Corriere della Sera, 15 febbraio 2018
Gordon Haller: «Io, il primo mr Ironman»
Se c’è un uomo che può fregiarsi del titolo di Ironman è lui. Gordon Haller è stato il primo nella storia, esattamente 40 anni fa, il 18 febbraio 1978. Dopo quasi quattro chilometri a nuoto, 180 in bici e una maratona sulle strade di Honolulu, tagliò per primo il traguardo. L’atto di nascita del triathlon, che da quel momento è cresciuto vertiginosamente. «Allora non pensavo che fosse un nuovo sport, ma solo la somma di tre che io avevo sempre praticato». Haller è oggi un 67enne ancora in piena forma. Vive a Bella Vista, in Arkansas, lavora come programmatore e analista di computer per la multinazionale Walmart, è sposato da 36 anni con Beth, ha tre figli e due nipoti, Eli e Grace nata tre settimane fa. Al Corriere racconta quel giorno che ha cambiato la sua vita e la storia dello sport.
«Il ricordo più bello che ho è a tre chilometri dall’arrivo. Ero in testa, correvo tra due amici che mi assicuravano i rifornimenti di acqua e Coca-Cola. Parlavamo su come era andata la gara, non potevo credere alla forza e all’energia che ancora mi sentivo dopo tutto quello che avevo fatto. Una sensazione che mi è capitata poche altre volte». Partirono in 15, arrivarono in 12, compreso il comandate della Marina Usa John Collins, che con la moglie e un paio di amici per gioco si erano inventati quella sfida che metteva assieme una dietro l’altra le tre prove più dure delle Hawaii. Haller, maratoneta di buon livello, sapeva che poteva vincere. «A quel tempo lavoravo come tassista e in una palestra 4 giorni su 7, gli altri 3 li dedicavo allo sport e al riposo. Facevo già due Ironman ogni settimana...».
Era anche ben attrezzato rispetto agli altri. «Io ero l’unico che aveva i pantaloncini da ciclista, solo un paio possedevamo vere bici da corsa, gli altri utilizzarono quelle a 10 velocità, poco più che giocattoli». Più goliardia che prova estrema. Al termine della frazione di nuoto tutti si fecero una doccia prima di salire in sella. «Ci lavammo all’hotel Hale Koa e indossammo indumenti asciutti, perdendo almeno una quindicina di minuti”. La gara iniziò alle 7 e mezza del mattino, Haller trionfò alle 7 di sera dopo 11 ore 46 minuti e 40 secondi, mezz’ora prima del secondo, quasi dieci rispetto all’ultimo.
Nella sua carriera ha completato altri 22 Ironman, 12 mezzi Ironman e alcune dozzine di triathlon su distanze più corte. E almeno 600 gare tra bici, nuoto, corsa, sci di fondo, kayak, canoa, pentathlon militare. Un atleta totale. «Lo sport mi ha insegnato non solo le cose più ovvie, come saper gestire il tempo, conoscere la fisiologia, definire gli obiettivi e capire come raggiungerli. Ho imparato soprattutto che non sempre puoi ottenere quello che vuoi, ma devi provarci lo stesso».
È la stessa determinazione che ha messo al servizio degli altri. Insieme alla moglie ha allenato per 5 anni una squadra di bambini alla corsa su pista e al cross. Ha raccolto fondi per le vittime del tornado Joplin, sostenuto il teatro pubblico nell’Arkansas, aiutato l’Associazione americana diabetici e molte altre associazioni di volontariato.
Haller è diventato un personaggio noto. «Prima del 1978 ero solo un buon runner. Dopo la gente ha iniziato a chiamarmi “Ironman” invece che con il mio nome. Il triathlon ha condizionato tutta la mia vita, non sono diventato ricco, ma ho potuto viaggiare e conoscere tante persone fantastiche». Nonostante tutto, per Haller la più grande gioia non gliel’ha data «il triathlon o lo sport, ma la mia famiglia». L’attività fisica non è mai diventata un’ossessione. «Ai miei tre figli non ho mai raccontato molto riguardo all’Ironman. La più grande, Kristen, mi ha visto fare triathlon solo in tv».
Haller si allena ancora con grande passione e impegno. Quest’anno, ad ottobre, lo attende un nuovo Ironman. Tornerà alle Hawaii dove tutto è iniziato, al Campionato mondiale che adesso si tiene a Kona. «È il quarantesimo anniversario, non posso mancare. Questa volta porterò con me tutta la famiglia una settimana prima. Faremo una bella vacanza».