Libero, 11 febbraio 2018
La stilista del Carnevale di Venezia
Le risate delle dame, i giochi complici dei cavalieri e poi il mistero e il fascino di personaggi mascherati persi tra calli e campielli. È il gran carnevale di Venezia con i suoi riti, i suoi segreti e i suoi sontuosi balli che richiamano in questi giorni, turisti da tutto il mondo. Quelli che si possono permettere di pagare cifre da capogiro per l’ingresso nei palazzi, dai 500 euro a testa per “Doctor Jack Hill e Mrs High” nelle sale del Casino di Ca’ Vendramin Calergi dove visse Richard Wagner, ai tremila euro per il Ballo del Doge di Palazzo a Pisani Moretta che ieri sera ha incantato la città. E proprio a San Tomà, nel sestriere di San Polo, una mansarda racchiude i segreti dei venticinque anni di questo sontuoso Ballo del Doge, il più esclusivo al mondo, che quest’anno ha acceso le 3000 candele dei lampadari di Pisani Moretta sul tema “Rebirth and Celebration”(Rinascita e Celebrazione), festeggiando assieme ai 400 invitati, i sessantanni della sua ideatrice, Antonia Sautter.
BOZZETTI UNICI
«Maria Antonietta aveva Rose Berten, io ho Rosa», scherza la Sautter alludendo
alla sua sarta di fiducia, e a colei che la sovrana considerava sua ministra della
moda alla vigilia della rivoluzione francese. Rosa arriva dall’entroterra siciliano, ma da più di vent’anni vive in laguna: sta cucendo delle perle sul corpetto di un abito del settecento. Lei è la veterana del gruppo di sarte della “Grande Dame” del carnevale. Padre tedesco e mamma veneta, Antonia Sautter è nata e cresciuta proprio nella casa di San Tomà che oggi è il suo quartier generale. Un talento di famiglia il suo, con una mamma insegnante di economia domestica che raccontava alla figlia la storia del costume attraverso gli abiti antichi e le tradizioni del cucito. Stoffe pregiate, ricami, stampe, e raffinati accostamenti cromatici rivelano la passione della Sautter per la tradizione più artigianale rielaborata e tradotta in bozzetti di modelli che lasciano senza fiato. «Acquisto tutto ciò che è vintage e lo trasformo racconta la Sautter che assieme alle sue sarte si occupa delle fasi di taglio più delicate nel mio laboratorio tingo le stoffe, riuscendo a riprodurre per esempio i broccati più belli attraverso la stampa, con la tecnica che usava Fortuny per i suoi tessuti».
ALLUSIONI
In questa mansarda a pochi passi dalla quattrocentesca Scoletta dei Calegheri e dalla Chiesetta di San Tomà, prendono forma costumi che raccontano i balli rinascimentali, fasti di corte, e follie ottocentesche, fra allusioni allegoriche e ricostruzioni filologiche. Abiti fedeli alla storia o frutto di una creatività che si plasma sul corpo di chi li indossa. Nell’Atelier che si raggiunge districandosi nel dedalo di calli che porta alla Frezzaria, vicino a Piazza San Marco, sono esposte le sue creazioni, con in primo piano le due allegorie di Venezia con i colori delle albe e dei tramonti della città dei dogi, e un lungo strascico che avvolge come la foschia delle mattine d’inverno in laguna.
Una turista americana sta entrando in camerino per l’ultima prova di un costume commissionato su misura da Miami. Tutto intorno è un vortice di maschere, cappelli, gioielli, paillettes, fiocchi, piume, nastri e parrucche.
Ci sono più di mille costumi confezionati a mano pronti per essere indossati, in un via vai tra sartoria e stamperia per gli ultimi dettagli.
Alcuni sono stati realizzati per produzioni teatrali e cinematografiche, come tante delle maschere del film di Stanley Kubrick “Eyes Wide Shut” esposte. In un angolo, un abito da pavone tutto seta, piume, e paillettes attende la dama più vanitosa. «Un costume commissionato da una cliente russa»racconta Antonia Sautter, uno di quei vestiti pensati e modificati nel corso dei mesi per dare sfogo alla più fervida immaginazione.
FESTE A TEMA
Le feste a Venezia hanno un tema e questi costumi ne raccontano le suggestioni. Nella “Rebirth and Celebration” del Ballo del Doge di ieri, rinascita, tempo e piaceri della vita si svelano in poche ore attraverso i tre piani del palazzo sul Canal Grande fra le opere di Giambattista Tiepolo, Jacopo Guarana, e Pietro Longhi. Nulla è lasciato al caso, nemmeno negli allestimenti e nei decori che avvolgono le performace dei cento artisti che si esibiscono sotto la regia della Sautter, circondati da 5000 rose fresche.
Nella stamperia allestita al piano nobile di Palazzo Molin si sono stese le ultime pennellate sulle scenografie. Piccole sagome con i dettagli di quadri che raccontano la bellezza femminile; centrotavola dedicati ai sogni, putti di cartapesta, ingranaggi di orologi in legno laccati in oro e argento, a scandire l’idea impalpabile di un tempo che a Venezia, per una notte, sembra essersi fermato.