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 2018  febbraio 13 Martedì calendario

Monito Ue alla Turchia sul fermo della nave Saipem

Il blocco della Saipem 12000 nelle acque cipriote da parte della Marina militare turca arriva fin nelle stanze del potere europeo. Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, ha voluto mandare ieri un messaggio forte alla Turchia affinché «eviti minacce o azioni contro qualsiasi membro dell’Ue e s’impegni, invece, in relazioni di buon vicinato, nella risoluzione pacifica delle controversie e nel rispetto della sovranità territoriale». Una presa di posizione molto netta, frutto evidentemente di pressioni e contatti diplomatici con il governo italiano – Palazzo Chigi e Farnesina – che si sta muovendo «ai massimi livelli», assicurano fonti governative, impegnate a risolvere la crisi scoppiata a meno di una settimana dalla visita a Roma del presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
Tusk ha parlato dopo aver incontrato il presidente cipriota, Nicos Anastasiades: il governo di Nicosia ha accusato i militari turchi di ostacolare una nave che stava effettuando delle esplorazioni di gas naturale. Le dichiarazioni di Tusk – che sarà domani a Roma per incontrare Paolo Gentiloni in vista del Consiglio europeo straordinario del 23 febbraio – hanno preceduto di poco quelle di un portavoce Ue: «La Turchia deve evitare ogni frizione che possa minacciare – o anche azioni dirette contro – uno Stato membro dell’Ue che possano danneggiare le buone relazioni di vicinato». Allo stesso tempo, Bruxelles ha sottolineato la necessità di rispettare «la sovranità territoriale, marittima e aerea degli Stati membri».
Ulteriori reazioni sono poi giunte da parte greca, per la naturale vicinanza con la Repubblica di Cipro: «La Turchia continua a sfidare la legalità internazionale violando in modo flagrante i diritti sovrani della Repubblica di Cipro nel Mediterraneo orientale», afferma un comunicato del ministero degli Esteri «sulle azioni illegali della Turchia nella zona economica esclusica (Zee) di Cipro. Chiediamo alla Turchia di non intraprendere ulteriori azioni e di rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale», chiarisce il ministero, per il quale «il comportamento provocatorio della Turchia è incoerente con il comportamento di un Paese candidato all’adesione all’Ue».
Nelle ultime ore, è anche circolata la notizia che la fregata Euro della Marina militare, assegnata all’operazione Sea Guardian della Nato, si stesse muovendo verso Cipro, ma, con un tweet diffuso ieri, la stessa Marina ha assicurato che la nave fosse nel porto di Cartagena, in Spagna. Difficile dunque fare previsioni su quanto potrebbe durare il blocco (che costa all’Eni circa 600mila dollari per ogni giorno di stop). Vero è che un portavoce del governo cipriota ha parlato ieri di una notifica di attività militari turche nell’area, ritenuta però da Nicosia una violazione del diritto internazionale, che scadrebbe il 22 febbraio, tra dieci giorni.
In attesa di sviluppi, Eni resta all’erta e ieri, dal Cairo, è intervenuto anche l’ad del gruppo, Claudio Descalzi. «Non ci aspettavamo che accadesse perché siamo assolutamente molto dentro l’economic zone di Cipro», ha evidenziato il numero uno. «Abbiamo già perforato dei pozzi in analoghe condizioni e non ci è successo assolutamente niente. Probabilmente la tensione è salita per altri motivi e quindi la nave è stata bloccata. Noi stiamo aspettando. So che è un discorso che ci riguarda, ma non direttamente come interventi perché è un discorso tra i Paesi», ha chiarito ancora Descalzi riferendosi esplicitamente a Cipro, Turchia e Unione europea. «Una sorpresa», dunque, per l’ad di Eni che è poi tornato, su sollecitazione dei cronisti, sulle ipotesi emerse nell’ambito delle indagini dei pm di Roma e Messina su un presunto depistaggio per condizionare le inchieste milanesi Eni-Nigeria ed Eni-Algeria. «Solo il pensare possibile che come Eni ci mettiamo lì, invece di lavorare, a fare depistaggi, è una cosa che mi fa assolutamente indignare», ha detto il ceo per poi ribadire «l’estrema fiducia nella giustizia, ma anche nella mia struttura, nelle persone che conosco da 30 anni».
Tornando alla vicenda cipriota, un dirigente del gruppo è in partenza alla volta dell’isola. È una missione già programmata – il responsabile dell’area visita con frequenza regolare la zona – ma è chiaro che servirà anche ad approfondire la situazione. Al momento, la Saipem 12000, noleggiata da Eni, si trova a circa 50 chilometri dal luogo programmato per le esplorazioni, a sud est dell’isola. La nave avrebbe dovuto cominciare nei prossimi giorni le attività propedeutiche alla perforazione vera e propria, ma l’alt della marina turca ha cambiato, almeno per ora, i programmi.