Corriere della Sera, 16 febbraio 2018
Camerieri smart e HomePod. La casa parla
Preparatevi all’invasione degli ultraspeaker. Atterreranno sul pianeta Terra nel 2018. Con l’arrivo sul mercato dell’HomePod di Apple tutti gli attori sono sul palco. Per gli italiani il sipario sul mondo degli smart speaker non si è ancora aperto, ma lo farà nei prossimi mesi.
Ma che cos’è uno smart speaker? Assomiglia a un altoparlante senza fili ma al suo interno c’è una quota di «intelligenza» (la parte smart) che gli permette di attivarsi con un comando vocale e di rispondere a domande («Che tempo farà domani?») ed eseguire operazioni in collaborazione con altri dispositivi smart («Accendi le luci in camera da letto»). È dunque un dispositivo per ascoltare musica ma anche una sorta di maggiordomo digitale. Ogni azienda ha scelto un suo approccio al tema. Con HomePod, un cilindretto di colore bianco o nero alto circa 18 centimetri, Apple ha messo un forte accento sulla qualità sonora. L’altoparlante analizza la stanza in cui si trova e, grazie a diverse tecnologie sviluppate a Cupertino, tara l’emissione della musica tenendo conto di muri, mobili, altri ostacoli e anche dell’eco.
Diversi siti specializzati statunitensi hanno già promosso col massimo dei voti il lavoro di Apple sotto questo profilo. Meno apprezzato l’aspetto più strettamente legato all’assistente vocale: Siri è stata potenziata per lavorare come «consulente musicale» in tandem con Apple Music ma in generale risponde in maniera meno efficiente rispetto ai concorrenti Assistente Google e Amazon Alexa. Inoltre Apple ha volutamente limitato le capacità di Siri: non notifica l’arrivo di messaggi né dà informazioni sui prossimi appuntamenti e (almeno per il momento) non interagisce con app di terze parti. «Il fatto che negli anni Siri non sia migliorato quanto i rivali non è un problema per HomePod – dice Carolina Milanesi, analista della californiana Creative Strategies – ma è un problema per Apple. Comincio a pensare che in Apple l’assistente digitale non sia considerato una componente tanto importante quanto lo è in Google e Amazon. Forse non vedono dall’utilizzo della voce un cambiamento di fondo. Anche perché, se questo cambio di scenario avvenisse, il valore dell’hardware, su cui conta Apple, diminuirebbe». HomePod è strettamente legato al mondo Apple. Per funzionare necessita di un dispositivo della Mela e non sono supportati protocolli universali come il Bluetooth (le canzoni sono trasmesse attraverso AirPlay). Per questo, HomePod è consigliabile solo ai fan Apple. Che in ogni caso dovranno attendere: per ora è disponibile solo in Usa, Regno Unito e Australia, più avanti in primavera anche in Francia e Germania. Per l’Italia bisognerà aspettare l’aggiornamento alla nostra lingua di Siri per HomePod.
Google e Amazon hanno invece fatto dei loro Assistente e Alexa delle piattaforme aperte a tutti i produttori. Da indiscrezioni raccolte al Ces di Las Vegas, entro giugno anche in Italia faranno la loro comparsa i prodotti con l’Assistente Google, che dallo scorso novembre è disponibile nel nostro Paese sugli smartphone Android. La gamma degli smart speker Google Home è completa: «classico», Mini e Max. Quest’ultimo è un concorrente in termini qualitativi dell’HomePod, anche se è più ingombrante (è un parallelepipedo largo oltre 30 centimetri). Nella caccia agli audiofili si inserisce poi Panasonic con il suo GA10, uno smart speaker squadrato con Google Assistant. Anche Sony, Lg, Lenovo e altri sono della partita.
Amazon è al momento forte della leadership sul mercato, grazie della partenza anticipata rispetto ai rivali e alla gamma completa dei suoi Echo (il primo uscì nel 2015, oggi ce ne sono 6 modelli da 40 a 230 dollari). Come per Google, l’assistente Alexa è a bordo di molti altri speaker: non possiamo non menzionare almeno Sonos, l’azienda che ha di fatto inventato il concetto del moderno audio multiroom (diffusori che suonano all’unisono in varie stanze) e che ha inserito Alexa sul suo One. «Per Google e Amazon lo speaker è un mezzo per fare usare al pubblico il loro assistente vocale e di conseguenza i loro servizi. Per Apple è un modo di vendere un dispositivo in più a chi è già all’interno dell’ecosistema. Questo può essere un buon approccio sul breve periodo, ma sul lungo può portare a uno svantaggio nella lotta per la costruzione della miglior intelligenza artificiale» aggiunge Carolina Milanesi.
Chi manca? Facebook che però, secondo alcune indiscrezioni, starebbe lavorando su due smart speaker, dai nomi in codice Aloha and Fiona.