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 2018  febbraio 15 Giovedì calendario

L’elenco delle spese pazze: rimborsi d’oro per 52 milioni

La frittata è fatta, proviamo a rovesciarla. Deve essere stato questo il ragionamento di Luigi Di Maio alle prese con una nuova giornata di passione per la «rimborsopoli» del Movimento Cinque Stelle. Meglio buttare fumo negli occhi, contare i soldi che ci sono, cercare scuse. Così il candidato premier del M5s si è presentato alla sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze, e ha chiesto il resoconto delle restituzioni dei grillini. Di Maio, all’uscita dal palazzo, cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno: «Sul fondo ci sono 23 milioni e 468mila euro». Il capo politico sfodera la teoria del boomerang: «Questo dato in questi giorni lo sbandiereremo ovunque, sarà un boomerang per le forze politiche che in questi anni hanno rubato ai cittadini».
Poi la solita cantilena, ripetuta come un mantra: «Da noi chi fa il furbo viene messo fuori, le regole sono sacre». E a chi gli fa notare che il Movimento non è stato capace di controllare i truffatori, Di Maio risponde: «Ho sbagliato a fidarmi, ma c’è tempo per rimediare, queste persone sono state allontanate». I «morosi», secondo il M5s, sarebbero otto: Ivan Della Valle per 270mila euro, Girolamo Pisano 200mila euro, Maurizio Buccarella 137mila euro, Carlo Martelli 81mila euro, Elisa Bulgarelli 43mila euro, Andrea Cecconi 28mila euro, Silvia Benedetti 23mila euro e Emanuele Cozzolino per 13mila euro. «Non hanno mantenuto le promesse- ha spiegato Di Maio- e per noi si autoescludono dal M5s». Il «buco», quindi, secondo lo stato maggiore del Movimento, sarebbe di «circa 795mila euro».
Ma di questo passo, il candidato premier, rischia di buttare fuori tutti i parlamentari o quasi. Perché non ci sono soltanto le restituzioni degli stipendi, ma anche le note spese gonfiate. Come riportato dal Corriere della Sera, il deputato veronese Mattia Fantinati ha esagerato con pranzi e cene. Ben 46.391 euro di spese per il vitto. E lo stesso Fantinati ha ammesso il trucco: «Non ho pasteggiato a caviale e champagne. La voce vitto è una voce tecnica, all’interno della quale sono state inserite altre spese». Come «consulenze con professionisti e altre cose messe lì per comodità e leggerezza». Secondo un’inchiesta di Panorama in edicola da oggi, i parlamentari M5s, dall’inizio della legislatura fino a dicembre 2017, hanno ricevuto dallo Stato rimborsi per più di 50 milioni di euro. Una diaria da sballo. I grillini sbarcati a Roma per «aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno» non hanno badato a spese, tanto paga Pantalone. La deputata Marta Grande ha pagato 132mila euro per la sua casa, il senatore Carlo Martelli, già coinvolto nell’affaire dei bonifici, ha presentato un conto di 28mila euro di generi alimentari, Di Maio ha speso 171mila euro in attività sul territorio e Di Battista 56mila euro per assistenza legale. Poi ci sono le «consulenze», con la senatrice Barbara Lezzi a quota 106mila euro. Il senatore Lello Ciampolillo, per le stesse consulenze, ha chiesto 183mila euro a cui si vanno ad aggiungere 90mila euro di alberghi e 70mila euro di trasporti (28mila euro solo di taxi).
Nella giornata campale delle ruberie pentastellate si è rifatto vivo anche Beppe Grillo. Con un messaggio dal suo nuovo blog: «Leggo sui giornali, di queste donazioni. In fondo abbiamo donato 23 invece di 24. Ma dovete capire che queste dieci, dodici persone, chi sono non lo so, hanno una malattia che si chiama Sindrome Compulsiva di Donazione Retroattiva». Poi il consiglio agli attivisti: «Anche io ci sono rimasto male, ma lasciateli stare, loro hanno esagerato un po’ nel rimborso spese». Che sarà mai.