Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  febbraio 15 Giovedì calendario

Rimborsi M5S, lo scandalo c’è ma è gonfiato

Siamo a due settimane dalla fine della campagna elettorale, e ieri praticamente ogni ex parlamentare del Movimento 5 Stelle era in banca a chiedere ricevute di bonifici e versamenti realmente fatti e poi approdati sul fondo del ministero dello Sviluppo economico per dare micro-crediti alle piccole e medie imprese. Con quelle ricevute in mano passeranno i prossimi giorni. 
C’è chi freme perché la banca è in ritardo, chi convoca conferenze stampa, chi pubblica un po’ inutilmente ricevute su Facebook, chi deve farle vedere perfino ai genitori che non si fidano. Con la Rimborsopoli fatta scoppiare dalle Iene proprio nel momento magico della campagna elettorale il Movimento 5 Stelle è finito gambe all’aria. I casi degli stipendi non tagliati e dei rimborsi non effettuati finora conosciuti con sicurezza sono 5, quelli indicati dalle Iene sono 10, ma i dubbi che serpeggiano riguardano molti più parlamentari e consiglieri regionali. 
Soprattutto ognuno di loro oggi non si fida più dell’altro, e la pressione (come lo scandalo) dei militanti e dei simpatizzanti è incalzante. Anche il metodo usato da chi si è tenuto i soldi in tasca per fregare la platea dei militanti è da truffatori incalliti: si dava ordine del bonifico dovuto alla propria banca, piazzandolo con valuta della settimana successiva, si postava la ricevuta dell’ordine sul sito dei rendiconti per dimostrare di essere in regola con le promesse fatte, e poche ore prima che la valuta fosse prelevata dal conto corrente, si revocava in gran segreto il bonifico. 
Anche se il tema ha campeggiato sulle prime pagine dei giornali e nei titoli dei telegiornali, nessuno dei grillini incriminati ha rubato soldi o ha compiuto un reato. In gioco c’erano i loro stipendi pubblici e i rimborsi spese che tutti i deputati e senatori degli altri gruppi ogni mese intascano senza troppi problemi. Anche nel Pd o in Forza Italia c’era chi ha promesso quando nel 2013 aveva ottenuto la candidatura di versarne una quota al partito (1.500 euro al mese per il Pd e 1.000 euro al mese per Forza Italia), e non dieci, ma decine di loro hanno tradito la promessa non versando il dovuto. Anche i deputati e senatori di altri partiti avevano promesso agli elettori cose che poi una volta ottenuto il seggio non hanno mantenuto. Basti pensare che quelli del Pdl avevano firmato la promessa “contrattuale” che mai e poi mai avrebbero cambiato gruppo politico nella legislatura. E la maggioranza di loro l’ha fatto fregandosene allegramente. O che i deputati Pd erano stati eletti su un programma quello di Pier Luigi Bersaninon solo non rispettato, ma realizzato al contrario da quando è diventato loro leader Matteo Renzi. Le promesse elettorali valgono zero per tutti, e non è che questi tradimenti facciano notizia quando capitano nelle fila del Pd o di Forza Italia. Ma il Movimento 5 Stelle ha costruito la sua ascesa politica sulla diversità dagli altri, e non basta per loro chiudere la vicenda con un «così fanno tutti». Anche perché se c’è qualcuno in grado di fregare tutti con quei finti bonifici, figurarsi cosa sarà stato capace di fare su altro. E all’interno del movimento c’è già chi punta il dito su quei fondi per il microcredito alle piccole e medie imprese, magari finiti su sponde e lidi non così distanti da chi si era tagliato o aveva finto di tagliarsi quello stipendio. 
«COSÌ FAN TUTTI» 
È evidente che si tratta di una buccia di banana per i grillini, che fa scandalo soprattutto nel loro mondo di riferimento. Per noi che ne stiamo fuori, un po’ meno. In fondo qualcuno di loro si è tenuto in tasca lo stipendio che tutti gli altri regolarmente prendono. Ha buggerato i suoi fan, ma non ha causato nessun danno ai contribuenti italiani. E comunque la maggioranza assoluta degli eletti del Movimento quell’autoriduzione di stipendio e rimborsi spese l’avrà pure fatta, visto che al conto cui erano destinati mancano solo 1,5 milioni di euro sui 25 previsti: tutti gli altri sono arrivati, e probabilmente già utilizzati per il microcredito. 
Qualcuno di loro sarà stato pure ipocrita, ma quella campagna sulla riduzione dei costi della politica intestata ai 5 stelle, ha contagiato in questi anni pure i rivali politici: si è molto ridotto il finanziamento pubblico della politica, e in questo 2018 i partiti per eleggere i loro spenderanno assai meno di quel che avveniva. 
SPRECHI ELETTORALI 
È un merito dei 5 stelle: spendendo poche centinaia di euro per ogni loro candidato, usando i social che non costano hanno reso plasticamente evidente come nel passato si buttassero via milioni e milioni per cose che non servivano. La gente non vota perché trova mille manifesti lungo le strade, o per uno spot televisivo. Non era necessario spendere tanti soldi come si faceva nelle campagne elettorali. Si vota o mandando a quel paese chi ti ha fregato troppe volte (e di questo i grillini stanno campando), o ritenendo credibile per le prove date di sé questo o quel politico o amministratore (ed è il tallone di Achille del M5S dopo i risultati non brillanti ottenuti in molte città amministrate). 
Io credo che sia ancora molto forte la tentazione del vaffa, e che la grancassa mediatica che ha accompagnato la vicenda dei rimborsi sulla grande platea degli elettori aiuti più che danneggiare il M5S, dando l’impressione di una trappola in cui loro sono solo caduti...