la Repubblica, 15 febbraio 2018
Smog, la svolta tedesca. «Mezzi pubblici gratis» ma servono 13 miliardi
Berlino Nella capitale dell’Estonia, Tallin, è un successo da anni. In altre città o regioni, come la belga Hasselt o l’americana Portland e la tedesca Templin, l’esperimento si è scontrato alla lunga con problemi pratici come la mancanza di fondi. Ma ora la rivoluzionaria – e costosissima – idea dei mezzi pubblici gratis tenta persino il governo tedesco. In una lettera ufficiale alla Commissione Ue, Berlino ha ventilato l’ipotesi di avviare questo esperimento in cinque città – Bonn, Essen, Herrenberg, Reutlingen e Mannheim – per poi allargarlo eventualmente a tutta la Germania. Non banale, nella patria delle automobili, nel regno di potentissimi colossi come Daimler, Bmw o Volkswagen.
Ma in un Paese che discute da anni, soprattutto dopo lo scandalo delle emissioni truccate del 2015, persino ipotesi estreme come quella dei divieti di circolazione per il diesel, è chiaro che una riflessione seria per risolvere il problema dell’inquinamento urbano è in corso da tempo. Nella lettera a Bruxelles del capo della Cancelleria Altmaier, della ministra dell’Ambiente Hendricks e del collega dei Trasporti Schmidt, si parla esplicitamente di «ridurre il numero delle auto» che circolano per le strade. E ieri anche il portavoce del governo, Steffen Seibert, ha confermato che «siamo pronti ad adottare misure in questo senso».
L’accelerazione è dovuta al rischio imminente che la Commissione Ue denunci Berlino alla Corte di Giustizia europea per la violazione delle norme sui gas di scarico. Quando, a fine gennaio, la ministra dell’Ambiente Barbara Hendricks si è recata a Bruxelles con la macchina elettrica, ha dovuto ammettere che nel 2017 ben 70 città tedesche hanno superato i livelli di guardia. E nei prossimi due anni – sempre secondo stime del governo – saranno almeno venti le città destinate a sforare il tetto del diossido di azoto e delle polveri sottili. Ma va anche ricordato che la Germania non è sola: pure l’Italia rischia la condanna della Corte europea.
Il sindaco di Essen, Thomas Kufen (Cdu), si dice «contento» della notizia, che dimostra come «le città non vengano lasciate da sole alla luce della minaccia dei divieti di circolazione per il diesel», ma precisa che decisioni come queste «devono essere prese nel dialogo costante con i diretti interessati», ossia i sindaci. E siccome l’altra città più grande fra le cinque scelte dal governo per la sperimentazione è Bonn, Kufen annuncia che tra i due municipi del Nordreno- Westfalia «ci sarà un coordinamento stretto».
Molte reazioni dei diretti interessati, per ora, sono caute. Per ovvi motivi: secondo i calcoli dell’Associazione tedesca delle aziende di trasporto Vdv, ci vorrebbero 12 miliardi di euro all’anno solo per coprire il buco finanziario, «senza contare i miliardi in più che ci vorrebbero per gli investimenti infrastrutturali». Secondo la Vdv, la prevedibile impennata di passeggeri rischierebbe altrimenti di far collassare il sistema: «Già adesso – ha sottolineato ieri in una nota – i passeggeri stanno spesso stretti sugli autobus e nelle metro».
Una stima dei costi simile, 13 miliardi, è stata espressa dal presidente dell’Associazione dei Comuni, Gerd Lansberg, che ha già avvertito che si tratta di una cifra che i sindaci «non possono pagare». Ma il governo ha specificato nella lettera e ripetuto anche ieri che il dialogo tra livello federale e livello municipale sarà costante. E ha anche promesso esplicitamente aiuti finanziari.
I benefici sono palesi. La stessa Vdv ha calcolato che, con ogni viaggio su un mezzo pubblico, un passeggero consuma metà dell’energia che sprecherebbe prendendo un’automobile. E secondo un’altra stima il traffico attuale dei mezzi pubblici in Germania fa già risparmiare 20 milioni di tragitti in automobile.