La Stampa, 13 febbraio 2018
Rimborsopolli
Al momento in cui andiamo in stampa, dal fondo per le piccole imprese aperto dal Movimento Cinque Stelle manca oltre un milione di euro. Si usa una formula prudenziale perché ieri mattina mancavano 200 mila euro, dopo pranzo ne mancavano 500 mila, e poco prima di cena si era già, appunto, oltre il milione. Funziona così: a fine mese i parlamentari grillini versano sul fondo una quota del loro stipendio e poi si fanno la foto con quegli assegni formato maxi come la loro virtù. Che poi 23 milioni li hanno raccolti, onore a loro. Però qualcuno (i nomi in cronaca) disponeva il bonifico dalla banca online, pubblicava la ricevuta, e subito dopo annullava il bonifico. Altri avevano escogitato un sistema più rapido: pubblicavano sempre la stessa ricevuta e cambiavano la data. Un po’ come dare cinque euro a un senzatetto, scattare il selfie, metterlo su Facebook e poi riprendersi la banconota: roba da rubagalline. Vorremmo però risparmiarvi la solfa del puro che viene epurato, dell’onestà-tà-tà e tutte quelle scontatezze: soltanto un illuso (e ce ne sono molti, e Beppe Grillo è il più illuso di tutti) può pensare che un popolo probo e laborioso produca da decenni, e per coincidenza astrale, una classe dirigente viziosa. L’aspetto straordinario è però un altro. Fra falsari della beneficenza, massoni inconfessati e inquilini a sbafo, sono più o meno una decina le persone in lista col primo partito italiano a cui, come primo atto parlamentare, toccherà autoeliminarsi. Sarà una legislatura da non perdere.