il Giornale, 13 febbraio 2018
Calligrafia contro il logorio della vita moderna
Aiuta a mantenere la concentrazione, allena la memoria, sviluppa le capacità manuali più complesse. Ma soprattutto, è unica. È l’espressione più autentica della personalità di un individuo. Eppure, nonostante i suoi tantissimi pregi, la scrittura manuale sembra essere stata dimenticata. O almeno accantonata, per far posto ai suoi surrogati digitali. Tastiere di pc, touchscreen di tablet e smartphone, app ed emoticon di qualunque genere hanno progressivamente sostituito le lettere scritte in corsivo, generando una spirale di impoverimento allarmante. I più esposti sono i bambini, i nativi digitali abituati a pigiare tasti sugli schermi dei cellulari o a usare lo stampatello. Ma è proprio a partire da loro che la scrittura manuale, negli ultimi tempi, ha avviato la sua riscossa tornando prepotentemente di moda insieme alla calligrafia. Per avere una conferma basta dare un’occhiata al business in costante crescita delle aziende specializzate nella produzione di quaderni e carta, come per esempio Moleskine (più 12,2 per cento di fatturato nel 2016 e un giro d’affari da 95,9 milioni di euro) o Fabriano (più 12 per cento di fatturato nel 2016, con quasi un miliardo di euro). O al moltiplicarsi dei corsi dedicati alla calligrafia.
CAROLINA O ROMANA?
Nel nostro Paese esistono diverse associazioni che hanno come obiettivo proprio la valorizzazione della scrittura manuale, e il numero di iscritti in costante crescita dimostra l’interesse per questa forma di arte. C’è l’Associazione calligrafica italiana, che conta ormai 300 associati e circa 40 corsi organizzati fra Milano, Vicenza, Bologna, Verona, Roma e Napoli. E poi il Centro internazionale arti calligrafiche e del libro che a Venezia ha attivato tre corsi, tutti già completamente esauriti grazie agli oltre cento iscritti. Si va dalle lezioni di scritture storiche come la minuscola carolina e la capitale romana a quelle avanzate in scrittura cancelleresca con pennino a punta quadra e in lettere maiuscole. Anche qui le richieste sono moltissime, tanto che ci sono decine di persone in lista di attesa per partecipare. E poi c’è la Scuola grafica di Venezia, che alla calligrafia quest’anno ha dedicato un corso e due seminari intensivi, ognuno dei quali vede coinvolti circa 15 giovani. Inoltre proprio in queste settimane sono cominciate le lezioni di bella scrittura all’interno del master in Grafica pubblicitaria, con 36 iscritti. «Questo dimostra che i designer devono passare anche dalla calligrafia», confermano i responsabili. Insomma, la passione per la scrittura a mano piano piano cresce, e con questa anche l’interesse dei big della tecnologia per questo settore. A partire da Apple e Microsoft, che recentemente hanno lanciato sistemi di riconoscimento della scrittura manuale. Mentre Lenovo ha cominciato a produrre tablet sui quali è possibile applicare fogli di carta in modo da disegnare e scrivere contemporaneamente, a mano e in digitale. Infine c’è Montblanc, che ha addirittura brevettato la sua prima penna digitale.
«Il ritorno alla scrittura manuale, pur essendo ancora un fenomeno di nicchia, conferma il bisogno di guardare al passato per ottenere conferme e sicurezze spiega il sociologo Domenico De Masi -. Si tratta di una reazione fisiologica, la stessa che spinge tutto il mercato del vintage ormai da molti anni». Perché anche nell’era della tecnologia riscoprire i valori di un tempo è fondamentale.
LA TESTA VA A MILLE
«A dimostrarlo è il caso dei libri prosegue -. Dieci anni fa diversi studi avevano ipotizzato che sarebbero scomparsi al ritmo del sette per cento ogni anno. La realtà ha dimostrato che invece non scompariranno mai, così come a scuola non potremo mai fare a mano di quaderni e penne». Perché scrittura manuale e digitale, non sono necessariamente in competizione, semplicemente rispondono a esigenze diverse.
«Usare una penna nasconde dei vantaggi incredibili. È un’attività creativa e comporta operazioni mentali più complesse e gratificanti», conferma Benedetto Vertecchi, professore emerito di Pedagogia sperimentale all’università Roma Tre. «Inoltre questa abitudine rafforza la memoria perché è tridimensionale, a differenza della scrittura digitale. Molte ricerche effettuate da neuroscienziati hanno dimostrato che abbandonare l’uso della penna porta a un appiattimento della parte del cervello definita ippocampo, che ospita proprio la memoria». Anche per questo negli ultimi anni in Italia si è sviluppato un movimento che cerca di riportare in auge il corsivo, soprattutto a scuola dove spesso soprattutto nei primi anni – è tralasciato a favore dello stampatello. «Tutto è nato dalla crescente consapevolezza degli effetti rovinosi della sola scrittura digitale prosegue l’esperto -. Basti pensare che nelle scuole americane più prestigiose, perfino nella Silicon Valley che esprime le tecnologie più avanzate, la scrittura digitale è bandita fino ai 16 anni». Tutto questo mentre in Italia si propongono sezioni sperimentali nelle quali libri e quaderni sono sostituiti dai tablet fin dalle elementari. «Il risultato è che i bambini sono meno abili a usare le mani rispetto al passato, a volte fanno addirittura fatica a maneggiare le forbici per ritagliare va avanti Vertecchi -. Nel nostro Paese la scuola è bombardata da messaggi filo tecnologici, ma molti insegnanti si stanno ricredendo e stanno spingendo nelle proprie classi i metodi tradizionali». Eppure qualche danno, nel frattempo, è stato prodotto.
DA HOBBY A LAVORO
«L’Italia ha recentemente partecipato a un’indagine internazionale sulla competenza alfabetica conclude l’esperto -. La popolazione adulta è stata divisa in fasce d’età per ogni decennio. È emerso che i cittadini più abili sono quelli fra 35 e 45 anni, quelli cioè che a scuola hanno imparato a scrivere in corsivo. Mentre i ragazzi più giovani sono apparsi in difficoltà». Ecco perché l’interesse per le lettere scritte a mano sta crescendo, così come gli allievi che frequentano corsi ad hoc. «Siamo di fronte a un vero e proprio boom racconta il presidente dell’Associazione calligrafica italiana, Francesca Biasetton -. Le aule sono sempre piene e le liste di attesa lunghe. Abbiamo circa 300 associati e una quarantina di corsi ogni anno. Ma le richieste superano qualunque aspettativa».
Gli studenti sono eterogenei, donne e uomini, giovani e anziani. «Ci sono persone che si dedicano alla scrittura per hobby, e altre che vogliono farne una professione visto che gli sbocchi non mancano prosegue -. La nostra socia più anziana ha 86 anni, la più giovane è una bambina di 11 che la mamma ha voluto iscrivere». Le lezioni sono dedicate all’apprendimento delle scritture storiche, vero e proprio patrimonio culturale. Ma anche al miglioramento della propria tecnica. «Per ottenere risultati ci vuole passione, pazienza, sacrificio e tanto esercizio conclude Biasetton -. Ma le soddisfazioni sono molte. Scrivere a mano permette di dedicare tempo a se stessi, di rallentare i ritmi e di tenere lontano per qualche ora il cellulare. Ma consente anche di reinventarsi e di trovare un nuovo lavoro: tutto quello che può essere fatto con le lettere può essere fatto a mano. Da un menu a un invito, da un segnaposto al titolo di un libro. E in questo caso è unico, speciale e prezioso». Ecco perché per una volta, il passato sta dando filo da torcere al futuro.
COSE BUONE PER ANTEPRIMA