La Stampa, 17 febbraio 2018
Non solo straniere. Più italiane tra colf e badanti
Il mestiere di colf e di badante sembrava definitivamente trasferito alle donne straniere, e invece negli ultimi dieci anni, dall’inizio della Grande Crisi, le italiane sono tornare a svolgere questa attività.
Secondo i dati della Fondazione Leone Moressa, ricavati da una ricerca svolta per conto dell’associazione Domina, i lavoratori domestici regolarmente denunciati all’Inps sono a quota 866.747 ed entro pochi anni saranno più di un milione. Le colf erano 146mila dieci anni fa e adesso sono 379mila. Più che raddoppiate. Ma il vero cambiamento, che tocca molto da vicino gli equilibri della società italiana, è la provenienza geografica dei lavoratori domestici. Cinque collaboratori su dieci arrivano ancora dall’Est Europa, ma è la quota degli italiani, e in particolare delle donne, che risulta quasi triplicata in appena dieci anni. Era l’8 per cento nel 2007, adesso siamo al 20 per cento.
Sono le donne che ormai reggono quasi 1 milione di famiglie. Anche se aumentano colf e badanti italiane, diminuiscono i contributi versati. La ragione è semplice: sta riprendendo quota la tendenza al lavoro nero, in tutto il settore dei mestieri domestici. Secondo Assindatcolf, la quota di lavoratori non in regola, tra colf e badanti, è attorno al 35 per cento del totale, circa altre 250mila persone. E così anche il lavoro domestico sta entrando nella sfera grigia della gig economy, l’economia dei lavoretti a basso prezzo e con poche garanzie.