La Stampa, 15 febbraio 2018
La battaglia nascosta di Daria Bignardi: Nel 2015 ho scoperto di avere un tumore
Daria Bignardi rivela di avere avuto un tumore al seno, scoperto nel 2015 «facendo una mammografia di controllo, appena terminata l’ultima stagione delle “Invasioni barbariche”». Prosegue la scrittrice, giornalista e conduttrice televisiva, intervistata da Vanity Fair, il settimanale di cui è anche collaboratrice: «Sei mesi dopo, a una settimana dall’ultima chemioterapia, mi è arrivata la proposta di Antonio Campo Dall’Orto per dirigere Rai Tre. Mi ha chiesto soltanto: “Sei guarita?”. Gli ho risposto di sì. “Ti aspetto a Roma”, mi ha detto, e io sono partita. Dopo sei mesi dentro una bolla sono entrata dentro un’altra bolla. Da un’esperienza totalizzante all’altra».
Da quella direzione Bignardi doveva poi dimettersi, nel luglio del 2017, dopo un anno e mezzo, perché dopo l’addio di Campo Dell’Orto, racconta, «non c’erano più le condizioni per continuare».
C’è anche, nell’intervista, un riferimento al suo aspetto fisico e alle critiche («look horror») che all’epoca si erano scagliate contro i suoi capelli grigi: «Il giorno della nomina, quando c’è stata la conferenza stampa a Roma, avevo la parrucca. Poi, andando avanti e indietro fra Roma e Milano, a gestire ‘sta parrucca non ce l’ho fatta più. Mi sono presentata al lavoro con i capelli corti e grigi che stavano ricrescendo. Ma non ho dato spiegazioni, tranne che ai miei vicedirettori, coi quali eravamo diventati amici».
Bignardi è sposata con il giornalista Luca Sofri e ha due figli. La confessione, raccolta il giorno del suo cinquantasettesimo compleanno, fa seguito a quella di Nadia Toffa trasmessa domenica scorsa dalle “Iene”, che è stata accolta come un generoso atto di sostegno a chi lotta contro il male ma ha pure riacceso in Rete il dibattito sull’opportunità di mantenere il riserbo sulla propria salute. Anche Bignardi incoraggia chi affronta il cancro, sulla base della propria esperienza: «Ascolti – dice – la chemioterapia fa schifo, ma serve. Curarsi o operarsi non è divertente. Non ho rimosso niente, ma ho elaborato tutto in questo libro». Che è poi il sesto che ha scritto, “Storia della mia ansia”, in uscita in questi giorni e di cui già si parla come di un possibile candidato al Premio Strega. La protagonista è Lea, una donna angosciata e con un marito che non la capisce, «alla quale sarebbe potuto accadere di tutto: cadere in un dirupo, avere un incidente d’auto, essere fatta prigioniera dai talebani». All’inizio, in effetti, l’autrice pensava a un incidente: «Ma poi mi sono ammalata. Attraversare un’esperienza forte è materiale per una storia. Prendere elementi dalla vita reale è stato naturale».