Il Messaggero, 16 febbraio 2018
Flaiano, Brin e Campanile. La moda secondo loro
Milano capitale dello stile, Milano capitale dell’editoria italiana. Sembra quasi una equazione la scommessa della Henry Beyle, raffinatissima casa editrice che alla vigilia della settimana della moda manda in libreria 500 copie di Che cos’è la moda, antologia di alcuni dei più acuti osservatori del costume italiano. Brin, Buzzati, Campanile, Cederna, Comisso, Flaiano, Montanelli, Quasimodo, Vergani sono le prestigiose firme che in pagine dense di verve, svelano il significato di eleganza nel vestire, come nel parlare e nello scrivere. E, potremmo aggiungere, anche nel fare un libro come questo: un gioiello ad appena 27 euro, in carta Tatami Ivory, con una sovraccopertina in Bugra Hahnemühle, caratteri Baskerville.
I testi erano stati raccolti nel 1950 per accompagnare una mostra di arte grafica legata alla moda. Attualissimi. Perché allora come ora i canoni dell’alta eleganza e dello stile sono evergreen. Lo scrive, quasi fosse sentenza inappellabile, Achille Campanile: «Ogni moda: nel momento che nasce è bellissima; dopo un anno stanca; dopo dieci anni è ridicola; dopo venti è mostruosa; dopo trenta suscita qualche sentimento nostalgico; dopo cento rinasce come fosse nuova, più fresca e più viva di quando nacque la prima volta e bellissima come allora. Poi entra nel museo e diventa stabilmente bella».
E da museo sono le illustrazioni applicate a mano che accompagnano le parole. Bellissime immagini tratte dal Journal des Dames et des Modes, esclusiva rivista francese pubblicata tra il 1912 e il 1914, recuperate da Franco Maria Ricci che le ha generosamente prestate a Vincenzo Campo, l’editore della Henry Beyle.
IL FASCINO DEL PASSATO
I disegni svelano modelli, abiti e tagli di incredibile freschezza. Del resto, testimonia Irene Brin, «per chi come me scrive spesso sulla moda presente, e tenta di decifrare la moda futura, solo la moda passata è affascinante davvero». A proposito dell’inafferrabile e misteriosa protagonista del Novecento, inspiegabilmente dimenticata negli ultimi anni, oggi a Roma (alle 18 alla Galleria Nazionale) viene presentato Il Mondo di Irene Brin, un volume edito da Atlantide che svela la giornalista, scrittrice e gallerista, esperta di buone maniere e di pessime abitudini, per usare l’espressione di Flavia Piccinni che ha curato la raccolta di scritti della Brin tra il 1920 e il 1965.
Ma torniamo a Che cos’è la moda. Una risposta la dà Giovanni Comisso che ricorda come gli animali farfalle e leoni, uccelli e rettili e via così sull’Arca di Noè sono tutti bellissimi. «Solo noi e i vermi scrive siamo stati privati di un abbigliamento stupendo ed eterno e la moda pur nella sua fuggevole bellezza rappresenta la nostra vendetta».
LA JETTATURA
Se per lo scrittore veneto essere nudi come un verme è disdicevole, all’opposto Ennio Flaiano si dichiara annoiato dalla moda e mai dice di essersi innamorato di una dama per i suoi vestiti. «Anzi precisa i momenti migliori con una donna li ho trascorsi senza vestiti». Ma «un vestito può togliere o dare la bellezza?», si chiede il premio Nobel siciliano Salvatore Quasimodo. Gli otto scrittori dell’antologia danno le loro risposte. Qualcuno svicola come Indro Montanelli che, telegrafico, afferma: «Penso della moda quel che Eduardo De Filippo pensava della jettatura: Io non ci credo, ma c’è».