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 2018  febbraio 17 Sabato calendario

Così la propaganda social filorussa prova a influenzare il voto italiano

I segnali di un’operazione in corso per influenzare le elezioni italiane del 4 marzo ci sono. «La Stampa» li ha raccolti attraverso questa inchiesta che indirizza verso il coinvolgimento di elementi favorevoli alla Russia.

Ma si ferma sulla soglia che solo le autorità giudiziarie possono superare.
Nelle settimane scorse un’autorevole fonte internazionale, che ha seguito professionalmente le interferenze di Mosca nei processi politici delle democrazie occidentali, ci ha segnalato cinque account di Twitter. Un campione che ha particolari caratteristiche già riscontrate nelle inchieste di intelligence in altri Paesi, e in questo caso sta facendo campagna di disinformazione e propaganda sulla politica italiana. Gli account erano @DoctorWho744, @CorryLoddo, @lucamedico, @Outis2000, @FrancoSuSarellu. Osservandoli, prima di entrare nelle analisi tecniche, le loro posizioni politiche sono facili da verificare: appoggio alla Russia, Movimento 5 Stelle, Lega. Dunque un «sample» da investigare, perché temi e modalità somigliano a quelli di operazioni precedenti.
Persone a conoscenza della materia affermano che gli account presi in esame hanno caratteristiche che non rientrano nelle attività di normali utenti dei social. Uno di questi, ad esempio, è passato da una media di 13 tweet al giorno del 2015, a oltre 105 tweet al giorno nel 2016. Nei primi giorni del 2017 ha tenuto una media di oltre 125 tweet quotidiani. Tra i suoi oltre 65.000 messaggi, la parola Russia appare oltre 4.700 volte, Putin 1.465, Grillo 966, Renzi oltre 4.000, Berlusconi 475 e Salvini 570. Di particolare interesse è la menzione dei media: l’account ha avuto 735 interazioni (tweet, RT) verso l’account de «Il Fatto Quotidiano»; oltre 13.000 con Sputnik (la versione Internazionale e quella italiana); oltre 1.100 con Wikileaks. I cinguettii vengono fatti a qualunque ora del giorno: dalle 5 di mattino fino alle 2 di notte.
Le interazioni con account personali sono nel network dei pro-M5S e della destra. Passano da 180, tra retweet e tweet con un noto account pro-M5S, fino a raggiungere i 1.800 con un altro account pro-M5S, per arrivare verso i 2.000 con un account che appoggia temi di partiti come la Lega: immigrazione, sicurezza.
Il titolare, la cui identità abbiamo deciso di non rivelare, ha due account di Facebook con differenti funzioni: uno riporta solo i tweet dal suo account Twitter (un feed automatico); l’altro è un profilo sempre di propaganda, ma con testi e condivisioni relative solo a pagine e gruppi Facebook. Sul profilo si dichiara un sostenitore del Movimento Cinque Stelle. Ha una compagna russa.
Secondo una fonte che ha deciso di parlare a condizione di restare anonima, da una ricerca più approfondita potrebbe emergere che dall’account sono stati cancellati tutti i log di accesso, cioè da dove si è collegato e con quali dispositivi. Un’attenta pulizia per non lasciare tracce, che potrebbe nascondere una persona molto gelosa della sua privacy, o altro. L’attività della casella e-mail sarebbe molto limitata: riceverebbe molta posta di spam, compresi tentativi di phishing, ma si limiterebbe ad inviare pochi messaggi all’anno. L’account avrebbe messaggiato privatamente con meno di 10 persone negli ultimi 4 anni, tra Twitter e Facebook. Anche in questo caso, o i messaggi sarebbero stati cancellati, oppure le poche interazioni private farebbero pensare che siamo di fronte ad una persona che cinguetta e scrive su Facebook per lavoro e non per svago. È altrettanto chiaro che non si tratta di un semplice attivista, ma di qualcuno che impiega ore della sua giornata in attività di digital propaganda.
Un altro account del sample rispecchierebbe di più il profilo dei troll, ma con caratteristiche curiose. Ad esempio nasconderebbe spesso le proprie tracce (il suo Ip). Darebbe l’impressione di essere in Sardegna, scrivendo di vivere sull’isola nella sua bio, ma quando entra sui social il suo Ip corrisponderebbe ad altri luogi, come ad esempio Torino. Potrebbe trattarsi di una persona che viaggia molto, oppure di accessi attraverso Vpn per mascherare e proteggere la privacy, come facevano nelle «troll factory» russe, documentate non solo da inchieste di intelligence, ma anche dal racconto di un ex dipendente con il quotidiano «The Guardian».
Ovviamente non c’è una prova definitiva del rapporto organico tra gli account e un’operazione per influenzare le nostre elezioni, ma collegando i puntini si viene messi in questa direzione, dove forse potrebbero arrivare agenzie attrezzate e autorizzate a farlo. Anche la dimensione dello sforzo non deve trarre in inganno, perché in altri Paesi è stato condotto alla stessa maniera, con piccole operazioni insospettabili. Il costo è basso, e qualunque risultato destabilizzante è utile. Basti pensare che questi soli 5 account hanno «scritto» oltre 160.000 tweet. Durante le elezioni americane del 2016, i tweet fatti dagli account russi hanno avuto oltre 450 milioni di «impression», e questo dato è ancora oggi parziale. Senza dimenticarci di Facebook, dove le varie operazioni di disinformazione hanno raggiunto centinaia di milioni di americani. Per l’Italia sarebbe importante appurare se una potenza straniera sta cercando di interferire con le nostre elezioni, a qualunque livello. Siamo un Paese democratico e i partiti hanno il diritto di scegliere i programmi che preferiscono. Se però collaborano con altre nazioni, o hanno intenzione di cambiare le alleanze internazionali dell’Italia, gli elettori hanno il diritto di saperlo e questo punto dovrebbe fare parte del dibattito politico.