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 2018  febbraio 16 Venerdì calendario

Vescovi, baci, twist i comizi di Lotito: «Faccio er senatore»

SESSA AURUNCA ( CASERTA) I soldi, quelli che entrano e quelli che escono. Le battaglie contro tutto e tutti. «Fino a che c’ero io in Federcalcio abbiamo fatto dei grandi Europei e Conte stava in panchina. Mi sono allontanato un attimo ed è arrivato il terremoto».
L’uomo del fare, i bilanci, i dipendenti, la sua storia in eterna competizione col mondo. «A Cortina la mia villa è molto più bella e più grande di quella di Montezemolo». Farà il ministro dello Sport? «Voglio diventa’ senatore. E quando sto lì sarò attivo, mica dormo». L’elezione di Claudio Lotito a Palazzo Madama con Forza Italia promette di essere uno spettacolo. Non sarà un comprimario. «Renzi è dinamico?
Ma se ha distrutto il Paese, non c’è una sola riforma che funzioni.
Pure io so’ dinamico...» e improvvisa un twist roteando la pancia fuori misura.
Il presidente della Lazio è in campagna elettorale nel collegio Avellino-Caserta-Benevento.
Collegio plurinominale, al secondo posto dietro Sandra Mastella. L’ha presa sul serio. «Mi faccio tutti i vescovi, uno per uno.
Pensa che riceverebbero una persona che non è perbene?».Tappa di Sessa Aurunca, 20 mila abitanti, alto casertano. All’Hotel San Leo, nel gazebo coperto addobbato di bianco per i matrimoni, lo aspettano da un’ora e mezzo i cittadini e ragazzi in tuta: sono gli atleti delle società dilettantistiche della zona.
Lotito è Lotito. Non finge. Parla romanesco, gioca sempre all’attacco, è fissato coi soldi e mischia le cifre della Lazio, dell’affitto dell’Olimpico, il debito pubblico, il cambio dell’euro.
«Prodi in una notte ci ha messo le mani in tasca e ci ha tolto il 50 per cento del potere d’acquisto».
Sull’argomento è sensibile. «Mi dicono: Lotirchio, caccia i sordi.
Pare che ce devi rimettere per forza. C’è gente che la mattina si alza all’alba per guadagnare 1500 euro. I giocatori stanno spaparanzati, magnano e bevono per dare du’ calci a un pallone».
Ma Lotito non è solo folklore e questa immagine gli brucia.
Nessuno sa che ha pagato di tasca sua la tensostruttura che ha ospitato i funerali delle vittime di Amatrice, di cui è originario. «Non ne voglio parlare». Abbassa la voce: «Io facevo, gli altri tagliavano i nastri». Conosce il calcio a 360 gradi, spiega ai dirigenti dei dilettanti. Sa a memoria i budget di tutte le categorie. «Per fare il campionato di Eccellenza servono 800 mila euro». Conosce anche i protagonisti della politica. «Grillo veniva da me molto prima di fare i 5stelle. Se portava un computer.
Guarda qui, guarda là, vedi sto diagramma. Io gli dicevo: queste sono chiacchiere, che voi fà?». Ha fatto un Movimento. «Il reddito di cittadinanza fa ridere, una roba parassitaria. E i parassiti uccidono. Berlusconi non ha torto quando osserva che nessuno di loro ha mai lavorato. Ma uno che non lavora come fa creare posti di lavoro? Me sembra difficile».
Difende a spada tratta la flat tax.
«La Lazio sta giocando a Bucarest.
Mi chiama il presidente del Novara e mi fa: ho un ospedale accanto allo stadio, se avete bisogno... Paga il 16 per cento di imposte. Se non si provvede delocalizzano tutti». Il contribuente lo chiama «portatore sano di soldi». Se va all’agenzia delle entrate «gli fanno pure fare la fila. Così l’Italia muore davvero». Debito pubblico alle stelle e servizi inadeguati. «Il Paese è come un ristorante con 50 camerieri, dove il cliente se deve anda’ a prende il piatto da solo».
Lotito urla, diventa paonazzo, il viso sembra scoppiare. «Le larghe intese? Ma come parla. L’inciucio?
Ma siamo matti. Il consociativismo è stato il male assoluto. Dobbiamo fare le riforme, non stare fermi. Io le ho sempre fatte, le riforme. Me dicevano: queste vanno contro la Lazio. E chi se ne importa. Non bisogna guardare il particulare guicciardiniano». Col presidente del Sessana che si lamenta del boicottaggio del sindaco del Pd, Lotito fa il saggio: «Tu digli che nella vita c’è il viaggio di andata e quello di ritorno. Oggi il sindaco si sente la vacca sacra, domani magari diventa il toro che prendiamo per le palle». I ragazzi gli chiedono i selfie, lui per due ore dimentica l’inseparabile cellulare. Ascolta con attenzione il candidato dell’uninominale Massimo Grimaldi e il giovane presidente della Folgore Maiano Enrico Forte: “Aho, questo è bravo. Come se chiama?”. I ragazzi vogliono i selfie, i notabili gli stringono la mano, le signore lo baciano. «Batto i marciapiedi.
Siamo come gli apostoli, dobbiamo andare casa per casa».
E Lotito gira in mezzo alle montagne della zona che sono imbiancate per la neve dell’altro ieri. Non si vuole fermare, fino alla fine. Spiega: i valori dello sport valgono anche nella vita e nella politica. «Con la flat tax chi evade beh allora: dura lex sed lex».
Manca la visione. «Dal 2011, con la pseudo democrazia parlamentare dei governi non espressi dal popolo abbiamo avuto Monti e lo conosciamo, Letta stai sereno, il dinamico Renzi e il non dinamico Gentiloni. Mai un programma».
Ancora baci, ancora foto. «Quando un calciatore viene da me per un aumento gli rispondo: vattinne!».
Pausa. E torna al romanesco.