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 2018  febbraio 11 Domenica calendario

Da 37 anni l’Inps paga mezzo milione di persone

Quasi mezzo milione di persone, per la precisione 471.545, incassa la pensione da oltre 37 anni. Non perché composto da ultracentenari ma perché per molto tempo, in particolare tra gli anni Settanta e gli Ottanta, la politica italiana era particolarmente miope e preferiva risolvere i problemi nascondendoli sotto il tappeto piuttosto che mettere in campo piani di lungo periodo. 
All’epoca, ingrossando le fila dell’esercito di baby pensionati si liberavano posti di lavoro, si risolvevano crisi aziendali, si assopivano tensioni nelle fabbriche (dove il terrorismo cercava affiliati), si compravano voti. E si mettevano le basi per rovinare i bilanci dell’Inps e la vita alle future generazioni, trasformando la data del ritiro dal lavoro in una chimera. Certo, è facile criticare oggi la classe dirigente di allora, ma c’era chi lo faceva duramente e poco ascoltato anche a quei tempi. 
Il dato dei superpensionati è stato fornito dagli osservatori statistici dell’Istituto nazionale di previdenza sociale che hanno messo insieme i numeri di quanti percepiscono l’assegno di vecchiaia, anzianità o spettante ai superstiti da prima del 1980. Se si riduce di un paio d’anni il periodo preso in esame, il numero di italiani che incassa la pensione da almeno 35 anni balza a 700.000. Un numero in grado di creare una voragine nei conti pubblici. 
LE BABY PENSIONI 
Chi ha avuto la possibilità di approfittare di una legge che permetteva loro di smettere di lavorare a 40 o 50 anni, per poi magari cercarsi un secondo impiego in nero perché a quest’età passare l’intera giornata a giocare a tressette o a ricamare è dura, ha fatto bene a farlo. Chi ha fatto male i conti, o non li ha proprio fatti, è chi ha avuto la brillante idea di permetterlo. 
L’osservatorio Inps ha escluso dal suo calcolo i trattamenti di invalidità e le pensioni sociali. Se lo avessero fatto sarebbe venuto fuori un numero spropositato. Secondo quanto ha calcolato Itinerari previdenziali, la spesa per prestazioni di invalidità civile e assegni di accompagnamento vale nel 2017 oltre 15,8 miliardi di euro. Un trend in crescita nel tempo (con numerose richieste in attesa di verifica), al contrario delle invalidità previdenziali in calo dai 14,4 miliardi di euro del 2005 agli 8,8 miliardi di euro del 2017. 
Non è difficile arrivare alla conclusione che la solita politica miope che è in grado di attraversare i secoli figuriamoci i decenni utilizza ora l’invalidità civile come moneta di scambio al posto delle baby pensioni chiudendo un occhio, soprattutto in alcune Regioni, sui controlli, visto che un governo tecnico, quello Monti, le ha tolto di mano il giocattolo estremamente pericoloso delle pensioni. E i tecnici al governo li abbiamo avuti perché l’Europa è diventata più esigente non certo per una presa di coscienza politica. 
La Banca centrale europea nel suo ultimo bollettino ha osservato come in Italia, Francia e Germania è salito in modo molto significativo il numero degli occupati over 55 anni, non solo per l’innalzamento delle aspettative di vita, ma anche per le riforme delle pensioni. 
LE RIFORME 
Ma mentre «in Francia e Germania le riforme pensionistiche sono state avviate prima della crisi, in Italia e Spagna questo è avvenuto dopo la crisi». 
Per questo, probabilmente, la riforma che ha dovuto mettere in atto l’Italia e che sicuramente necessita di importanti interventi migliorativi è più dura di quella tedesca, tanto per prendere il primo della classe. 
Se non ci fossimo trovati con l’acqua alla gola saremmo probabilmente andati avanti fischiettando verso il baratro. Godendoci le nostre meritate baby pensioni.