Libero, 12 febbraio 2018
Liste azzurre, governo e Lega. Parla la donna più vicina a Silvio Berlusconi. Intervista a Licia Ronzulli
Da mesi è la donna di Forza Italia più vicina a Silvio Berlusconi. Lo segue ovunque in questa campagna elettorale, in un continuo andirivieni tra Arcore e Palazzo Grazioli e tra tv, radio e giornali. Tiene l’agenda del Cavaliere, filtra le telefonate, organizza gli appuntamenti. Aggirarla è impossibile. Era anche, unica donna, al tavolo incandescente in cui sono state fatte le liste elettorali. Ha partecipato a tutti i momenti decisivi della lunga marcia verso il voto: la stesura dei programmi, la selezione dei candidati, l’organizzazione degli appuntamenti.
Licia Ronzulli sta assumendo un ruolo sempre più di primo piano nel partito. Parla poco, è elemento di sostanza. Questa è la prima volta che parla diffusamente da che è entrata nella squadra più ristretta del Cavaliere, all’incirca un anno fa, dopo tre anni di lavoro oscuro, seguiti alla grande delusione della mancata rielezione all’Europarlamento nel 2014, malgrado le 25mila preferenze ottenute. Ora ha un seggio blindato in Senato in Lombardia, più le candidature nel proporzionale.
È pronta a esordire in Senato: come finisce il 4 marzo?
«Può finire in un solo modo: vincerà largamente il centrodestra e Forza Italia sarà primo partito della coalizione. Oltre ai sondaggi, questa convinzione ci deriva dalle straordinarie testimonianze di sostegno e affetto che sta ricevendo il Presidente Berlusconi».
Il centrodestra è fisso da settimane al 37-38%: ha esaurito i margini di crescita?
«Assolutamente no e perché dovrebbe? In tutte le elezioni le ultime due settimane sono decisive e spostano in maniera sensibile il consenso. Tutti i partiti e le coalizioni adesso hanno fatto le loro proposte elettorali. È normale che gli elettori le stiano valutando e sono certa che sceglieranno la nostra perché è la migliore, la più credibile e la più innovativa. Vedrà che a mano a mano che ci avviciniamo al 4 marzo Forza Italia e l’intera coalizione di centrodestra aumenteranno il vantaggio sugli avversari».
Il punto è che Silvio pensa di governare con Renzi se il centrodestra non avrà i numeri: una torsione che l’elettorato non gradisce...
«Non faremo mai un governo con Renzi, abbiamo una visione opposta sulle questioni cruciali del Paese e abbiamo rispetto per gli italiani che ci votano ritenendo fallimentare il progetto delle sinistre. Inoltre sì, glielo confermo: il centrodestra avrà la maggioranza assoluta sia alla Camera che al Senato e governerà 5 anni».
Pensa che ci sia un rischio spaccatura nel centrodestra: pure la Meloni non vuole grandi coalizioni?
«Non c’è alcun rischio perché nessuno di noi, sottolineo nessuno, vuole grandi coalizioni: l’unica grande coalizione che c’è in Italia è quella del centrodestra. Abbiamo già governato bene e governiamo attualmente in importantissime Regioni. E così sarà anche dopo il 4 marzo. Chi fa paragoni con la Germania non conosce bene la storia e la politica tedesca».
Cosa ne pensa della bagarre seguita alla presentazione delle liste?
«Evitiamo strumentalizzazioni, nessuna bagarre, c’è stato da noi come all’interno delle altre forze politiche un acceso confronto sulle candidature e un comprensibilissimo dispiacere per chi è rimasto escluso. Ma Forza Italia ha una classe dirigente nazionale e locale valida e numerosa, che impone di fare scelte e purtroppo non una candidatura l’hanno poi ottenuta. La politica è fare scelte e noi crediamo di aver fatto quelle giuste».
Renzi ha detto che le liste sono state per lui un’esperienza devastante: anche per lei?
«Ogni scelta su chi candidare è dolorosa. Però voglio aggiungere una cosa: non mi piace chi resta in un partito solo se è candidato o eletto al Parlamento. Io stessa ho combattuto con forza anche quando non sono stata inserita nelle liste o eletta. Chi crede davvero in un ideale si dovrebbe battere per quell’ideale a prescindere dal ruolo che ricopre. Altrimenti non è un idealista ma un opportunista. Che cosa dovrebbero dire le migliaia di semplici militanti che si impegnano quotidianamente per Forza Italia senza chiedere nulla, solo perché credono nelle nostre battaglie di libertà e democrazia e nel nostro presidente Berlusconi? Per me sono loro i veri onorevoli, la nostra forza, la nostra ricchezza».
Lei era al tavolo dove si decideva tutto: quali sono state le esclusioni più sofferte da Berlusconi?
«Se le facessi qualche nome mancherei di rispetto alle tante persone che si sono proposte e soprattutto farei un torto al Presidente Berlusconi perché ogni scelta è stata per lui estremamente sofferta».
Quanti punti darà Forza Italia alla Lega?
«La competizione non è fra Forza Italia e la Lega ma fra il centrodestra e il Movimento di Grillo. Anzi, non so più se definirlo il Movimento di Grillo perché non si capisce ora che ruolo abbia, ogni tanto fa un passo di lato, poi indietro, poi altrove. Neanche i Cinque stelle sanno quel che succede nel Movimento 5 stelle».
Cosa divide Fi e Lega su Europa, immigrati, banche, sicurezza?
«Le differenze sono più nei toni, nel linguaggio utilizzato, che nella sostanza. Abbiamo sottoscritto un programma elettorale comune e a quello ci atterremo. Per noi la parola data agli elettori e gli impegni presi con loro sono sacri e vanno mantenuti sempre».
Zaia, Tajani, Gallitelli, Gentiloni bis, Tajani: ora un misterioso personaggio: qual è l’identikit del premier che ha in testa Berlusconi?
«Le posso dire che l’identikit del premier che ho in testa io è Berlusconi. Comunque, il presidente certamente immagina come premier una personalità dalle grandi e comprovate capacità, che abbia credibilità e visibilità anche a livello internazionale».
Lei che è in buoni rapporti con Salvini fin dai tempi dell’Europarlamento, gli dia un consiglio per andare d’accordo con Berlusconi.
«Non credo che Salvini abbia bisogno di consigli e poi agli amici i consigli non si danno sui giornali».
Immigrati, flat tax, Fornero, sicurezza: e se le dico che sul programma siete voi a inseguire Lega e Fdi?
«Direbbe una cosa non vera perché il nostro programma nasce da lontano. Ha cominciato a scriverlo Berlusconi in persona, mesi fa dopo aver organizzato numerosi incontri con elettori delusi dalla politica e dai politici e che anche per questo non andavano più a votare. Poi i dettagli ovviamente sono stati definiti dai tre leader della coalizione tutti insieme».
Lei conosce Berlusconi da vent’anni: com’è cambiato?
«È esattamente come lo vedete: determinato, generoso, infaticabile nel lavoro, disponibile, è il Presidente che tutti conoscono. Sono cambiate le battaglie da fare, ma lui è ancora in campo sempre per l’Italia e gli Italiani».
Perché l’Europa, dopo averlo combattuto, ha nostalgia di Silvio?
«L’Europa non ha affatto combattuto Berlusconi, che è sempre stato uno dei leader europei più autorevoli, ascoltati e stimati. Oggi più che mai tutti guardano a lui giustamente come l’unico argine di democrazia, libertà, stabilità dinanzi all’avanzata in Italia di forze ribelliste come M5S».
Lei era presente: cosa si sono detti Silvio e Juncker e che cosa ha chiesto l’Europa a Berlusconi?
«Noi non siamo subalterni e il rapporto fra Italia e Ue non è nei termini della sua domanda. Ben presto, appena torneremo alla guida del Paese, saremo noi a chiedere all’Europa e non l’Europa a chiedere a noi».
Quanto è forte l’avversione del Ppe per i sovranisti, alleati di Forza Italia e come contate di superarla?
«Il Ppe è preoccupato soltanto che in Italia possano vincere i Cinque stelle portando il nostro Paese nel caos con conseguenze negative che potrebbero riprodursi in tutta l’Europa».
Fallirà prima Renzi o il Pd?
«Credo che Renzi abbia sperperato irrimediabilmente il patrimonio di fiducia e speranza che tanti italiani avevano riposto in lui appena qualche anno fa. Alla prova dei fatti, ovvero alla prova del governo, ha deluso. Quanto al Pd, più che un partito è sempre stato una sommatoria di correnti, alcune delle quali se ne sono andate formando a loro volta altri partiti. Altre correnti di minoranza sono invece restate, ma vivono da separate in casa con la corrente renziana: mi pare di poter dire che quello del Pd sia stato un matrimonio di interessi più che d’amore con fortissime tensioni interne, insomma un matrimonio in crisi».
Perché tanta gente vota M5S?
«Perché è delusa dalla politica e dai politici di questi ultimi anni, ma non è che votando per un movimento di protesta si risolvano i problemi del Paese. Anche i romani erano delusi di come era amministrata la capitale e per protesta hanno votato la Raggi, ma con che risultato? Adesso stanno peggio di prima e si sono amaramente pentiti di averla votata. La politica non è solo rappresentare problemi, ma soprattutto proporre soluzioni».
A continuare ad attaccare Grillo non gli fate pubblicità?
«Più che attaccare Grillo noi stiamo facendo un’operazione verità: intendiamo mettere in guardia i cittadini sul pericolo che correrebbero tutti loro e l’Italia intera se andasse al governo una forza pauperista, ribellista, giustizialista e assolutamente improvvisata come M5S. Come dimostra lo scandalo Rimborsopoli, troppo spesso i grillini annunciano una cosa, ma ne fanno segretamente un’altra».
Perché tanto astensionismo?
«Anche a causa del trasformismo, di centinaia di parlamentari eletti in uno schieramento e poi passati a quello avversario, molti cittadini ritengono che votare non serva più a nulla. Si sbagliano. Non andare a votare è come affidare a uno sconosciuto le chiavi della propria casa, il futuro proprio e dei propri cari. Dobbiamo impegnarci tutti per far tornare gli italiani a votare e mi rivolgo anche alla stampa: se si continua a parlare di larghe intese o grandi coalizioni anche quando queste ipotesi non esistono affatto e sono di pura invenzione, si scoraggiano gli elettori ad andare a votare perché sembra che l’esito sia già scritto e niente possa cambiare. Invece no. Bisogna andare a votare e noi diciamo naturalmente di votare Forza Italia».
Perché gli elettori dovrebbero credere che Berlusconi manterrà le promesse che non ha mantenuto prima, per esempio sulle tasse?
«Noi abbiamo sempre mantenuto le promesse fatte e realizzato in massima parte il programma di governo che ci eravamo impegnati a portare a compimento. Se qualcosa è mancato è stato per la resistenza di qualche alleato in passato, ma d’altronde Forza Italia non ha mai avuto il 50% più uno dei voti per poter governare da sola. Ma non voglio eludere la sua domanda sulle tasse. Quando il presidente Berlusconi è stato costretto a lasciare il governo nel novembre nel 2011 la pressione fiscale era al 41,6 per cento e il debito pubblico era a 1909 miliardi di euro. Quando Renzi ha terminato i suoi mille giorni di governo la pressione fiscale era al 42,6 per cento e il debito pubblico a 2229 miliardi di euro. Non serve la calcolatrice per capire che noi abbiamo abbassato le tasse e che la sinistra le ha invece alzate».