Corriere della Sera, 15 febbraio 2018
Graffiti distrutti. I writer risarciti con 6,7 milioni dal costruttore
Il vecchio magazzino nel Queens, a New York, era diventato «la più grande collezione di arte fatta con le bombo-lette del mondo» dopo che il suo proprietario, Jerry Wolkoff, l’aveva messo a disposizione di artisti e graffitari a partire dal 1993. All’epoca il quartiere in cui si trovava, Long Island City, era una zona ad alto tasso di criminalità, ma il com-plesso – ribattezzato 5Pointz – è riuscito a trasformarla, attirando curiosi, turisti, iniziative culturali e nuovi residenti. Fino al punto che per Wolkoff è diventato conveniente trasformarlo in un complesso residenziale di lusso: vent’anni dopo, nel 2013, ha chiamato una squadra di imbianchini e ha fatto ricoprire i graffiti con una mano di bianco, di notte, interrompendo così il tentativo degli autori di comprare l’edificio, per salvarli. L’edificio venne invece demolito. Gli artisti però non si sono arresi e gli hanno fatto causa, citando il Visual Artists Rights Act, che protegge l’arte di «valore ricono-sciuto» creata sulle pro-prietà altrui. Ora, dopo una causa destinata a fare giurisprudenza, il giudice ha dato loro ragione e ha condannato Wolkoff a pagare 6,7 milioni di dol-lari ai 21 writer, 150 mila dollari per ognuna delle 45 opere che avevano rea-lizzato sui muri del ma-gazzino. «Un trionfo per gli artisti di tutta la nazio-ne» lo ha definito Eric Baum, uno degli avvocati che li rappresentava.