Avvenire, 18 febbraio 2018
Isole fantasma, un mare di misteri
Il nostro pianeta è in continua evoluzione: nuove terre emergono mentre altre scompaiono, in un ciclo continuo. A volte però anche la realtà si confonde con la leggenda, soprattutto quando a comparire e scomparire sono isole. E i casi di “isole fantasma” che hanno scritto pagine di storia non sono pochi. L’ultimo caso venuto alla luce è quello raccontato da Malachy Tallack nel suo libro The Un-Discovery Island,dove si racconta che quando si disegnarono i confini degli Stati Uniti subito dopo la Rivoluzione Americana che terminò nel 1783 il limite settentrionale sarebbe passato «attraverso il Lago Superiore a nord delle Isles Royal e Phelipeaux». Ma quando si andò a ispezionare le isole si scoprì che la Isle Phelipeaux non esisteva e non era mai esistita, anche se tutti erano certi della sua presenza.
Un caso che per poco non fu causa di guerra riguarda l’Isola Ferdinandea. Il lembo di terra sorse dal mare nel 1831 quando eruzioni sottomarine tra Sciacca e Pantelleria la fecero emergere. Occupò una superficie di 4 chilometri quadrati e arrivò a svettare fino a 65 metri. Francesi, inglesi e italiani ne rivendicarono la proprietà, ma la natura mise tutti a tacere facendola scomparire nel gennaio del 1832. Erosione e compattamento delle rocce infatti, la riportarono sotto la superficie marina. Oggi l’isola è una piattaforma di roccia che si trova a circa 8 metri sotto il mare. Ma uno dei casi più strani di un’isola misteriosa comparsa e poi scomparsa, è il briciolo di terra che “forse” era situato nel Golfo del Messico, al largo della penisola messicana dello Yucatan: l’isola Bermeja. Se ne racconta dell’esistenza nel trattato Espejo de Navegantesdi Alonso de Chaves, secondo il quale, da lontano, la piccola isola appariva «biondiccia o rossastra» (in spagnolo bermeja). Ma non fu l’unico a vederla perché nel sedicesimo e diciassettesimo secolo raccontarono della sua esistenza un gran numero di marinai. Come metterne in dubbio la realtà? Nel 1970 il Messico la prese come riferimento per definire la territorialità dei propri mari, in quanto l’area attorno ad essa doveva essere ricca dal punto di vista della pesca e dei giacimenti petroliferi. Anno 1997: era giunto il momento di definirne con precisione la morfologia. Partì una spedizione di ricerca, ma non trovò l’isola. Nel 2009 l’Unam (Università nazionale autonoma del Messico) volle mettere una parola decisiva: navi, satelliti, aerei ed elicotteri partirono alla ricerca di Barmeja. Ma l’isola non c’era e non c’è. Per dare una spiegazione si avanzarono ipotesi di ogni genere: dal più madornale errore al possibile ennesimo gioco della natura che la fece sparire in seguito a mareggiate ed erosione. Il mistero non è mai stato risolto. Curiosa è la storia di Antillia. Ne parlò Plutarco nel libro La Vita di Sertorio raccontando la storia di marinai giunti su un’isola nell’Oceano Atlantico distante centinaia di chilometri dall’Africa. Era forse un’isola delle Canarie? Ma c’è chi sostiene che Antillia potrebbe essere l’Isola delle Sette Città, anch’essa mitologica, dove trovarono riparo sette vescovi fuggiti dalla Spagna nel 711 in seguito all’invasione dei Mori e dove diedero vita a sette città. Ma nella realtà l’isola non venne mai trovata.
Nel 1576 il capitano James Newton a bordo della nave Emmanuel era alla ricerca del “Passaggio a Nord Ovest” dall’Europa all’Asia. Durante il tragitto incontrò un’isola tra l’Irlanda e un’altra isola mitica la Frislandia – che forse era la Groenlandia – che chiamò Isola di Buss (dal nome della propria imbarcazione) e che descrisse nei particolari: la ricoprivano fitti boschi e c’era un gran brulicare di vita. Nel 1671, il britannico Thomas Shepard, della Hudson Bay Company, affermò di essere riuscito a mettere piede sull’isola perduta e di aver anch’egli osservato una grande varietà di vita. Ma solo dieci anni dopo quando Shepard volle tornarvi per studiarla nei dettagli l’isola si era volatilizzata. Nell’arco di pochi anni scomparve anche dalle carte geografiche. Affascinante fu la storia dell’Isola Emerald. Scoperta dal britannico William Elliot l’isola si trovava tra la Nuova Zelanda e l’Antartide a sud dell’Isola Macquarie. La descrisse come un’isola montuosa con scogliere e picchi. Ma nel 1840 quando una nave degli Stati Uniti la volle esplorare non ne trovò traccia. “Ricomparve” nel 1890 agli occhi di un equipaggio neozelandese che passò relativamente vicino ad essa e la descrisse proprio come la vide Elliot. Nel 1909 però, un’altra spedizione capitanata da John King Davis ripercorse le coordinate rilasciate dalla nave neozelandese, ma dell’isola di Emerald non venne trovata nessuna traccia. L’isola non esiste, anche se sulle mappe è rimasta fino agli Anni Ottanta del secolo scorso. E c’è anche la storia quasi epica dell’Isola Sannikov nel Mar Glaciale Artico. La videro in molti tra il 1811 e il 1893. Per i russi divenne quasi un’isola mitica. Ma quando una spedizione capitanata da Eduard Toll partì per studiarla da vicino l’imbarcazione venne bloccata dai ghiacci e tre membri dell’equipaggio, tra qui Toll, che partirono a piedi per raggiungerla non fecero più ritorno. Queste sono solo alcune storie di isole vere trasformatesi in isole fantasma o viceversa, ma la storia è ricca di racconti di isole la cui esistenza e la cui scomparsa si perde sempre più nella notte dei tempi.