il Fatto Quotidiano, 17 febbraio 2018
Uguale sarà lei
Anche se i sondaggi al momento non rilevano smottamenti, può darsi che alla fine i 5Stelle perdano voti per colpa dei 7-8 traditori che non hanno versato parte dello stipendio al fondo per le piccole imprese. Ma il caso sollevato dalle Iene, chiunque sia la loro fonte, s’è comunque rivelato utile per capire i meccanismi della nuova e della vecchia politica, ma anche della leggendaria “società civile” (per la quale vale sempre un memorabile titolo di Cuore: “L’uomo della strada è una bella merda”). E così le inchieste del nostro mensile Millennium e del sito Fanpage che hanno sondato la permeabilità dei partiti alle proposte indecenti di lobbismo e corruzione. Una volta tanto, la categoria dei giornalisti ha dato buona prova di sé, smascherando altarini che sarebbero rimasti nascosti. In un caso ne hanno fatto le spese i 5Stelle; negli altri, vari esponenti di destra e Pd. Dunque sono tutti uguali? No, al contrario. Le inchieste di Iene, Millennium e Fanpage hanno innescato reazioni diverse, anzi opposte: allarmate e severe dai vertici 5Stelle, omertose e indifferenti dai vertici dei partiti, dei loro elettorati e dei giornali e dei tg al seguito.
Le mancate donazioni di 7-8 pentastellati domina i tg e i quotidiani da una settimana. Lo scoop di Millennium sui politici di destra e sinistra pronti a vendersi a un finto lobbista non l’ha ripreso nessuno (e sappiamo bene il perché). Invece di quello di Fanpage, con il candidato FdI Luciano Passariello in vendita e il figlio assessore di De Luca e i suoi che chiedono il 15% sugli appalti della monnezza, qualche testata ha dovuto occuparsi per forza, visto che la Procura di Napoli è intervenuta con perquisizioni e avvisi di garanzia per corruzione. Ma nessuno, a parte il Fatto, ha dato la notizia in prima pagina e già da ieri non se ne parla più. Comunque, anche se ne parlasse, l’homo renzusconianus non si scandalizzerebbe: ne ha viste troppe e ormai si aspetta e s’infischia di tutto (come un tempo faceva l’homo berlusconianus), anticipando il governo di larghe intese. Così come i militanti di FI&Pd se ne fregano dei conflitti d’interessi di B. e delle famiglie Renzi (caso Consip) e Boschi (caso Etruria). Se ne fregano dell’inchiesta per strage su B. e Dell’Utri e delle ultime vergogne del Giglio Magico: l’insider trading Renzi-De Benedetti; l’appalto da 10 milioni per la distribuzione delle Pagine Gialle “ceduto” nel 2016 dalle Poste a un’aziendina di babbo Tiziano con 4 dipendenti; Nardella che assume alla Città metropolitana di Firenze la figlia del Pg della Corte dei conti che archiviò un’inchiesta su Renzi e ora deve controllare la giunta Nardella.
Assunzione che, conflitti d’interessi a parte, non poteva essere fatta, visto che la ragazza s’è messa subito in aspettativa per seguire un corso che le insegni a fare ciò che è stata assunta per fare, intanto la paga Pantalone.
Nei Paesi normali, l’informazione e dunque gli elettori trattano tutte le forze politiche allo stesso modo: gli scandali sono scandali per tutti, vengono rinfacciati a tutti e danneggiano tutti. In Italia, la questione morale vale solo per chi si dichiara onesto, dando per scontato che interi partiti possano proclamarsi disonesti e per giunta ottenere la licenza di delinquere impunemente. E di dare lezioni di onestà agli altri. Impagabile lo spettacolo dei pidini & forzisti che si indignano perché 7-8 grillini hanno fatto ciò che fanno tutti loro, cioè si son tenuti l’intero stipendio. Si scagliano contro 3 massoni finiti nelle liste del M5S, avendone ben di più nelle proprie. E ridono all’idea che i 5Stelle si privino di qualche neoeletto con espulsioni o dimissioni preventive. Cosa che dovrebbero fare tutti, anzi andrebbe prevista da una legge elettorale decente, per consentire ai partiti di cacciare dalle istituzioni le eventuali mele marce scoperte dopo aver presentato le liste. Siccome però i partiti le mele marce le scelgono apposta per i voti sporchi, il problema che si pone per il M5S per loro non si pone.
Ora, nel nuovo Parlamento, il M5S si ritroverà 4-5 neoeletti già espulsi e proverà a farli dimettere. Poniamo che invece quelli restino lì e s’iscrivano al gruppo misto. Scommettiamo che i partiti faranno a gara ad accaparrarseli, per trovare i seggi mancanti al governo Renzusconi? Non è un’illazione: è già accaduto nell’ultima legislatura. Appena un pentastellato lasciava il M5S o ne veniva espulso, i partiti che fino al giorno prima lo dipingevano come un baluba se lo strappavano di mano. Quando esplose lo scandaletto di Quarto, dove la sindaca a 5Stelle Rosa Capuozzo non aveva denunciato i ricatti di un consigliere legato a un ras locale, Pd e FI ne chiesero le dimissioni. Grillo la espulse, ma lei rimase in piedi con una nuova giunta sostenuta da Pd e FI: fine dello scandalo Quarto. Nel 2016 la deputata palermitana M5S Claudia Mannino, indagata per le firme false alle Comunali del 2012, si avvalse della facoltà di non rispondere ai pm. E fu subito sospesa per aver violato il codice etico. Ora che è rinviata a giudizio, è candidata nella lista Insieme alleata del Pd: fine dello scandalo delle firme false.
Ieri, alla domanda se sia pentito di aver candidato Piero De Luca, figlio del governatore Vincenzo, Renzi ha risposto testualmente: “Non iniziamo ad addossare ai fratelli le responsabilità degli altri. Piero De Luca non è indagato e non ha alcuna relazione con questa vicenda”. Infatti nel caso sollevato da Fanpage è indagato per corruzione l’altro figlio di De Luca, Roberto, assessore Pd a Salerno, mentre il fratello Piero, candidato Pd alla Camera, è solo imputato per bancarotta fraudolenta. Non confondiamo. Se questa è la “diversità” del Pd, i 5Stelle si sforzino pure di diventare uguali. Ma non ce la possono fare.