in un’inchiesta chiamata Bloody Money, che il sito sta pubblicando a puntate. Nella seconda puntata, intitolata Nel nome del figlio
si vede un incontro tra l’assessore di Salerno Roberto De Luca e l’ex camorrista Perrella, che finge di proporre la propria azienda per lo smaltimento all’estero di ecoballe, ovvero quei grossi cilindri in cui si compattano i rifiuti solidi urbani, eliminando le parti non combustibili e le materie organiche. In questo incontro, nello studio di De Luca Jr, non si parla mai di tangenti. Perrella però ne discute in un secondo momento, con Colletta, un ex candidato con il centrodestra alle elezioni comunali di Angri (Salerno). Colletta viene presentato a Perrella come «socio in affari di Roberto De Luca», e dal video sembrerebbe alludere al fatto che nella tangente, «tra il 10 e il 15%», è compresa una parte per Roberto De Luca. Fanpage sottolinea come il ruolo di assessore al Bilancio non dia nessun titolo a De Luca per discutere di appalti pubblici nel settore dei rifiuti. In ogni caso, la procura di Napoli ha aperto un fascicolo su De Luca, e gli ha perquisito casa e ufficio. È indagato per corruzione anche il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Luciano Passariello, in corsa alla Camera il prossimo 4 marzo.
• E lo scambio di accuse tra M5s e Pd?
Di Maio ha cavalcato la vicenda, forse anche per distogliere l’attenzione dal caso dei rimborsi che riguarda i parlamentari grillini, e ha definito gli indagati «rifiuti della politica» e «assassini della mia gente». Renzi ha replicato a muso duro: «Spero che De Luca quereli Di Maio che gli ha dato dell’assassino e spero che Di Maio rinunci all’immunità parlamentare, se è un uomo». A rendere ancora più calda la vicenda, ieri una cronista di Fanpage, Gaia Bozza, è stata aggredita e allontanata mentre cercava di porre delle domande a Roberto De Luca. A tutto questo si aggiunge il fatto che Roberto De Luca ha un fratello, Piero, candidato alla Camera con il Pd. Piero De Luca non è coinvolto in nessun modo in questa inchiesta, ma la vicenda è facilmente presa a pretesto dagli avversari politici per rinfacciare un uso familistico del potere da parte del governatore campano, che piazza un figlio come assessore nella città di cui è stato sindaco per tanti anni e l’altro nelle liste elettorali in Campania. Vincenzo De Luca, con i soliti toni coloriti alla Crozza, ha definito l’inchiesta «oltre ogni decenza» e «oltre ogni vergogna», per aver usato «camorristi trafficanti di cocaina». Va segnalato che in questa storia sono finiti nei guai anche l’ex camorrista Perrella e Fanpage. Ai magistrati non è piaciuto affatto che la redazione si sia mossa in modo indipendente e parla di «dispersione probatoria». L’inchiesta pubblicata da Fanpage, insomma, potrebbe «pregiudicare gravemente le investigazioni sulle gravi ipotesi delittuose».
• Sbaglio o questo Fanpage non è nuovo a inchieste su politiche e malaffare?
Fanpage.it è un giornale online con sede a Napoli, fa parte del gruppo editoriale Ciaopeople Media Group ed è diretto da Francesco Piccinini. In passato ha realizzato diverse inchieste che hanno fatto notizia, come quelle sull’elicottero che ha sorvolato il funerale del boss dei Casamonica a Roma, sulla discarica tossica di Caserta, sui depositi di rifiuti nucleari a Brescia. Nel marzo 2016 proprio quelli di Fanpage filmarono una presunta compravendita di voti a favore di Valeria Valente, vincitrice delle primarie del Pd per le amministrative napoletane. All’epoca lo sconfitto, Bassolino, fece ricorso inutilmente per annullare il risultato del voto. Noi scrivemmo che il filmato aveva l’aria di essere stato montato.
• Questo è giornalismo? Oppure no?
È un fatto che due grandi scoop di questa campagna elettorale arrivano da videoinchieste realizzate da gente che non ha niente a che fare col nostri Ordine professionale. Questa sui rifiuti e quella delle Iene sulla Rimborsopoli grillina. È un tipo d’informazione d’assalto, che la nostra stampa ha messo da parte forse da troppo tempo. Non si è giornalisti perché si gira con una tessera professionale in tasca, ma perché si battono le strade alla ricerca di notizie, possibilmente ignote alla concorrenza. Lei sa già che io considero l’Ordine professionale, gli esami e tutto il falansterio delle procedure che dànno accesso alla professione come orpelli controproducenti. Si fa giornalismo... facendo giornalismo. La denuncia, magari nascondendo una telecamera e sorprendendo la buona fede di qualcuno, non è forse condizione sufficiente a fare di un giornale un buon giornale. Ma condizione necessaria, sì.