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 2018  febbraio 10 Sabato calendario

La corsa a promettere la pensione più alta

ROMA Se una maggioranza politica potesse formarsi solo sulla base di cosa vuol fare sulle pensioni, assisteremmo alla nascita di un governo Cinque Stelle-Lega. I due programmi messi a confronto sembrano uno la fotocopia dell’altro. Azzeramento della riforma Fornero; stop dell’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita; uscita possibile a quota 100 (tra età e contributi) o in alternativa dopo 41 anni di lavoro; aumento delle pensioni minime. Su questi quattro pilastri poggiano le due riforme di leghisti e grillini. E la loro convergenza si riflette anche sui rispettivi costi annuali: 17 miliardi per i Cinque Stelle, 24 per la Lega. Forza Italia, pur non proponendo la cancellazione totale della Fornero, presenta anch’essa un conto molto salato: 18 miliardi. Di gran lunga minore il costo della proposta targata Pd (1,5 miliardi), centrata sui giovani e sulle categorie più svantaggiate: gli stessi obiettivi di Liberi e Uguali, che però non ha ancora dettagliato il suo piano, e si oppone comunque all’adeguamento automatico alla speranza di vita.
La Lega, dunque, vuole cancellare la Fornero (la legge che ha abolito le pensioni di anzianità, elevato l’età per la vecchiaia e accelerato per tutti il passaggio al sistema contributivo), mentre Forza Italia intende solo correggerla. Non è quindi un caso che le poche righe del programma di centrodestra dedicate alla previdenza siano così vaghe: «Azzeramento della Legge Fornero e nuova riforma economicamente e socialmente sostenibile». In realtà, le proposte dei due partiti restano diverse su più di un punto.
A meno di un mese dal voto, tutte le forze politiche hanno ormai definito il proprio programma, cosicché le diverse idee sulle pensioni possono essere confrontate e quantificate nei costi per le casse dello Stato. Lo ha fatto per noi uno dei maggiori esperti previdenziali: Giuliano Cazzola.
Lega e M5S propongono che si possa andare in pensione con quota 100, tra contributi e età, oppure dopo 41 anni di lavoro indipendentemente dall’età.
Costo: 12 miliardi l’anno. Ma con l’abolizione della Fornero si tornerebbe all’età di vecchiaia precedente, per lo più a 65 anni, con un costo di 2,8 miliardi.
L’intenzione è anche quella di fermare l’adeguamento dell’età di pensione alla speranza di vita (1,2 miliardi). E poi c’è il capitolo delle pensioni minime. M5S promette 780 euro netti al mese. Costo: 1,4 miliardi. La Lega, invece, aderisce alla proposta di Forza Italia che fissa la minima a mille euro al mese, ma solo per 850 mila persone, e che introduce la pensione per le casalinghe. Costo: 8 miliardi. Ecco come si arriva ai 17 miliardi per i Cinque Stelle e ai 24 per la Lega.
Difficile trovare le coperture. Il M5S ci prova, tirando fuori 12 miliardi dalle cosiddette “pensioni d’oro”: quelle oltre i 5 mila euro netti al mese, che però, per garantire quell’importo, dovrebbero semplicemente sparire. Vista l’impraticabilità della proposta (palesemente incostituzionale) i grillini l’hanno corretta in extremis proponendo di limitare il taglio alle pensioni d’oro non coperte dai contributi versati. Ma così, stima Cazzola, si risparmierebbero solo 200 milioni.
Forza Italia, malgrado non voglia azzerare del tutto la Fornero, intende cancellarne gli effetti più “perversi”, operazione che secondo Berlusconi costerebbe 10 miliardi. A questi va aggiunto l’onere delle pensioni minime a mille euro e di quelle per le casalinghe. E si arriva a 18 miliardi. Di tutt’altro ordine di grandezza finanziaria le due idee forti del Pd.
Da una parte, una pensione minima di garanzia per i giovani con carriere discontinue e redditi bassi: 750 euro con 20 anni di contributi, che crescono fino a raggiungere mille euro dai 36 anni di lavoro in su. Dall’altra, l’allargamento dell’uscita anticipata con Ape, opzione donna e per le categorie svantaggiate. Verrebbero beneficiati i disoccupati che vengono da lavori a termine, nuove categorie di lavoro gravoso, anche autonomo, e soprattutto le donne. Viene inoltre proposto un taglio ai trattamenti privilegiati finanziati dallo Stato: possibile riferimento ai vitalizi dei politici.
Costo complessivo: 1,5 miliardi.
«Con le proposte fotocopia di Lega e M5S – dice Cazzola – viene reinnescata la miccia sotto il barile di tritolo sui cui siede il sistema pensionistico italiano.
Quanto a Forza Italia, garantire mille euro al mese a prescindere dai contributi versati, manda a quel paese il calcolo contributivo e incoraggia l’evasione. Va invece riconosciuto che il Pd si muove entro il solco tracciato per rispondere all’offensiva contro la legge Fornero». “Le stime di Cazzola – commenta Stefano Patriarca, esperto del team economico di Palazzo Chigi, e autore con Vincenzo Galasso di un saggio nel libro in corso di pubblicazione “Agenda Italia 2023” – prefigurano uno scenario preoccupante: la stabilità del sistema non è acquisita automaticamente ed è anzi minacciata dal peggioramento delle previsioni demografiche».
Ossia, con le proposte di smantellamento delle riforme fatte, si comprometterebbe un quadro finanziario già a rischio.