Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  febbraio 13 Martedì calendario

L’università arruola il writer processato come vandalo: La sua arte finirà nei libri

Alla fine del lungo corridoio affrescato, tra pareti in velluto e statue in bronzo lucido, spunta un uomo mascherato che si muove quasi in punta di piedi. Non è un ladro e questo si capisce subito. Ma nelle sale sontuose del rettorato dell’Università di Cagliari accade in questi giorni qualcosa di strano: movimenti davvero insoliti per l’antico tempio della cultura. In una sala museo arricchita da ritratti e opere settecentesche, il rettore Maria Del Zompo chiacchiera con un ragazzo non tanto alto che indossa una tuta blu macchiata di bianco. Non è un suo allievo che tenta (o ritenta) di superare l’esame, ironizza la professoressa. Lui si presenta subito ed è evidente che si aspetti lo stupore dell’interlocutore: «Piacere, Manu Invisible». Oltre maschera nera e lucida si intravede un sorriso beffardo e allora sembra subito di capire che non è il caso di fare altre domande.
Chi è arrivato a Cagliari attraversando la statale Carlo Felice, o chi è passato recentemente davanti a piazza Duomo a Milano, ricollega tutto all’istante: quel giovane che nessuno ha mai visto in faccia è uno dei writer più famosi nel panorama europeo. La sua è una firma nota, non solo agli appassionati dell’arte di strada. Anche agli automobilisti meno distratti e persino alle forze dell’ordine. «Ho subito cinque processi, sempre assolto». Persino in Cassazione, con una sentenza che in qualche modo passerà alla storia. «I giudici hanno riconosciuto il valore artistico dei miei lavori e scritto molto chiaro che non si possono scambiare con i soliti raid vandalici». È arte e ora addirittura celebrata dal mondo sacro della cultura. Perché l’Università di Cagliari ha deciso che un’opera di Manu Invisible dovrà fare bella mostra di sé tra biblioteche e antiche sale. «La ospiteremo nell’aula magna della Facoltà di studi umanistici – annuncia il rettore – Quella di Manu Invisible è un’arte “povera” ma con un altissimo tasso di creatività: questo, d’altronde, è elemento cardine di insegnamento e della ricerca universitaria».
Di Manu Invisibile si sa molto poco. E forse è giusto che sia così: è sardo, ma questo lui non lo nasconde. In realtà non potrebbe, perché l’accento lo tradisce già dalla seconda parola. «Non voglio che si parli di me, preferisco che l’attenzione si concentri sulla mia arte. Non ha senso che sia io al centro dell’attenzione, ma il messaggio che vorrei lanciare con i lavori».
I giganteschi murales del graffitaro mascherato colorano (e abbelliscono) da anni i grandi cavalcavia della principale strada sarda e ora compaiono lungo l’Autostrada del Sole, vicino al bosco verticale di Milano, ma anche a Bologna, Venezia e Firenze. «Ho fatto degli interventi a Londra, Bristol, Srebrenica, Bratislava e Berlino. Sarebbe bello che in futuro le mie opere potessero finire in un libro di storia dell’arte: d’altronde, il passato è pieno di artisti che a lungo sono stati scambiati per vandali o peggio ancora per pazzi. Solo dopo troppo tempo sono stati riconosciuti per quello erano davvero».
Manu Invisible questo riconoscimento lo aspetta già da 15 anni, da quando ha iniziato i primi blitz sulle strade del Cagliaritano. Tra una denuncia e l’altra, la bomboletta spray è diventata un lavoro e gli ha consentito di varcare quasi subito i confini della sua isola, completando più di 300 opere, entrando nelle scuole e alimentando intorno a se la curiosità dei tanti che vorrebbero conoscere il volto che si nasconde dietro la maschera lucida. «Entro in azione sempre durante la notte, dopo aver studiato nei dettagli il luogo in cui devo operare, seguendo un progetto ben preciso. Agisco solo al buio, perché quello è il momento di massima ispirazione. Per concludere un lavoro ci vogliono almeno 30 ore, quindi devo tornare più volte sullo stesso punto, mettendo in conto che all’alba arrivino i cantonieri e cancellino tutto. In quel caso ovviamente devo ricominciare da capo».
Perché c’è un messaggio importante che Manu Invisible vuole lanciare a tutti i costi: «Le opere degli ultimi anni hanno un unico filo conduttore e non a caso sono intitolate “perseveranza”, “resilienza”, “persistere”, “dedizione” e “determinazione”. Voglio dire a chi passa e osserva che bisogna portare avanti con tenacia sogni e progetti. E infatti sapete quando ottengo la soddisfazione più grande? Quando gli automobilisti che vedono le mie opere mi scrivono e mi ringraziano per quel momento di ottimismo che ho regalato loro in mezzo al traffico».