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 2018  febbraio 18 Domenica calendario

Scene da un manicomio

C’è un virus, in questa campagna elettorale, che ottenebra le menti dei politici (come se ne avessero bisogno) e contagia anche quelle di chi politico non è. Si chiama doppiopesismo. È vero, la faziosità è sempre stata consustanziale alla politica, e non solo in Italia. Ma di solito è mascherata, o almeno imbellettata, da una sana dose di ipocrisia, che La Rochefoucauld definiva “la tassa che il vizio paga la virtù”. Ora si evade anche quella. Così la faziosità si squaderna in tutta la sua indecenza agli occhi degli elettori e diventa un boomerang: chi la pratica per guadagnare voti, li perde. L’autogol più plateale è lo sdegno unanime dei vecchi partiti che – seduti su montagne di finanziamenti pubblici, di rimborsi regionali per spese private, di superstipendi e di vitalizi – fanno la morale ai 5Stelle – che hanno rinunciato ai 48 milioni di finanziamenti pubblici, non sono coinvolti nelle Rimborsopoli regionali, si sono battuti fino all’ultimo per la legge taglia-vitalizi del Pd Richetti (sabotata dallo stesso Pd) – perché 7 o 8 dei loro parlamentari uscenti (su 130) non si sono tagliati lo stipendio, cioè hanno fatto quel che fanno da sempre tutti i parlamentari dei vecchi partiti. Risultato: il M5S non perde consensi, almeno stando agli ultimi sondaggi, perché milioni di persone hanno scoperto ciò che i media di regime avevano sempre nascosto. E cioè che alla fine di ogni mese dell’ultima legislatura, e cioè 60 volte, ciascun parlamentare 5Stelle (eccetto i furbastri, cacciati appena scoperti) ha prelevato circa 2mila euro dal proprio conto in banca per donarli a un fondo ministeriale per il credito alle piccole imprese, per un totale di 23 milioni, grazie a cui sono nate 7mila startup.
Un altro autogol riguarda un caso romano, ma tutt’altro che locale: la contesa fra i Ragazzi del Cinema America e il vicesindaco e assessore alla Cultura Luca Bergamo. Questi ragazzi fanno cose ottime a Trastevere: prima occupano un cinema storico condannato a diventare un residence di lusso, lo salvano dalla speculazione, poi tre anni fa rianimano la moribonda piazza San Cosimato, proiettandovi nei mesi estivi grandi film alla presenza di attori e registi. L’anno scorso la giunta Raggi mette a bando l’Estate Romana con un’ottantina di manifestazioni: cioè fa le gare, affinché vinca il migliore e i fondi pubblici siano erogati su criteri meritocratici, dopo decenni di appalti e nomine senza gara agli amici degli amici, su su fino a Mafia Capitale. I “ragazzi” rispondono che il bando è tardivo e non fanno in tempo a partecipare, perchè la loro iniziativa è già cominciata.
Provvede il I municipio, retto dal Pd, a farsi assegnare la piazza per lasciarla a loro. La Regione li finanzia con 50 mila euro in cambio di spot alla giunta Zingaretti. Bnl li sponsorizza. I “ragazzi”, prima dei film, attaccano spesso e volentieri la sindaca Raggi che osa bandire le gare. Ora Bergamo annuncia i bandi per la prossima Estate Romana, San Cosimato inclusa, così chi vuole partecipare ha tutto il tempo. E i “ragazzi” passano dalla parte della ragione a quella del torto. Contestano l’idea stessa di bando. Annunciano che non parteciperanno, per non aver nulla a che fare col Comune: “Non vogliamo fondi comunali” (ma allora perché hanno accettato i 50mila euro dalla Regione? E perché hanno partecipato a un bando comunale, vincendolo, per la Sala Troisi ai tempi di Marino e Tronca?). E gridano allo “scippo”, come se la piazza non fosse del Comune, ma di loro proprietà. Per usucapione. Come se i beni comuni non fossero pubblici, ma privati, del primo che ci mette il cappello (la distinzione l’ha spiegata martedì Tomaso Montanari sul Fatto). Decine di attori, registi e intellettuali si schierano dalla parte dei “ragazzi”, guardando solo ai loro meriti passati, ma ignorando un concetto fondamentale: i bandi di gara sono la base per riportare alla legalità una capitale ridotta a Far West dai partiti, a cominciare dal Pd che ora solidarizza per bocca di Gentiloni, Franceschini e Veltroni e che il 4 marzo teme di perdere pure la Regione. Mentre gli uomini di governo strillano contro i bandi di gara previsti dalla legge, il presidente Anac Raffaele Cantone elogia la giunta Raggi proprio per “l’aumento del numero di gare a evidenza pubblica” e la “riduzione del ricorso alle procedure negoziate” rispetto agli anni del magnamagna. Se davvero il cineforum in piazza è un’idea così originale da poter essere realizzata solo dai “ragazzi”, non hanno che da partecipare alla gara e la vinceranno di sicuro. Se non vogliono, liberissimi: i film in quella piazza li proietterà qualcun altro. Purché nessuno racconti balle su inesistenti “scippi” ed “espropri” (ieri Michele Serra, su Repubblica, tuonava contro il presunto “sfratto” e un non meglio precisato “accanimento della giunta Raggi… contro l’intero cinema italiano”: ma de che?). A questo punto provvede una sciagurata consigliera comunale M5S, Gemma Guerrini, vicepresidente della commissione Cultura, a passare dalla parte del torto, definendo “feticismo la reiterata proiezione di vecchi film”. Una così, vista la sua palese allergia alla cultura, dovrebbe uscire ipso facto dall’omonima commissione consiliare, altro che vicepresiederla. Ma i ragazzi del Cinema America, col consueto supporto di grandi registi e attori (ma senza più Carlo Verdone e Sabrina Ferilli) e la solita grancassa dei giornaloni, chiedono non solo le sacrosante dimissioni della Guerrini, ma pure quelle di Bergamo, che non c’entra nulla (non è neppure iscritto al M5S). E ripassano dalla parte del torto.
Di buono, in questo impazzimento generale, c’è solo che la campagna elettorale finisce fra 14 giorni. Speriamo che si porti via anche il virus.