Il Sole 24 Ore, 13 febbraio 2018
Nel Golfo 12 miliardi per il made in Italy
La svolta, solo di recente, con i paesi del Golfo Persico che si sono aperti alla leva finanziaria e alle società di credito all’esportazione per supportare progetti infrastrutturali in settori chiave, a cominciare dall’oil&gas. Così, in un biennio, l’ufficio inaugurato nel maggio 2016 dalla Sace a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, ha visto crescere, da 4,4 a 12 miliardi di euro, il portafoglio di operazioni concluse nell’area a favore di esportatori italiani. E, nel 2017, la società guidata da Alessandro Decio – che, con Simest, costituisce il Polo dell’export e dell’internazionalizzazione del gruppo Cdp – ha approvato 6,9 miliardi di euro di transazioni nella regione, il triplo dell 2016. «Sace ha saputo intercettare prima di altri un vuoto – spiega al Sole 24 Ore Liborio Stellino, ambasciatore italiano ad Abu Dhabi – e ha così agito da collante, garantendo finanziamenti a lungo termine, tra l’eccellenza italiana e le ambizioni di crescita emiratine».
A riprova della strategicità dell’area, ci sono oltre 15 miliardi di dollari (12 miliardi di euro ai cambi correnti) di iniziative sotto esame, soprattutto negli idrocarburi, nelle infrastrutture e nelle costruzioni, ma anche in quei settori, come la meccanica strumentale, che sono al centro della diversificazione industriale messa in campo da molti paesi del Golfo. E, tra le nuove operazioni allo studio, 5 miliardi di euro sono relativi a progetti degli Emirati Arabi Uniti. Dove una significativa spinta alle aziende italiane potrà arrivare dall’Expo Dubai 2020 che ha scelto di destinare il 20% delle gare previste alle piccole e medie imprese. Non a caso, in questi giorni, l’ad Decio e il presidente Beniamino Quintieri sono impegnati in un road-show in Medio Oriente, partito proprio da Dubai. Così ieri, a valle dell’incontro dei vertici di Sace con il titolare dell’Economia, Sultan bin Saeed Al Mansouri, e il ministro della cooperazione internazionale e managing director di Expo 2020, Reem Al Hashemy, Quintieri ha firmato un accordo con il commissario italiano per l’Expo, Paolo Glisenti. Obiettivo: supportare le imprese italiane convolte nei lavori di progettazione, costruzione e allestimento del padiglione Italia e di altri appalti legati alla manifestazione. Ma il potenziale emiratino va ben oltre l’esposizione: il paese è già oggi il primo mercato di destinazione dell’export italiano nella regione, con oltre 5 miliardi di euro di volumi, e, da qui al 2020, le esportazioni cresceranno a una media del 5 per cento.
È tutta l’area del Golfo, però, a giocare un ruolo cruciale. Al punto che figura nel novero dei paesi interessati dalla “push strategy” della Sace, il programma attraverso il quale la controllata di Cdp mira a garantire ulteriori chance alle aziende della penisola, con linee di credito a medio-lungo termine e tassi competitivi, in quei mercati in cui il made in Italy ha quote al di sotto del potenziale. E, dopo il consolidamento negli Emirati, il faro di Sace è ora puntato soprattutto sull’Arabia Saudita e sul suo ambizioso piano di investimenti “Vision 2030”. Lì, ci sono 1,6 miliardi di dollari (un miliardo di euro) di possibili operazioni già al vaglio e, nei prossimi giorni, l’ad Decio firmerà a Riyad un accordo con il Council of Saudi Chambers per rafforzare le relazioni economico-commerciali tra Italia e Arabia Saudita.