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 2018  febbraio 10 Sabato calendario

Tutti bamboccioni dopo i 34 anni

ROMA Dopo i 34 anni il bamboccione non ha più scuse, deve sloggiare da casa dei genitori. Se è in situazione di indigenza può ricevere un aiuto economico, ma l’assegno gli sarà recapitato fuori dalla casa di famiglia.
Come ha riportato ieri la Gazzetta di Modena, per la prima volta una sentenza del tribunale cittadino lo scorso 1° febbraio ha stabilito che «con il superamento di una certa età il figlio maggiorenne, anche se non indipendente, raggiunge comunque una sua dimensione di vita autonoma». E la «certa età» oltre la quale «lo stato di non occupazione del figlio maggiorenne non può più essere considerato quale elemento ai fini del mantenimento» è fissata in 34 anni. La sentenza di Modena riprende un’ordinanza del tribunale di Milano del 2016 e sentenze della Cassazione che avevano già parlato di «forme di vero e proprio parassitismo di ex giovani ai danni dei loro genitori sempre più anziani». È la prima volta, però, che il limite di 34 anni, desunto da «statistiche ufficiali, nazionali ed europee» viene applicato per una valutazione concreta.
In realtà, il bamboccione per il quale la sentenza è stata scritta i ha superato il limite da parecchio e la vicenda umana su cui ha dovuto pronunciarsi il giudice ha poco del fenomeno di costume e molto della miseria umana. A chiedere l’intervento del giudice è infatti una madre di 83 anni, costretta dal figlio di 60 ad andarsene di casa. «Ho paura di mio figlio, aiutatemi a mandarlo via» ha chiesto la donna alla sua legale e alla figlia, che nella causa ha avuto anche il ruolo di amministratore di sostegno. L’avvocata racconta: «Dopo la morte del marito, cinque anni fa, la mia assistita si è trovata in balia di un figlio prepotente e del tutto disinteressato alle sue condizioni di salute». È una famiglia abbiente, nella quale il padre ha tenuto a bada il figlio gestendo le sue intemperanze e soddisfecendo le sue richieste di denaro. Non sempre con successo, perché la sentenza menziona anche che il figlio ha avuto «comportamenti violenti nei confronti dei genitori, oggetto di querela in sede penale». Ma è noto che le sezioni dei tribunali non si parlano e così la signora ha dovuto intentare anche una causa civile. «La convivenza era diventata insostenibile, i medici hanno valutato che se fosse rimasta in casa sarebbe andata incontro a sicura depressione».
La signora viene ricoverata in una struttura di assistenza, ma vuole tornare a casa sua, dove poteva permettersi personale qualificato che la aiutasse. «È drammatico che si sia dovuta allontanare da casa – sottolinea la legale – ma le persone che la assistevano si licenziavano, perché poco dopo l’assunzione avevano problemi con il figlio».
Alle richieste di andarsene il bamboccione attempato ha risposto che i genitori lo tenevano in casa di loro volontà perché è «privo di mezzi di sostentamento e di redditi». Il giudice ha respinto la sua tesi, stabilendo appunto che a 34 anni, figuriamoci a 60, una persona deve mantenersi da sé. La legale della madre non è ottimista: «In città la vicenda è conosciuta, si tratta di una persona che, conoscendo la situazione finanziaria della famiglia, ha sempre ritenuto inutile lavorare. Il giudice gli ha concesso sei mesi di tempo per trovare un altro alloggio, ma dubito che a giugno la mia assistita potrà rientrare in casa sua».
«Sono il bamboccione perfetto – ironizza il comico e scrittore Maurizio Milani, che di anni ne ha 56 – ma al signore di Modena consiglio di fare come me.
Anche io pensato di estorcere denaro ai miei o di assaltare un bancomat. Poi ho capito che certe cose è meglio raccontarle ma non farle. Ho trasformato le mie vicende in fenomeni sociali che metto in scena nei cabaret e ci guadagno, restando nella legalità. Ma sconfinare nella delinquenza è facile».